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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Trecento: Giovanni del BiondoPITTORI: Giovanni del Biondo
La tavola della Vergine in trono sull'altare maggiore attorniata dai quattro Dottori della Chiesa
GIOVANNI DEL BIONDO
1363
Firenze, Basilica di S. Croce
Sant'Agostino, la Vergine in trono e i Dottori della Chiesa
La tavola costituisce lo scomparto di un polittico di grandi dimensioni realizzato da Giovanni del Biondo nel 1363. Il soggetto della tavola ci presenta le figure dei quattro Dottori della Chiesa sant'Ambrogio, papa san Gregorio Magno, sant'Agostino e san Girolamo attorno al trono con assisa la Vergine.
Agostino è stato ritratto nei suoi abiti vescovili con la mitra in testa e un ricco piviale con disegni e geometrie accurate e gradevoli. Il viso del santo è scarno, con due occhi che esprimono una profondità ed acume di pensiero. Le labbra chiuse, il naso adunco, la folta barba riccioluta e ben curata, tutto conferisce all'espressione del santo una forte connotazione di austerità ed autorevolezza.
Realizzata con la tecnica su tavola in legno, l'opera è conservata a Firenze sull'altare maggiore della Basilica di S. Croce.
Questa Cappella Maggiore interpreta l'architettura gotica più pura di origine transalpina, pur reinterpretata dalla temperie italiana, con un forte slancio verticale, sottolineato dalle nervature a ombrello nella volta e dalle strette bifore. Gli affreschi che la decorano narrano le Storie dell'invenzione della Vera Croce, e vennero realizzati da Agnolo Gaddi attorno al 1380. Di Agnolo Gaddi sono anche i disegni per le vetrate, tranne gli oculi più alti, che sono più antichi. La croce dipinta è del Maestro di Figline.
La basilica di Santa Croce è una delle più grandi chiese rette dai francescani e una delle massime espressioni del gotico in Italia. È famosa anche per le numerose sepolture di sommi artisti, letterati e scienziati che conserva.
Giovanni del Biondo
Nacque a Pratovecchio nel Trecento. Si hanno sue notizie dal 1356 fino al 1398. Originario del Casentino, svolse tuttavia la sua attività d'artista per lo più a Firenze. Formatosi con ogni probabilità alla scuola degli Orcagna, verso il 1360 si rese indipendente, sviluppando un proprio stile caratterizzato da forme massicce, schemi iconografici arcaicizzanti, forte caratterizzazione fisionomica e un brillante cromatismo.
Nel 1356 eseguì alcuni affreschi insieme a Nardo di Cione nella cappella Strozzi della chiesa di Santa Maria Novella.
Nella fase finale della sua vita artistica la sua composizione pittorica si arricchì per la scelta di un'accentuata presenza di personaggi fortemente individuati, mentre il ductus pittorico risulterà affievolito e stanco. I contemporanei gli riconobbero l'introduzione a Firenze di "alcune novità del gotico internazionale".