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Sant'Agostino in trono e due angeli
ANTONIO DE CARRO
1397
Collezione privata
Sant'Agostino in trono e due angeli
Antonio De Carro è l'autore di questo sant'Agostino in trono e due angeli alle sue spalle, che realizzò nell'anno 1397.
Pittore piacentino, nella sua arte si respira l'atmosfera tardo-gotica della tela. Colpisce soprattutto il contrasto tra l'espressione solenne, ma non austera, di Agostino e le faccine sornione dei due angioletti, allegri nello svolgere il compito che li attende, cioè quello di tenere sollevato il panneggio che ricopre il trono, attenuandone il rosso così denso da risultare quasi palpabile. Il santo è dipinto a mezzo busto con la mano destra alzata in segno di benedizione. In testa porta una mitra bianca dalla forma semplice ma elegante. L'intera testa è circondata dall'aureola dei santi. Il volto presenta una ricca barba che grigiastra che ben si addice a una espressione matura. Nella mano sinistra regge un libro che tiene aperto dove sono scritte in gotico alcune parole. Sopra la veste episcopale Agostino mostra chiaramente l'abito nero dei monaci eremitani, che in lui hanno sempre individuato il loro Padre fondatore.
Antonio de Carro
Fu attivo a Piacenza tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo. Nel 1398 firma un grande polittico dipinto per il monastero di S. Franca di Pittolo nel piacentino. L'opera, conservata dal 1905 al Museo des Arts Décoratifs di Parigi, reca nella predella l'iscrizione: " + Istam tabulam fecit fieri dominus Lucas de Coddis de Marano monac(us) monasterii de Colu(m)ba (et) capelan(us) monasterii S(an)c(t)e Franche an(n)o D(omi)ni MCCCLXXXXVIII Ant(onius) de Cairo pinxit".
E' sicuramente attribuibile all'artista un documento datato 12 febbraio 1392 (Piacenza, Archivio di Stato, protocollo II) dove il pittore, in esecuzione di un atto testamentario, s'impegna a dipingere con buoni colori e oro fino Storie di san Francesco e sant'Antonio da Padova in una cappella della chiesa dei Minori di S. Francesco di Piacenza.
Un secondo documento datato 25 settembre 1410 (Piacenza, Archivio Comunale, doc. 119) testimonia l'acquisto da parte dell'artista di una casa a Piacenza e di alcuni appezzamenti di terra nei dintorni. Il polittico conservato a Parigi è organizzato su due registri sovrapposti di figure e presenta al centro del registro inferiore la Madonna in trono con il Bambino, due angeli e, inginocchiato, il committente dell'opera. Ai lati, entro nicchie, si vedono le figure dei santi Michele Arcangelo, Bernardo e Giovanni Battista, a sinistra; dei santi Luca, Franca e Benedetto, a destra. Al centro del secondo registro è rappresentata la Crocifissione e, ai suoi lati, tre santi per parte, a mezzo busto. Vi si riconoscono un santo vescovo (forse S. Raimondo), S. Stefano e S. Pietro, a sinistra e S. Paolo, S. Lorenzo e S. Caterina, a destra. Nel fastigio, entro i quadrilobi dei pinnacoli, sono inserite sei figure di profeti e in corrispondenza della Crocifissione un Ecce homo. Nei quadrilobi della predella figurano i quattro dottori della Chiesa, gli evangelisti e, alle due estremità, S. Antonio Abate a sinistra e S. Cristoforo a destra.
Perfettamente conservata, l'opera testimonia un livello tecnico e una maestria notevoli che, allo stato attuale degli studi, consentono di individuare Antonio de Carro come uno dei più valenti artisti piacentini del suo tempo e di considerare il dipinto come un notevole esempio di Gotico internazionale. Gli affreschi che, secondo il documento del 1392, il pittore eseguì per la chiesa dei Minori francescani sono andati perduti. Alcune opere a fresco dipinte a Piacenza nel medesimo periodo evocano più o meno direttamente il suo stile. Fra quelli più vicini alla sua opera ci sono i brani superstiti di un affresco ritrovato nel refettorio di S. Chiara a Piacenza, ora conservati nella Galleria Nazionale di Parma. E' documentato fino al 1410.