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PITTORI: Zendejas Miguel Jeronimo

Il battesimo di Agostino e l'origine leggendaria del Te Deum

Il battesimo di Agostino e l'origine leggendaria del Te Deum

 

 

ZENDEJAS MIGUEL JERONIMO

1760-1770

Puebla, Museo d'Arte religiosa nell'ex convento S. Monica

 

Il battesimo di Agostino e l'origine leggendaria del Te Deum

 

 

 

L'opera, che è conservata nella esposizione permanente della vita di sant'Agostino presso il Museo d'Arte religiosa nell'ex convento S. Monica a Puebla, raffigura il battesimo di Agostino con un evidente accenno all'origine leggendaria del Te Deum. Al centro della scena Ambrogio vescovo di Milano battezza un Agostino barbuto e giovane inginocchiato nella vasca battesimale. Accanto a lui un altro giovane in tunica bianca, forse Alipio o forse Adeodato, sta attendendo in preghiera il suo turno. Tre chierici assistono alla scena e aiutano Ambrogio nel corso della cerimonia. Dalla bocca di un giovane Ambrogio esce la scritta "Te Deum Laudamus". A questa risponde Agostino dicendo: "Te Dominum confitemur".

L'ambiente religioso si apre allo spazio esterno con una grande finestra, da dove si vede la scena del tolle lege che è preliminare alla scelta di Agostino di farsi catecumeno e di battezzarsi.

 

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14

 

Il Te Deum viene indicato a volte come Himnus ambrosianus, altre volte Hymnus in honorem sanctae trinitatis e ancora Imnum in die dominica.

L'attribuzione tradizionale ad Ambrogio ed Agostino risale all'859 quando Hincmar di Rheims (arcivescovo di Reims, nato nel 806 e morto a Epernay il 21 dicembre 882) pubblicò il testo sulla predestinazione nel quale riferisce questa tradizione: A maioribus nostris audivimus tempore baptismatis sancti Augustini hunc hymnum beatus Ambrosius fecit et idem Augustinus cum eo confecit.

La tradizione fu avvalorata nella Historia Mediolanensis di Landolfo Senior del secolo XI: in quibus fontibus prout Spiritus sanctus dabat eloqui eis Te Deum Laudamus decantantes, cunctis qui aderant audientibus et videntibus simulque mirantibus, in posteris ediderunt quod ab universa ecclesia Catholica usque ad hodie tenetur et religiose decantatur.

La datazione critica del Te Deum fa risalire la sua composizione al 400-450.

 

Il giorno di Pasqua Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.

E in tal modo rispondendosi composero quest'inno, come narra anche Onorio nel suo libro Lo specchio della Chiesa.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Oggi gli specialisti attribuiscono la redazione finale a Niceta, vescovo di Remesiana (oggi Bela Palanka) alla fine del IV secolo.

 

 

Miguel Jerónimo Zendejas

Nasce a Puebla nel 1724. Era figlio di Don Lorenzo de Zendejas,un commerciante di articoli religiosi. Amico dei padri gesuiti, suo padre era andato a Roma accompagnato dal padre Oviedo, che lo ha presentato con il Santo Padre. Ancora piccolo Miguel Gerónimo ha mostrato una predisposizione per l'arte e pertanto venne mandato a lavorare come apprendista nella bottega di Pablo Talavera, un pittore rinomato a quel tempo, e di Gregorio de Lara Priego.

Si sposò con Brigida Priego, da cui ebbe quattro figli, tre dei quali si dedicarono alla pittura. Il quarto si fece religioso.

Di lui si dice che sia stato un uomo piacevole e colto, talora scherzoso.

Fondò una propria bottega ed ebbe fra i suoi allievi e collaboratori discepoli della statura di Jose Manzo e Julian Ordonez.

Artista di primo piano, produsse molteplici lavori, principalmente a carattere religioso, che sono presenti in numerose chiese di Puebla e di altri luoghi. Hammeken dice di lui che non si è mai abituato a disegnare schizzi, dal momento che l'opera gli appariva già ben definita "nel tessuto della sua fantasia".

Aveva uno strano modo di dipingere, che ha generato dipinti difettosi nella loro prospettiva e nell'anatomia dei personaggi. Tuttavia vi si scopre sempre un impianto esecutivo ben strutturato. Altre sue caratteristiche sono l'assenza di pennellate grigie e l'assenza di correzioni. Talvolta firmava, su richiesta, altri lavori per sfruttare il prestigio del suo nome. Muore a Puebla nel 1815.