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PITTORI: Carle van Loo

Agostino morente guarisce un malato

Agostino morente guarisce un malato

 

 

VAN LOO CARLE

1740

Tours, Museo des Beax-Arts

 

Agostino morente guarisce un malato

 

 

 

Carle van Loo in quest'opera ricorda un episodio leggendario narrato da Possidio, secondo cui, negli ultimi giorni della sua vita, quando ormai era ammalato e allettato, Agostino guarì un malato che gli era stato portato davanti.

La struttura dell'opera di van Loo riesce a ricreare il pathos dell'avvenimento con un vecchio Agostino disteso nel letto che si alza faticosamente, aiutato da un confratello, per imporre le mani sulla testa di un povero malato che si inginocchia con le mani intrecciate in preghiera. Un altro confratello siede alla sua sinistra e osserva seriosamente quanto sta accadendo mentre tiene fra le mani dei fogli scritti che sta leggendo.

Un terzo presente aiuta il povero malato a presentarsi ad Agostino. La camera dove si svolge l'evento è povera e con uno scarso mobilio. Il bastone pastorale e la mitra di Agostino sono riposti con noncuranza su un tavolo vicino alla finestra, da dove lo sguardo può spaziare su un ampio orizzonte con campi e monyagne.

La tela si trova a Tours, presso il locale Museo di Belle Arti e venne dipnita verso l'anno 1700.

 

Intanto venne da lui un ammalato a domandargli con insistenza che lo guarisse ed egli rispose:

- Figlio mio, credi tu che se io ne avessi avuto il potere non ne avrei usato prima per me? Ma l'ammalato insisteva dicendo che in una visione gli era stato dato questo comando. Vedendo la sua fede, il santo gli impose le mani e lo guarì.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

29. 5. Parimenti, mentre era malato e stava a letto, venne da lui un tale con un suo parente malato e lo pregò di imporre a quello la mano perché potesse guarire. Agostino gli rispose che, se avesse avuto qualche potere per tali cose, in primo luogo ne avrebbe fatto uso per sé. Ma quello replicò che in sonno aveva avuto un'apparizione e gli era stato detto: « Va' dal vescovo Agostino perché imponga a costui la sua mano, e sarà salvo ». Appreso ciò egli non indugiò a fare quel che si chiedeva, e il Signore subito fece andar via guarito quel malato dal suo letto.

POSSIDIO, Gesta Augustini 29, 5

 

 

Charles-André van Loo

Nato a Nizza nel 1705 apparteneva a una famiglia di pittori, di cui costituisce il personaggio più famoso. Di origini olandesi, la sua era una famiglia di pittor ifra cui ricordiamo anche suo fratello minore Jean-Baptiste van Loo.

Fu allievo di Joseph AvedL la sua attività artistica ha trattato soprattutto dipinti con i più vari soggetti: religiosi, profani, mitologici e ritratti.

Ancora giovane, seguì il fratello maggiore in viaggio a Torino. Nel 1712 si recò a Roma, dove studiò nella scuola del pittore italiano Benedetto Luti, conoscendo anche lo scultore francese Pierre Legros. Nel 1723 ritornò in Francia stabilendosi a Parigi dove ricevette, nel 1727, un premio per un quadro di soggetto storico, battendo il suo futuro rivale François Boucher. Ritornò a Torino, chiamato da Vittorio Amedeo II di Savoia, re di Sardegna, per il quale dipinse una serie di illustrazioni raffiguranti scene tratte dai poemi di Torquato Tasso. In questo periodo lavorò a diversi affreschi per la Palazzina di caccia di Stupinigi. Nel 1734 tornò a Parigi e nel 1735 divenne membro dell'Accadémia Reale francese di pittura e scultura, una nomina che consacrò la sua fama di pittore. In quel periodo periodo dipinse preziose sovrapporte per l'Hôtel de Soubise di Parigi, la residenza dei principi Rohan-Soubise. Nel 1762 venne nominato pittore ufficiale alla corte di Luigi XV e venne decorato con le insegne dell'Ordine cavalleresco di San Michele. Il figlio, Jules César Denis Van Loo fu suo allievo e si dedicò alla pittura principalmente di paesaggi. Charles-André van Loo morì a Parigi nel 1765.