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PITTORI: Pedro Nolasco y Lara

La scena del tolle legge nel giardino di Milano

La scena del tolle legge nel giardino di Milano

 

 

PEDRO NOLASCO Y LARA

1770-1790

New York, Brooklyn Art Museum

 

La scena del tolle legge nel giardino di Milano

 

 

 

La scena appartiene a un grande quadro, lungo 166 cm e alto 111, che è noto sotto il titolo di Leggenda di sant'Agostino. Venne dipinto dall'artista peruviano Pedro Nolasco y Lara o da qualche discepolo all'interno della bottega.

Realizzato a olio su tela il quadro venne prodotto a Cuzco nel Settecento in piena epoca coloniale e raffigura a sinistra l'incontro di Agostino con un Bambino in riva al mare e a destra l'episodio del tolle lege.

La scena del tolle lege che vede protagonisti Agostino e l'amico Alipio, come si può ben dedurre dalle parole "Agustino" e "Alipio"sotto le rispettive figure. Entrambi hanno gettato a terra i libri che stavano leggendo, le cui pagine li hanno convinti a farsi catecumeni ed abbracciare la fede cristiana. La scena si svolge all'aperto in un giardino lussureggiante, dove i due personaggi dal volto giovanile, indossano abiti in voga all'epoca della realizzazione del quadro.

Alla sinistra di Agostino che appoggia la mano al capo pensieroso, c'è un piccolo fanciullo con delle frecce nella faretra, che con la mano indica una nube in alto dove appare una nitida figura di Gesù dalle vesti bianche con in un mano un fiore.

Dei raggi di luce si proiettano in direzione di Agostino e si interfacciano con una colomba simbolo dello Spirito Santo. Alipio porta la barba a differenza di Agostino ed ha un volto più maturo, nonostante fosse più giovane di Agostino e ne sia stato un allievo. Lo sfondo, ricco di acque e di piante che perdono all'orizzonte, riesce ad esprimere una serena tranquillità e una profonda e commossa adesione alla scelta di aderire al cristianesimo.

 

Di questo episodio abbiamo il resoconto diretto di Agostino nelle Confessioni (8, 12, 29):

"Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze ... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono."

 

L'episodio è stato ripreso in età medioevale anche da Jacopo da Varagine nella Vita di Agostino che scrisse per la sua Legenda Aurea:

"E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio."