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PITTORI: Herrlein Johann

Tolle lege nel giardino di Milano

La scena del Tolle lege nel giardino di Milano

 

 

HERRLEIN JOHANN ANDREAS

1723-1796

Marburg, Museo della Università

 

Tolle lege nel giardino di Milano

 

 

 

L'opera di Herrlein si trova a Marburg (dimensioni 174x116 cm) ed è nota anche come "La vocazione di sant'Agostino". In realtà raffigura una scena famosa nella iconografia agostiniana e cioè l'episodio, narrato dallo stesso Agostino nelle Confessioni, relativo all'invito a leggere la Sacra Scrittura che gli viene suggerito da una voce che cantilena tolle lege, tolle lege. Alcuni angioletti che volteggiano in cielo indicano il fascio di luce che scende su Agostino che reca proprio questa cantilena. Agostino ne è abbagliato: giovane, vestito come un nobiluomo del Settecento resta stupefatto dall'invito che accoglierà nella pienezza del suo cuore.

Tutt'intorno la scena si sviluppa in un tranquillo ambiente con giardini, scalinate, architetture classiche tipiche del Settecento.

 

Johann Andreas Herrlein nasce nel 1723 a Münnerstadt e muore nel 1796 a Fulda.

Suo padre è stato il suo primo maestro, discreto pittore di Münnerstadt da dove si trasferì verso il 1732 a Kleinbardorf. Assieme ai suoi fratelli Johann Peter e Andreas ricevette così la prima formazione artistica. Il suo primo lavoro risale al 1746 con l'esecuzione degli affreschi del soffitto e dellla pala d'altare nella chiesa di San Martino a Eltingshausen, che oggi appartiene alla comunità di Oerlenbach. Nello stesso anno entra nel laboratorio di pittura di Emanuel Wohlhaupter a Fulda. Dopo la morte del maestro nel 1756, Herrlein diventa pittore di corte dei vescovi principe a Fulda. Per loro conto, ma anche per i privati e per le chiese della diocesi di Fulda, produrrà, fino alla sua morte, diverse centinaia di opere.

 

E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze ... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29