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Agostino distribuisce ai poveri i beni della Chiesa
JOSE' DEL CASTILLO
1785
Madrid, Monastero dell'Incarnazione delle Agostiniane Recollette
Agostino distribuisce ai poveri i beni della Chiesa
Opera settecentesca di Josè del Castillo che enfaticamente propone una aulica scenografia dove Agostino distribuisce ai poveri i beni della Chiesa.
Dall'alto di una balconata Agostino, vestito da vescovo, e attorniato dai suoi chierici collaboratori, si mostra alla folla e si volge verso di essa, quasi in atto di distribuire qualche cosa.
Le persone, accasciate e stanche, si rianimano, si alzano e accorrono verso Agostino levando le mani verso l'alto nel tentativo di raccogliere l'elemosina che viene loro offerta.
La scena si sviluppa in una scenografia di grande tensione e drammaticità, dove la stessa architettura, imponente e fosca, rende con maggiore forza la tragicità dell'episodio.
Nostro Signore Gesù Cristo ci esorta ad essere alberi buoni per poter produrre frutti buoni. Poiché così dice: Fate l'albero buono, e buoni anche i suoi frutti; o fate l'albero cattivo e cattivi anche i suoi frutti. Dal frutto infatti si riconosce l'albero. Quando dice: Fate l'albero buono e anche i suoi frutti buoni, naturalmente questa non è un'esortazione ma un precetto salutare ch'è necessario mettere in pratica. Quanto invece alla frase: Fate l'albero cattivo e anche i suoi frutti cattivi essa non è un precetto da osservare, ma un ammonimento a guardarci dal comportarci come quell'albero.
Egli infatti disse questa frase contro coloro i quali, pur essendo cattivi, si reputavano capaci di dire cose buone o di avere opere buone; il Signore Gesù afferma che ciò è impossibile. Prima infatti l'uomo deve mutarsi, perché anche le cose cambino. In effetti se uno persiste nell'essere cattivo, non può compiere opere buone; se invece persiste nel rimanere buono, non può compiere opere cattive.
AGOSTINO, Discorso 72, 1, 1 Sulle Parole del Vangelo Mt 12, 33: "Fate l'albero buono e buoni anche i suoi frutti"
José del Castillo
Pittore spagnolo nato a Madrid nel 1737, avviò la sua formazione pittorica nella bottega di José Romero. Nel 1751 si trasferì a Roma per perfezionarsi con Corrado Giaquinto. Continuò a lavorare con il suo maestr anche quando entrambi si stabilirono a Madrid nel 1753 partecipando con successo ai concorsi della neonata Accademia di San Fernando. Tornò a Roma dal 1757 al 1764. Di questo periodo è il curioso Quaderno d'Italia, con note di quanto visto e realizzato tra il 1761 e il 1762. Dopo aver completato la sua formazione entrò a far parte della Reale Fabbrica di Arazzi di Santa Barbara e, sotto la direzione di Anton Raphael Mengs, realizzò vari cartoni copiando composizioni di Luca Giordano e Giaquinto.
Nelle opere successive ha prodotto opere proprie animate da scene di caccia o popolari, ispirate alla vita quotidiana di Madrid. Questi cartoni sono allegri e colorati, popolati da figure tradizionali, che stilisticamente richiamano i primi cartoni di Francisco de Goya. Castillo realizza composizioni solide, che dimostrano la sua padronanza del disegno e il suo senso dello spazio.
Oltre ai suoi progetti nella produzione di arazzi, ha lavorato, insieme ad Andrés de la Calleja, al restauro delle volte nel Casón del Buen Retiro. Nel 1780 consegnò i disegni per l'illustrazione dell'edizione del Don Chisciotte, che stava preparando la Reale Accademia Spagnola. Cinque anni dopo, fu nominato accademico presso l'Accademia Reale di Belle Arti di San Fernando, fino a diventare Luogotenente Direttore della Pittura nel 1788. Castillo realizzò un numero considerevole di dipinti su soggetti allegorici e religiosi. Un'opera notevole è l'Abbraccio di San Domenico e San Francesco, che fa parte della serie di dipinti che decorano la chiesa di San Francisco el Grande a Madrid, commissionata da Carlo III a vari artisti, tra cui Francisco Bayeu e Francisco de Goya. Nella sua opera religiosa Castillo oscilla tra il rococò, elegante e aggraziato, che aveva appreso dal suo maestro Giaquinto, e lo stile neoclassico proposto da Mengs. Morì a Madrid nel 1793.