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Agostino cardioforo
LUCA ROSSETTI
1761
Ivrea, chiesa di santa Croce
Agostino cardioforo
Il punto focale delle pitture dipinte in fondo al coro della chiesa, sopra gli stalli, è costituito da una Crocifissione di gusto rinascimentale posta all'interno di una finta macchina d'altare barocca con possenti ed elaborate colonne.
Nelle strutture architettoniche che paiono far emergere, sulla piatta parete di fondo, un'ampia abside con grandi finestre, trovano spazio, ai lati della "macchina" d'altare, due imponenti finte statue bronzee. Sono quelle di due grandi Dottori della Chiesa in cui si riconoscono a sinistra la statua di san Gregorio Magno, e, sulla destra, quella di sant'Agostino. Il santo, dipinto a monocromo, regge un libro sacro con la mano sinistra ed un cuore infiammato che alza verso l'alto con la mano destra. Il dipinto di Rossetti produce un effetto di grande teatralità.
Agostino indossa i paramenti episcopali con la mitra in testa e il piviale che si allarga con ampie falde. Il suo volto, connotato da una folta barba riccioluta, ci presenta un santo dall'aspetto maturo con lo sguardo estatico rivolto verso l'alto.
Nei suoi dipinti Rossetti mostra una verve creativa capace di produrre invenzioni sceniche, prospettive audaci e finte architetture in grado di dilatare i modesti spazi della chiesa.
La chiesa di proprietà dell'odierna Confraternita di Santa Croce, risale al primo quarto del secolo XVII e fu in origine l'Oratorio della Compagnia del Suffragio. Questa Compagnia, una delle più importanti e benemerite di Ivrea, costituitasi spontaneamente del 1616, utilizzò per i primi sette anni, per le proprie funzioni religiose in suffragio dei fratelli defunti, un altare provvisoriamente messo a disposizione dei Confratelli nella chiesa del convento di San Francesco. Il Vescovo nel 1622 adunò i suoi membri invitandoli ad acquistare una casa in luogo comodo per convertirla in chiesa. La proposta venne accettata dai Confratelli e già nel 1623 vennero avviati i lavori per la trasformazione di una casa in Oratorio. I Confratelli del Suffragio dettero piena prova della loro grande fede e pietà nel triste periodo della peste del 1630 con l'assistenza continua agli infermi della città e l'accompagnamento dei morti del contagio alla sepoltura.
Il maggior vanto della chiesa è rappresentato dal complesso di affreschi tardo barocchi, realizzati Luca Rossetti. Non sappiamo nulla circa i contatti che i Confratelli dovevano aver preso, con gli artisti operanti a quel tempo nella zona per l'esecuzione degli affreschi, né conosciamo i motivi per cui questi vennero affidati al pittore Luca Rossetti da Orta.
Si ringrazia il signor Lauro Mattalucci per le immagini e le copiose informazioni che sono state fornite.
Luca Rossetti
Nacque ad Orta nel 1708 da una famiglia di pittori. Il padre Pietro Antonio ed il nonno Valentino furono artisti attivi nell'Ossola, in Valsesia e nella Riviera di San Giulio. Per il giovane Luca importante fu l'esperienza provata nell'operoso cantiere del Sacro Monte di Orta nel corso del Seicento e all'inizio del secolo successivo, dove lavorarono artisti quali i Fiammenghini, Morazzone, Nuvolone ed altri. Il suo apprendistato fu segnato soprattutto dai lavori di Stefano Maria Legnani, detto il Legnanino, che divenne un punto di riferimento per tutta la sua produzione pittorica. La sua prima opera documentata risale al 1733 quando affrescò la volta dell'oratorio di San Rocco di Orta. Al 1735 dovrebbe risalire l'esecuzione della pala d'altare della cappella di Sant'Anna nella parrocchia di Auzate, raffigurante la Morte della santa, una replica quasi integrale del dipinto del pittore romano Andrea Sacchi. La sua produzione si colloca completamente nel campo dell'arte sacra, dove ebbe modo di dimostrare una notevole cultura e competenza agiografica sui temi devozionali. Fu attivo, oltre che nella Riviera di San Giulio, nel Biellese e nel Canavese. Ad Ivrea realizzò due importanti imprese decorative: quella della chiesa di San Gaudenzio (1738-1739) e quella della chiesa della Confraternita di Santa Croce (1753 e 1761). Questi lavori lo propongono, assieme a Carlo Cogrossi, come principale protagonista della pittura settecentesca in Ivrea. Oltre alle due chiese citate, in Ivrea Rossetti dipinse scene all'interno del Palazzo Vescovile (1751) e nell'ex Convento francescano (1741). Realizzò soprattutto opere a fresco e solo poche tele, che realizzò a Cuorgnè nella chiesa di San Giovanni Battista (un ciclo di sette tele dedicate al Battista nel 1742) e nella parrocchiale di San Dalmazzo (1744). L'ultimo suo lavoro documentato è del 1763 a Pontegrande di Bannio Anzino. A quel'epoca risiedeva ormai stabilmente a Orta, dove morì nel 1770.