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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Trecento: Altichiero da ZevioPITTORI: Altichiero da Zevio
Sant'Agostino con i Dottori della Chiesa
ALTICHIERO DA ZEVIO
1379-1384
Padova, Oratorio di san Giorgio
Sant'Agostino con i Dottori della Chiesa
L'affresco con il medaglione che raffigura sant'Agostino si trova sul soffitto dell'Oratorio di san Giorgio, una camera unica dipinta come un cielo stellato, ripartito in tre aree che alternano busti di santi e motivi floreali ritmati da cinque cerchi che contengono i simboli degli Evangelisti, dei Profeti e dei Dottori della Chiesa, fra cui sant'Agostino.
L'Oratorio di san Giorgio si affaccia su piazza di sant'Antonio a Padova e venne fatto edificare come cappella mortuaria di famiglia da Raimondino Lupi di Soragna. La struttura della costruzione riprende lo stile del modello della Cappella degli Scrovegni, con uno spazio rettangolare coperto da una volta a botte. L'Oratorio fu edificato prima del 1377 e due anni dopo quando Raimondino morì, il suo corpo venne deposto all'interno di una grande arca marmorea, che purtroppo è andata persa nel 1592. Bonifacio, cugino di Raimondino e suo esecutore testamentario, riconfermò ad Altichiero da Zevio l'incarico di decorare la Cappella. L'artista porterà a termine il suo lavoro tra il 1379 e il 1384. Il suo ciclo di affreschi segue la lezione di Giotto agli Scrovegni sviluppata circa 80 anni prima. Troviamo infatti una analoga volta stellata con fasce decorative e tondi. Del tutto simile è pure l'organizzazione delle storie sulle pareti, realizzate entro riquadri su registri sovrapposti e divisi da cornici ornamentali.
Diversamente dalla cappella Scrovegni, però, i campi pittorici qui presentano varie dimensioni, in parte a causa delle posizioni delle finestre, e in parte per l'oggetto delle immagini. Un'ulteriore differenza si trova nella mancanza di uniformità nel programma pittorico.
Negli affreschi della Cappella di San Giorgio Altichiero esprime grande maestria nel progettare gli scenari architettonici. Altichiero, nonostante la sua notevole originalità, è in debito con Giotto più di qualsiasi altro artista.
I marchesi di Soragna originari del parmense si erano stabiliti come esuli a Padova, dove, insieme con i Carrara, costituivano una delle famiglie più importanti della città. I Soragna avevano addirittura avviato la costruzione di una grande cappella dedicata a San Giacomo nella Basilica di sant'Antonio. Iniziata nel 1372 all'interno della basilica di fronte alla Cappella di S. Antonio la sua decorazione pittorica era stata conclusa nel 1379 da Altichiero cui verrà commissionato anche il ciclo di san Giacomo. Gli affreschi di san Giorgio, l'opera principale dell'artista, hanno avuto una vita travagliata e sono stati addirittura imbiancati durante il periodo napoleonico.
Altichiero da Zevio
Altichiero nasce a Zevio, da cui prenderà il soprannome, verso il 1330 e morrà a Verona attorno al 1390. Come pittore è stato attivo soprattutto a Verona e a Padova di cui abbiamo notizie dal 1369 al 1384. È considerato tra maggiori pittori veneti del Trecento, e secondo alcuni critici d'arte "il più geniale pittore italiano della seconda metà del Trecento."
Figlio di Domenico da Zevio, nelle Vite del Vasari viene chiamato Aldigeri da Zevio. Si sa che fu discepolo del Turone, ma si conosce ben poco della sua vita. Qualche documento ci ragguaglia su alcuni episodi della sua vita: ad esempio viene citato per il pagamento di una anchona (cioè un'ancona, una tavola dipinta da altare) nel 1384. Si sa anche che nel 1393 era già morto. Le fonti storiografiche lo ricordano come un artista molto apprezzato al suo tempo. Nelle sue prime opere si ispirò alla scuola giottesca lombarda, che seppe mettere a buon frutto nelle sue opere. Dalle vivaci opere di Tommaso da Modena imparò lo stile narrativo brillante e l'attenzione per i dettagli quotidiani. Sebbene per alcuni aspetti coloristici e narrativi sembri precedere lo stile del gotico internazionale, il suo stile indaga ancora oggettivamente ed è estraneo alle fantasie cortesi e cavalleresche che saranno proprie invece di Pisanello, il suo diretto erede.