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PITTORI: Antonio De Carro

Polittico del Louvre: nella predella sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Polittico di Parigi: nella predella sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

ANTONIO DE CARRO

1398

Parigi, Museo des Arts Décoratifs

 

Madonna con Bambino in trono, Crocifissione di Cristo, Santi e Dottori della Chiesa

 

 

 

Antonio De Carro è l'autore di questo polittico conservato al Museo des Arts Décoratifs, dove compare nella predella una immagine di sant'Agostino. Il santo vi è raffigurato assieme agli altri Dottori della Chiesa e gli Evangelisti. Vi è dipinto seduto allo scrittoio intento a scrivere. Indossa la tunica nera dei monaci del suo Ordine e porta in testa la mitra episcopale.

Il polittico è firmato e datato 1398. Fu dipinto per il monastero di S. Franca di Pittolo nel piacentino. L'opera reca nella predella l'iscrizione: " + Istam tabulam fecit fieri dominus Lucas de Coddis de Marano monac(us) monasterii de Colu(m)ba (et) capelan(us) monasterii S(an)c(t)e Franche an(n)o D(omi)ni MCCCLXXXXVIII Ant(onius) de Cairo pinxit".

Il polittico parigino è strutturato su due registri sovrapposti di figure di santi. Presenta al centro del registro inferiore la figura della Madonna in trono con il Bambino in braccio, due angeli e, inginocchiato, il committente dell'opera. Ai lati, entro nicchie, si vedono le immagini a figura intera dei santi Michele Arcangelo, Bernardo e Giovanni Battista, a sinistra; dei santi Luca, Franca e Benedetto, a destra. Al centro del registro superiore è rappresentata la Crocifissione di Cristo e, ai suoi lati, tre santi per parte, a mezzo busto. Vi si riconoscono un santo vescovo (forse S. Raimondo), S. Stefano e S. Pietro, a sinistra e S. Paolo, S. Lorenzo e S. Caterina, a destra. Nel fastigio, entro i quadrilobi dei pinnacoli, sono inserite sei figure di profeti e in corrispondenza della Crocifissione un Ecce homo. Nei quadrilobi della predella il pittore ha raffigurato i quattro dottori della Chiesa, gli evangelisti e, alle due estremità, S. Antonio Abate a sinistra e S. Cristoforo a destra.

 

 

Antonio de Carro

Fu attivo a Piacenza tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo. E' sicuramente attribuibile all'artista un documento datato 12 febbraio 1392 (Piacenza, Archivio di Stato, protocollo II) dove il pittore, in esecuzione di un atto testamentario, s'impegna a dipingere con buoni colori e oro fino Storie di san Francesco e sant'Antonio da Padova in una cappella della chiesa dei Minori di S. Francesco di Piacenza.

Un secondo documento datato 25 settembre 1410 (Piacenza, Archivio Comunale, doc. 119) testimonia l'acquisto da parte dell'artista di una casa a Piacenza e di alcuni appezzamenti di terra nei dintorni. Il polittico conservato a Parigi è organizzato su due registri sovrapposti di figure e presenta al centro del registro inferiore la Madonna in trono con il Bambino, due angeli e, inginocchiato, il committente dell'opera. Ai lati, entro nicchie, si vedono le figure dei santi Michele Arcangelo, Bernardo e Giovanni Battista, a sinistra; dei santi Luca, Franca e Benedetto, a destra. Al centro del secondo registro è rappresentata la Crocifissione e, ai suoi lati, tre santi per parte, a mezzo busto. Vi si riconoscono un santo vescovo (forse S. Raimondo), S. Stefano e S. Pietro, a sinistra e S. Paolo, S. Lorenzo e S. Caterina, a destra. Nel fastigio, entro i quadrilobi dei pinnacoli, sono inserite sei figure di profeti e in corrispondenza della Crocifissione un Ecce homo. Nei quadrilobi della predella figurano i quattro dottori della Chiesa, gli evangelisti e, alle due estremità, S. Antonio Abate a sinistra e S. Cristoforo a destra.

Perfettamente conservata, l'opera testimonia un livello tecnico e una maestria notevoli che, allo stato attuale degli studi, consentono di individuare Antonio de Carro come uno dei più valenti artisti piacentini del suo tempo e di considerare il dipinto come un notevole esempio di Gotico internazionale. Gli affreschi che, secondo il documento del 1392, il pittore eseguì per la chiesa dei Minori francescani sono andati perduti. Alcune opere a fresco dipinte a Piacenza nel medesimo periodo evocano più o meno direttamente il suo stile. Fra quelli più vicini alla sua opera ci sono i brani superstiti di un affresco ritrovato nel refettorio di S. Chiara a Piacenza, ora conservati nella Galleria Nazionale di Parma. E' documentato fino al 1410.