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PITTORI: Ferrario Federico

San Marco Evangelista e Sant'Agostino

San Marco Evangelista e Sant'Agostino

 

 

FERRARI FEDERICO

1771-1772

Bergamo, chiesa basilicale minore S. Alessandro in Colonna

 

San Marco Evangelista e Sant'Agostino

 

 

 

Questo affresco di Federico Ferrari risale al 1771-1772 e ritrae san Marco Evangelista con Sant' Agostino.

San Marco con la mano destra indica ad Agostino un brano mentre sta scrivendo ispirato da Dio, raffigurato dall'artista con il simbolo del triangolo che emana raggi di luce.

Agostino è vestito da vescovo, dall'aspetto anziano, con una folta barba. Il suo viso è teso verso l'alto in direzione della Trinità  da cui sembra trarre ispirazione per i suoi scritti. Un angioletto alle sue spalle regge ben alto un cuore fiammante che identifica Agostino nella sensibilità iconografica settecentesca.

Ebreo di origine, san Marco nacque probabilmente fuori della Palestina, da famiglia benestante. San Pietro, che lo chiama «figlio mio», lo ebbe certamente con sé nei viaggi missionari in Oriente e a Roma, dove avrebbe scritto il Vangelo. Oltre alla familiarità con san Pietro, Marco può vantare una lunga comunità di vita con l'apostolo Paolo, che incontrò nel 44, quando Paolo e Barnaba portarono a Gerusalemme la colletta della comunità di Antiochia. Al ritorno, Barnaba portò con sè il giovane nipote Marco, che più tardi si troverà al fianco di san Paolo a Roma. Nel 66 san Paolo ci dà l'ultima informazione su Marco, scrivendo dalla prigione romana a Timoteo: «Porta con te Marco. Posso bene aver bisogno dei suoi servizi». L'evangelista probabilmente morì nel 68, di morte naturale, secondo una relazione, o secondo un'altra come martire, ad Alessandria d'Egitto. Gli Atti di Marco (IV secolo) riferiscono che il 24 aprile venne trascinato dai pagani per le vie di Alessandria legato con funi al collo. Gettato in carcere, il giorno dopo subì lo stesso atroce tormento e soccombette. Il suo corpo, dato alle fiamme, venne sottratto alla distruzione dai fedeli. Secondo una leggenda due mercanti veneziani avrebbero portato il corpo nell'828 nella città della Venezia.

L'accoppiata fra Agostino e san Marco è abbastanza inusuale, ma è riscontrabile nei territori soggetti all'influenza veneziana, che in san Marco aveva il suo patrono.

 

 

Federico Ferrario

Come si può ricavare dal registro dei morti della chiesa di S. Marco, parrocchia nella quale abitava, dove lo si dice deceduto nel 1802 a ottantotto anni, nacque probabilmente a Milano nel 1714. Nelle sue opere del resto si firmò a volte "milanese" come ad esempio nell'affresco con S. Alessandro in carcere nella chiesa di S. Alessandro della Croce a Bergamo. Fu allievo del milanese P. Maggi e della sua intensa attività, specialmente come frescante, abbiamo notizie soprattutto dopo il 1750. Lavorò nella chiesa di S. Filippo a Lodi, e forse anche in S. Francesco. A Milano eseguì affreschi sulla volta e sulle pareti della cappella di S. Giovanni in S. Angelo nel 1752-1753. Datati al 1754 sono gli affreschi alla Certosa di Chiaravalle. Pochi anni dopo probabilmente affrescò al Sacro Monte di Orta la cappella di S. Francesco. Nel 1759 terminò gli affreschi della chiesa di S. Maria delle Grazie a Lodi con Angeli e santi che adorano l'Eucarestia. La sua opera più importante a Lodi è il medaglione (1764) con la Gloria di s. Filippo sulla volta di una sala del palazzo dei Filippini. Nel frattempo aveva iniziato una attività che lo tenne affrescò la sacrestia nel Duomo. Intorno al 1764 affrescò I misteri del Rosario nella cappella del Rosario della basilica di S. Martino ad Alzano Lombardo e l'anno seguente la cappella della villa d'Arcais a Carobbio degli Angeli. Affrescò quindi la chiesa di Casaletto Ceredano e la chiesa del convento delle Orsoline a Gandino. Al 1768 risalgono gli affreschi nella cappella del Crocefisso nella chiesa di S. Alessandro a Milano. A Bergamo eseguì il ciclo di affreschi di S. Alessandro della Croce, con Storie della vita del santo. Nel 1771 si accordò con la scuola del SS. Sacramento di Treviglio per eseguire uno stendardo. Nel 1771-1772 affrescò un ciclo dedicato a S. Vittore e una tela per la parrocchia di Bottamico. Altri suoi lavori si trovano a Brembate, a Ciserano, a Dalmine (fraz. Mariano al Brembo), a Medolaso e a Torre Boldone. Nel 1775 concluse gli affreschi nella basilica di S. Martino a Treviglio e altre pale nella stessa basilica. Di difficile datazione sono le tele dipinte per il ciclo del SS. Sacramento del Duomo di Milano, con san Bernardo che libera una ossessa e san Giacomo che porta in salvo l'ostensorio e la statua della Vergine. Parecchi suoi dipinti sono andati persi. Morì a Milano il 27 marzo 1802. Dalla moglie, Margherita Maggi, ebbe il figlio Carlo, che presumibilmente lavorò col padre, e forse da solo, a Fara Olivana. Ferrario risente dello stile della scuola milanese dell'inizio del secolo, mediata attraverso il Maggi. La collaborazione con Carloni a Lodi lo portarono a esprimersi in forme settecentesche più libere, senza però mai aderire al gusto rococò.