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Agostino medita sulla Trinità
GIUSEPPE ANTONIO PETRINI
1707-1715
Buenos Aires, Museo Nazionale delle Belle Arti
Agostino medita sulla Trinità
L'opera di Petrini raffigura sant'Agostíno in meditazione sul mistero della Trinità. Il quadro di forte impatto ed intensità emotiva ci mostra il santo mentre è intento a rivolgere lo sguardo verso l'alto dove appare il simbolico triangolo che indica la presenza della Trinità. Fra le mani Agostino stringe un libro aperto dove si può leggere la scritta "aeternum Patrem .. terra veneratur". Dipinta a olio, la tela misura 118 x 93 cm ed conservata a Buenos Aires nel Museo Nazionale delle Belle Arti, dove vi è giunto nel 1905 grazie a una donazione privata di Emilio Goldaracena.
Il Museo Nazionale delle Belle Arti è stato inaugurato nel 1896 nell'edificio del Bon Marché in Florida Street, oggi Galerias Pacifico a Buenos Aires. Fin dalla sua origine è stato concepito per ospitare l'arte internazionale nelle sue varie manifestazioni. Nel 1910 nella collezione del Museo erano già presenti opere di Francisco de Goya, Joaquín Sorolla y Bastida, Edgar Degas e Pierre-Auguste Renoir. Nel 1911 fu inaugurata la seconda sede del Museo, dove sono state esposte nuove acquisizioni di Édouard Manet e Claude Monet. La Collezione nel 1933 fu trasferita nella sede attuale, che è la vecchia casa delle pompe Recoleta, ristrutturata dall'architetto Alejandro Bustillo. Nel tempo il Museo si è arricchito di opere di Paul Gauguin, Vincent van Gogh e El Greco. In seguito è stata arricchita la sezione dell'arte moderna internazionale con opere di Pablo Picasso, Amedeo Modigliani, Marc Chagall, Vassily Kandinsky, Paul Klee, Lucio Fontana, Jackson Pollock, Mark Rothko ed Henry Moore. L'arte argentina è esposta in alcune sale del Museo, con opere di Cándido López, Prilidiano Pueyrredón, Emilio Pettoruti, Xul Solar, Raquel Forner, Grete Stern, Antonio Berni, Alicia Penalba, Gyula Kosice, Marta Minujín, Antonio Seguí e León Ferrari. Nei suoi oltre 120 anni di attività, il Museo Nazionale delle Belle Arti ha formato un'importante collezione di oltre dodicimila pezzi e rappresenta una delle istituzioni culturali più rilevanti del sudamerica.
Giuseppe Antonio Petrini
Giuseppe Antonio Petrini nasce a Carona, sopra Lugano, nel 1677 e si spegne nel villaggio natale nel 1759. Appartiene dunque all'epoca della grande fioritura erudita che ha la sua auctoritas più prestigiosa, in Italia, nel modenese Lodovico Antonio Muratori, e a quella dell’Arcadia.
Fu un pittore del tardo barocco, attivo principalmente a Lugano e in area lombarda. Probabilmente fu apprendista di Bartolomeo Guidobono dopo il 1700. Alcune sue opere si trovano a Como e Bergamo, tuttavia la maggior parte si trova a Lugano e nel Canton Ticino. Tra il 1711 e il 1753 Petrini è nominato negli elenchi dei fabbricieri della chiesa della Madonna d'Onegro a Carona. Frequentemente ha eseguito "ritratti" di personaggi storici tra cui santi, filosofi e scienziati. Un personaggio fra i più importanti che ha realizzato è senz'altro la sua rappresentazione dell'austero San Pietro che emerge dall'ombra per individuare alcune linee del Vangelo. Dipinse San Pietro in varie occasioni e si può certamente ricordare quello per la chiesa parrocchiale di Dubino. Pietro Ligari lo classificò tra i pittori speculativi, dato che questi ritratti erano spesso immaginati.
Fra i santi ricordiamo una triplice raffigurazione di Agostino: a Rancate, nella Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, sono conservati due oli su tela, che raffigurano San Giovanni Evangelista e Sant'Agostino vescovo (della metà del Settecento); a Torino, nella Cappella della Corte d'Appello, affrescò i quattro Dottori della Chiesa verso il 1715 e un'ultima sua opera è custodita a Buenos Aires, Museo Nazionale delle Belle Arti, dove sant'Agostino è in meditazione del mistero della Trinità.