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Madonna della cintura con i santi Agostino e Monica
GIUSEPPE BUZZI
1720-1740
Vito d'Asio, chiesa S. Michele Arcangelo
Madonna della cintura con i santi Agostino e Monica
Il dipinto costituisce una pala d'altare le cui notevoli dimensioni misurano m 2,42x1,05. L'opera, eseguita da Giuseppe Buzzi, un pittore che operò nell'orizzonte artistico friulano, risale al periodo 1720-1740 e fu realizzata con la tecnica ad olio su tela. Il soggetto è tipicamente agostiniano con la presenza della Madonna della cintura.
La struttura dell'opera presenta la Vergine, posta su una coltre di nubi, in stato di gloria seduta in trono con in braccio Gesù Bambino benedicente. Porge una cintura a sant'Agostino, a sinistra, in vesti episcopali. Il santo si presenta con una lunga barba, inginocchiato su una nuvola, ed lo sguardo intensamente rivolto alla Vergine. Agostino veste abiti preziosamente ricamati e accosta la mano sinistra al petto in segno di devozione e contrizione. Al centro del dipinto, un angelo seduto su una nuvola sorregge gli attributi del santo: libro, mitra e pastorale, che solitamente accompagnano l'iconografia agostiniana. Allo stesso tempo questi tre elementi sono posti in secondo piano per manifestare l'umiltà del santo che non vuole sfoggiare quelli che potrebbero essere interpretati come simbolo di un potere. A destra santa Monica vestita da monaca agostiniana volge lo sguardo in basso, accostando le mani al petto in preghiera e in meditazione. In basso sono raffigurati due santi: san Floriano, a destra, vestito da soldato armato con ai piedi il bue, suo consueto attributo e a sinistra probabilmente san Vito a sua volta giovane soldato romano con la palma del martirio in mano.
L'episodio riprende le parole di Isaia Et erit Iustitia cingolum lomborum eius et Fides cingolum renum eius, che formano il riferimento teologico del culto della cintura, soprattutto in ambito agostiniano. Il culto mariano ha origini piuttosto antiche: già sant'Ambrogio nel IV sec. promosse un grande sviluppo della marianologia soprattutto in relazione alla Verginità della Madonna. L'eredità teologica mariana ambrosiana fu raccolta da Agostino e dai movimenti religiosi che a lui si ispirarono nei secoli successivi. Il culto mariano costituì un elemento unificante e di resistenza per occidentali e bizantini durante le fasi di espansione araba.
Sarà nel corso del VII secolo che i Franchi assumeranno su di sé questa missione riportandola ad esperienze puramente occidentali, grazie all'aiuto dei missionari delle isole britanniche e dell'Irlanda. Nei secoli precedenti era stato l'accordo tra Longobardi e Roma e diffonderne il culto in ogni città. Dal V secolo la Chiesa di Costantinopoli influì notevolmente sul culto mariano in Lombardia, soprattutto attraverso i monaci che hanno lasciato numerose testimonianze. All'epoca di san Carlo, dal 1560 al 1584, furono promosse nelle diverse parrocchie le istituzioni delle Confraternite del SS. Sacramento in collegamento a quelle già esistenti di ispirazione mariana.
Fra queste era particolarmente attiva la Confraternita della Madonna della Cintura o Confraternitas Cinturatorum. Proprio per l'influsso degli agostiniani, largamente presenti nel XVI secolo a Milano, tale confraternita prese il nome di Arciconfraternita dei Cinturati di S. Agostino e santa Monica sotto l'invocazione di Nostra Signora della Consolazione, ricordando così nella denominazione il fondatore del culto e sua madre. La prima grande festa in onore della Madonna della Cintura si tenne la prima domenica d'Avvento del 1575 in Roma con la partecipazione del papa, di cardinali e di una numerosa popolazione. Per secoli si continuò a celebrare questa festa la prima domenica di Avvento.
Papa Clemente X, con il breve Ex iniucto nobis del 27 marzo 1675, fissò la festa il giorno successivo a quello di S. Agostino. Nel 1700 è nota l'esistenza di confraternite della Madonna della Cintura in tutta Italia, in altre nazioni, nonché a Tagaste.
Buzzi Giuseppe
Gli studi condotti da Pietro Someda de Marco sembrano indicare che sia nato a San Daniele del Friuli nel 1683. Il medesimo studioso ipotizza che la sua famiglia fosse originaria della montagna, giacché a Studena Alta di Pontebba il cognome ricorre frequentemente dal Seicento in avanti. Questo cognome tuttavia è sufficientemente diffuso in Lombardia, e per di più in una famiglia di Viggiù tra Sei e Settecento nacquero numerosi artisti nel campo della scultura e quadratura.
dalle ricostruzioni storiche sembrerebbe che Giuseppe Buzzi abbia sempre abitato a San Daniele, dove sposò una certa Alda, morta nel 1765, da cui ebbe sei figli, uno dei quali, Giovanni Giuseppe, fu sacerdote, mentre un altro, Antonio, fu pittore e collaboratore del padre fra il 1728 e il 1735.
Buzzi realizzò numerose pale d'altare, affreschi e pitture d'ogni genere. Accanto ad opere che risentono dell'influenza dei maggiori maestri veneti contemporanei, fra Giannantonio Pellegrini, con cui ebbe modo di collaborare, Buzzi ne realizzò altre provinciali sia nel gusto che nell'impostazione.
La sua prima opera firmata, una pala d'altare nella chiesa di Anduins, risale al 1712. Nel 1717 eseguì un dipinto per la chiesa di S. Daniele a Cavazzo Carnico e nel 1721 una pala d'altare per la chiesa di S. Rocco, sempre a Cavazzo.
Morì a San Daniele del Friuli nel 1769.