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PITTORI: Piazzetta Giovanni Battista

Sant'Agostino medita sul mistero della Trinità

Sant'Agostino medita sul mistero della Trinità

 

 

PIAZZETTA GIOVANNI BATTISTA

1730-1754

Località sconosciuta

 

Sant'Agostino medita sul mistero della Trinità

 

 

 

In questo dipinto Piazzetta ha raffigurato in una scena di grande espressività un soggetto alquanto diffuso nella iconografia agostiniana, relativa al mistero della Trinità. Mentre Sant'Agostino sta meditando sul mistero della Trinità gli appare un fanciullo che distoglie la sua attenzione. Il santo, dal viso rugoso, piuttosto maturo negli anni, volge lo sguardo profondo e curioso verso di lui che impugna una specie di cucchiaio. L'episodio è relativo alla leggenda secondo cui Agostino incontra su una spiaggia un bambino che gioca con l'acqua e che gli fa capire l'assoluta incapacità umana a comprendere il mistero trinitario.

realizzata con la tecnica a tela, il quadro misura cm 59 in altezza e 43 in larghezza.

Qualche critico ha visto piuttosto in Maggiotto Domenico l'autore della tela.

Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione.

L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa.

 

 

Piazzetta Giambattista

Figlio di Giacomo, scultore e intagliatore in legno, Giovan Battista Piazzetta nasce a Venezia il 13 febbraio 1682. Dopo una prima educazione artistica nella bottega del padre, passa verso il 1697 in quella del pittore Antonio Molinari. Tuttavia va detto che l'artista, in una lettera del 10 agosto 1744 ad Angelo Nicolosi, indica come suo primo maestro il friulano Silvestro Manaigo. All'età di vent'anni si reca a Bologna dove conosce l'opera di Giuseppe Maria Crespi, che sicuramente esercita su di lui una profonda impressione. Tornato a Venezia, nel 1711 figura iscritto alla Fraglia dei Pittori. Qui ottenne le prime importanti commissioni. Cosciente dei pericoli insiti in quel suo deciso chiaroscuro, esegue una composizione con un cielo aperto senza barocchismi architettonici, smorzando i bruni con i toni freddi giungendo così a una luminosità più pacata. La sua notorietà, che ha ormai varcato i confini veneziani, raggiunge l'apice nel 1727 quando venne eletto membro dell'Accademia Clementina di Bologna. Nell'ultimo periodo della sua produzione Piazzetta alterna a convenzionali composizioni storiche come La Morte di Dario, soggetti religiosi di minor importanza e soprattutto scene pastorali. In riconoscimento dei suoi meriti e delle sue note qualità didattiche, venne nominato nel 1750 direttore della Scuola di nudo dell'Accademia veneziana, istituita dal Senato in quello stesso anno. Nonostante tali gratificazioni il Piazzetta trascorre gli ultimi anni della sua vita in uno stato di indigenza, fino alla morte sopraggiunta il 29 aprile 1754 nella sua casa al ponte dei Saloni a San Gregorio.