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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Tedeschi PieroPITTORI: Tedeschi Piero
Pesaro, chiesa di S. Agostino: Trinità, Vergine, Agostino e Lorenzo
TEDESCHI PIERO
1776
Chiesa di sant'Agostino, Pesaro
Trinità, Vergine, Agostino e Lorenzo
L'opera ha subito un accurato restauro concluso nel 2008 con un lavoro di ripulitura. La tela del pittore locale Pietro Tedeschi (1750 - 1805) costituisce la grande pala dell'altare maggiore e fu realizzata nel 1776 a Roma. Successivamente fu trasportata a Pesaro in occasione della riapertura della chiesa di sant'Agostino dopo le trasformazioni ed i lavori eseguiti per i danni causati dai numerosi eventi tellurici settecenteschi.
Il quadro è di grandi dimensioni e la sua struttura sprigiona un fascino equilibrato che conquista ogni visitatore.
Tema del dipinto è la SS. Trinità con i santi Lorenzo ed Agostino: l'opera è stata firmata di mano dell'artista in basso a sinistra: PETRVS TEDESCHI PISAV. is INVENIT ET PINXIT ROMAE MDCCLXXVI.
E' un tema importantissimo, soprattutto in relazione a sant'Agostino che diede un grande impulso per chiarire il mistero trinitario.
La presenza di san Lorenzo è giustificato dal fatto che questo santo è contitolare della chiesa anche se ora questa è dedicata solo al grande ipponate. Prima dell'intervento di ripulitura, il dipinto presentava diverse patine superficiali, alcune lacune di colore e non mancavano i danni per infestazione di agenti xilofagi. Lo stato di conservazione era pessimo per la patina e la sporcizia depositatasi sulla superficie pittorica che ne rendevano meno apprezzabile e in parte difficoltosa la lettura. Il dipinto ha potuto così riacquisire lo splendore dei colori, delle luci e di quelle tonalità tipiche che caratterizzano quasi tutti i dipinti del Tedeschi.
Nella struttura ideata da Tedeschi al vertice di un immaginario triangolo l'artista ha messo il Padre celeste benedicente con, alla sua destra, il Figliolo che regge la croce: tra loro si sviluppa l'iconografia dello Spirito Santo raffigurato in una candida colomba. La Beata Vergine, seduta sulla destra, è ammantata di azzurro, San Lorenzo, che indossa un abito purpureo, porta la palma del martirio e volge lo sguardo a che osserva il quadro.
Su un piano inferiore troviamo sant'Agostino, vescovo e dottore della Chiesa con in mano una penna simbolo della parola che si manifesta e si materializza nei suoi scritti. Un angelo seminascosto sul margine sinistro, con una corona di fiori, si appoggia ad una grata simbolo del martirio di san Lorenzo. Altri angeli alati, con dardi e con l'aiuto del pastorale vescovile cacciano il maligno nelle profondità abissali. Bambini in gloria ed altri angeli fanno da coronamento alla sacra scena.
Il quadro rivela un'apoteosi di colori dove bellissimo è il contrasto di cromie prodotte dall'azzurro intenso del manto di Maria affiancato con l'acceso rosso intenso del manto di san Lorenzo ed il broccato aureo damascato del santo vescovo sul piviale del quale primeggia la figura di San Paolo apostolo.
La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.
Dei tre vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea e che, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall'arcangelo Gabriele l'annuncio che avrebbe partorito il Figlio di Dio (Lc. 1, 26-38). Ella accettò e, per la sua totale fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello per tutti i credenti. Lo stesso Vangelo secondo Luca racconta la sua pronta partenza per Ain Karem, per aiutare la cugina Elisabetta, anziana, incinta di sei mesi.
Da Elisabetta è chiamata "la madre del mio Signore". Maria le risponde proclamando il Magnificat: « Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.» (Lc. 1, 46)