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PITTORI: Paolo Gamba

Sant'Agostino cardioforo

Sant'Agostino cardioforo

 

 

PAOLO GAMBA

1771

Agnone, chiesa di san Francesco

 

Sant'Agostino cardioforo

 

 

 

Nel 1771 Gamba tornò ad Agnone per realizzare nella chiesa di S. Francesco la sua ultima grande impresa decorativa, che si distingue per un deciso recupero di sensibilità legate a Lanfranco. Gli affreschi, inseriti in una cornice delicatamente rococò, coprono tutto lo spazio della chiesa. In un ovale il pittore riprodusse sant'Agostino a mezzo busto seduto in cattedra. Il santo indossa un bel piviale ricamato con cura e la stola. In testa non porta la mitra, che è invece stata deposta su un tavolo davanti al santo. Alle sue spalle si intravede una libreria dove sono stati riposti ordinatamente vari libri.

La tela, dipinta ad olio, viene attribuita allo stesso pittore che eseguì gli affreschi del coro, cioè a Paolo Gamba, allievo del Solimena. Pittore provinciale e volonteroso, Gamba ripropose i forti contrasti luministici del maestro, senza tralasciare la maniera scura degli sfondi alla moda di Ribera. L'impianto costruttivo e il tipo di panneggio mostrano una spiccata derivazione dal suo maestro. Agostino regge con la mano destra un cuore fiammante, tipico simbolo iconografico che lo accompagna nel periodo barocco e rococò a raffigurare il suo grande amore per Dio.

Il suo volto ha un aspetto maturo con lo sguardo rivolto verso l'alto nella direzione di una divinità che appare fuori dall'orizzonte del quadro. Una foltissima barba riccioluta gli copre le guance e scende dal mento. Sopra il capo di Agostino volteggia un angioletto immerso in una nuvola che con la mano destra sembra indicargli dove posare lo sguardo nella sua ricerca dell'amore di Dio.

 

 

Paolo Gamba

Paolo Gamba nacque a Ripabottoni nel 1712 da una famiglia povera figlio di Giovan Battista e da Caterina di Vico. Suo padre è modesto decoratore e pittore e Paolo tardo-manierista attivo a Sulmona e Pescocostanzo, che gli insegnò le prime nozioni dell'arte dell'affresco. Nel 1732 si sposò con Domenica Ciarla, da cui ebbe il figlio Placido. Secondo gli storici dell'arte dal 1731 al 1737 si trasferì a Napoli alla scuola di Solimena, ma mancano documentazioni certe.

Nel 1740 firmò una serie di affreschi nella chiesa e nella sagrestia del convento dei cappuccini di S. Elia a Pianisi. Nel 1747 tornò nello stesso convento per dipingere nel refettorio due lunette con l'Ultima Cena e l'Annunciazione. Questi lavori avviarono un intenso ventennio che vide Gamba affrontare e risolvere velocemente una lunga serie di richieste decorative di soggetto sacro e specificatamente mariano, per una committenza in gran parte, anche se non solo, ecclesiastica. Fu dunque attivamente impegnato nell'ornamento delle chiese locali, all'interno di quel vivace rinnovamento culturale promosso dai vescovi di Larino.

La sua produzione è incentrata soprattutto su soggetti sacri che approfondisce studiando la Bibbia. Lavorerà a Larino, a Ripabottoni, a Montorio, a Sant'Elia, a Pianisi, a Campodipietra, a Colletorto, a Morrone del Sannio, a Fossalto, ad Agnone e a Matrice. Lavorò anche a Barrea, in Abruzzo e in Puglia. Morì nella sua città natale nel 1782.