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Agostino e il bambino sulla spiaggia
MICHAEL WILLMAN
1696
Varsavia, Museo Nazionale
Agostino e il bambino sulla spiaggia
Questa tela di Michael Willman che raffigura Sant'Agostino nel famoso episodio leggendario del suo incontro con un bambino in riva al mare risale al 1696 ed è conservata oggi presso il Museo Nazionale di Varsavia. In origine si trovava nel monastero cistercense dell'Abbazia di Lubiąż. L'opera eseguita nel periodo della maturità rivela la sua formazione classica fondata sullo stile dei pittori olandesi. Willman fu influenzato in particolare da Rembrandt, che all'epoca del suo soggiorno ad Amsterdam, possedeva un'ampia collezione d'arte che comprendeva anche dipinti del Rinascimento italiano e che Willmann molto probabilmente ha avuto occasione di studiare. Nelle sue opere si riconosce anche l'influsso di Rubens, morto una decina d'anni prima dell'arrivo di Willmann nei Paesi Bassi, delle cui opere però erano in circolazione un gran numero di incisioni.
Quando da Praga Willman si spostò a Bratislava, ebbe l'occasione di incontrare l'abate Arnold Freiberger, che era priore dell'abbazia cisterciense di Leubus. Freiberger riconobbe che Willmann era un artista artisticamente dotato e ben superiore ai pittori locali. Nel 1660 Willmann diventò il pittore del convento di Leubus, che era stato distrutto in guerra. Dopo la sua ricostruzione fu affidato a Willmann l'incarico di decorarlo. Questa commissione era un'opera veramente impegnativa: per la chiesa in stile gotico, Freiberger gli chiese dodici dipinti dei martiri degli apostoli, ognuno delle dimensioni di circa 4x3 metri. Willmann ci lavorò dal 1661 fino al 1700.
La leggenda dipinta da Willman è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".
Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).
Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.
Ma come poi tutto ciò fu collegato ad Agostino ? Due possono essere le spiegazioni: primo che necessitava un protagonista alla storia stessa e Agostino era l'uomo adatto in quanto era considerato un sommo teologo. La seconda spiegazione sta nella diffusione del testo di un apocrifo in cui san Gerolamo (come è stato anticipato all'inizio) discute con Agostino sulle capacità umane di comprendere il mistero divino. In ogni caso la prima volta che si incontra questa leggenda applicata ad Agostino corre nell'anno 1263. In margine va ricordata la disputa sul luogo dove si sarebbe svolto l'incontro tra Agostino e Gesù Bambino: sulla spiaggia di Civitavecchia o di Ippona ? Gli Eremitani e i Canonici si batterono a lungo sul tema, soprattutto perché ciascuno sosteneva che Agostino era stato il vero fondatore del loro Ordine religioso.
Michael Willman
Michael Lukas Leopold Willmann nacque nel 1630 a Königsberg, oggi Kaliningrad, nel Ducato di Prussia feudo del Regno di Polonia. Fu avviato alla pittura da suo padre Christian Peter Willmann, pittore di una certa fama a Königsberg. Willman andò ad Amsterdam nel 1650 per imparare dai maestri e fu ispirato dalle opere di Rembrandt, Peter Paul Rubens e Anthony van Dyck. Dopo due anni nel 1653 Willmann tornò a Königsberg, dove superò l'esame di maestro di pittura. Dopo aver visitato Danzica, Willmann si recò a Praga, dove rimase dal 1653 al 1655. Trascorse poi circa un anno a Bratislava. Le sue opere di questo periodo sono ancora chiaramente ispirate da Rembrandt. Il primo dipinto conosciuto di Willmann "Paesaggio con Giovanni Battista", commissionato dall'abate Arnold Freiberger dell'abbazia Abbatia Lubensis a Leubus nella Bassa Slesia risale al 1656. Dal 1657 al 1658 Willmann risiedette a Berlino come pittore di corte di Federico Guglielmo, elettore di Brandeburgo. Nel 1660 Willmann tornò a Leubus, dove aprì una grande bottega. La maestria di Willmann, modellata su quella dei pittori olandesi, diffuse rapidamente la sua fama. Nel 1662 sposò la vedova Helena Regina Lischka, che aveva già un figlio e si convertì al cattolicesimo, prendendo come nomi di battesimo Leopold (come l'imperatore) e Lukas (patrono dei pittori). Da lei ebbe cinque figli, che parteciparono alla crescita artistica della bottega paterna. Nel suo periodo migliore la bottega si avvaleva dell'attività di suo figlio Michael Leopold Willmann il Giovane, della figlia Anna Elisabeth e di suo marito Christian Neuenhertz e del nipote Georg Wilhelm Neunhertz. Vi lavoravano anche Johann Kretschmer di Glogau, Johann Jacob Eybelwieser di Breslavia, Jacob Arlet di Grüssaue e il figliastro di Willmann, Jan Kryštof Liška. Grazie alla sua espressività, destrezza tecnica e velocità Willmann divenne il principale pittore della Slesia, ricevendo contratti dai monasteri cistercensi di Grüssau, Heinrichau, Kamenz, Rauden e Himmelwitz. Con l'aiuto dei suoi assistenti, Willmann produsse 500 dipinti e affreschi durante la sua vita, di cui circa 300 circa sono sopravvissuti.
La maggior parte dei suoi affreschi furono realizzati dopo il 1680. Willmann morì a Leubus nel 1706 e fu sepolto nella cripta dell'abbazia insieme agli abati. Poiché suo figlio morì di lui, lo studio passò al figliastro di Willmann Liška fino al 1712, e quindi fino al 1724 al nipote Georg Wilhelm Neunhertz.