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Agostino, Adamo ed Eva e i santi Filippo Neri, Silvestro e un vescovo
CORRADO GIAQUINTO
1735-1745
Ajaccio, Museo Fesch
Agostino, Adamo ed Eva e i santi Filippo Neri, Silvestro e un vescovo
Questa tela è opera del pittore Corrado Giaquinto (1703-1765) che la dipinse a metà Settecento. Attualmente è conservata nel Museo Fesch di Belle Arti ad Ajaccio. Il dipinto ha una struttura compositiva singolare per la presenza di numerosi personaggi accalcati in un piccolo spazio seduti sopra una nuvola. Agostino è seduto al centro nelle sue vesti episcopali con la mitra in testa. Con la mano sinistra regge un libro, mentre con la destra sembra indicare qualcosa o richiamare l'attenzione dei presenti alla sua destra. Il suo volto ha un aspetto maturo, con una espressione curiosa quasi interrogativa. Un angelo alle sue spalle regge il suo bastone pastorale. Attorno a lui sono sdraiati e seduti altri personaggi. A sinistra vediamo le figure di Eva, con in mano la mela, e di Adamo in mezzo a angioletti, Dietro Agostino, seduto su una nuvola come un trono, se ne sta in contemplazione san Filippo Neri. Oltre ancora si vede san Silvestro e un vescovo non meglio identificabile.
Corrado Giaquinto
Corrado Domenico Nicolò Antonio Giaquinto nacque a Molfetta nel 1703 e morì a Napoli, nel 1766. Egli lasciò Molfetta per Napoli appena adolescente, nel 1721; ma ritornò nella sua città natale solo un anno dopo nel 1723 per ritornare nuovamente a Napoli nell'ottobre 1724. In questa città si ritiene che sia diventato allievo di Nicola Maria Ross, un pittore seguace di Francesco Solimena. Nel marzo 1727 è a Roma, ormai pittore indipendente, tanto da aprire una propria bottega presso ponte Sisto. La sua prima opera documentata è il Cristo in croce con la Madonna, san Giovanni Evangelista e Maria Maddalena, per la cattedrale della città portoghese di Mafra, commissionata nel 1730 dal re del Portogallo Giovanni V tramite il rettore della chiesa romana dell'Ara Coeli. Nel giugno 1733, invitato dall'architetto Filippo Juvarra, va a Torino. Tornato a Roma nel 1738, esegue l'anno successivo, per la parrocchiale di Rocca di Papa, l'Assunzione della Vergine, commessagli dal nipote del papa Alessandro VIII, Pietro Ottoboni.
Negli anni romani, l'arte di Giaquinto ebbe una virata dal rococò in direzione del nascente neoclassico, anche per l'esempio dell'arte di Carlo Maratta. Nel 1762, afflitto da problemi di salute, Giaquinto rientrò a Napoli alla corte del figlio di Carlo III di Spagna, Ferdinando IV di Borbone. Ultima sua importante commissione fu un ciclo di tele per la distrutta chiesa di San Luigi di Palazzo, che era stata da poco restaurata dall'amico Luigi Vanvitelli.