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Madonna con Bambino e santi fra cui Agostino
GIOVANNI DA RIMINI
1300-1310
Faenza, Pinacoteca Comunale
Madonna con Bambino e santi fra cui Agostino
La tavola viene attribuita a Giovanni da Rimini, quantunque altri autori la assegnino a Bitino da Faenza. La tavola, dipinta a olio, delle dimensioni di cm. 35 di larghezza e 50 di altezza, fu eseguita verso il 1300-1310.
La tavola presenta un fondo dorato uniforme ed è separata orizzontalmente da una linea che la divide in due parti, in conformità ad una consolidata tradizione duecentesca. Nel riquadro superiore è raffigurata la Vergine con il Bambino fra le braccia, raffigurata seguendo il modello bizantino della Vergine Pelagonitissa. Ai suoi lati due angeli reggono un ricco panneggio alle sue spalle. Nella parte inferiore sono stati raffigurati cinque santi. Ai due estremi troviamo san Francesco e santa Chiara sono leggermente inclinate rispetto alle figure centrali viste di fronte. Vi riconosciamo riconoscono san Michele Arcangelo, sant'Agostino nella posizione centrale e santa Caterina d'Alessandria, patrona degli Studia agostiniani. Agostino vi è dipinto nelle sue vesti episcopali mentre alza la mano destra in segno di benedizione.
La presenza dei santi francescani ha indotto a supporre la provenienza dell'opera dal Convento delle Clarisse di Faenza. Tuttavia l'unica notizia certa che riguarda la tavola risale al 1899, anno in cui l'opera fu acquistata dal veterinario faentino Filippo Fabbri. Tradizionalmente è stata attribuita a Bitino da Faenza e successivamente alla scuola riminese e in particolare a Giovanni da Rimini al quale fu accostata, per la prima volta, grazie al confronto con lla tavola con Storie di Cristo conservata alla Galleria Nazionale d'Arte Antica di Roma. Lo storico dell'arte Roberto Longhi nel 1937 riconobbe l'identità dell'autore nello stesso Johannes che firma il Crocifisso di Mercatello. La data sullo stesso Crocifisso (1309 o 1314) ha chiarito ll'intervallo temporale entro cui si colloca l'attività artistica di Giovanni da Rimini e cioè i soli primi due decenni del Trecento. Quest'opera primeggia nel catalogo artistico del pittore, in virtù del riflesso di un modello bizantino, che pure è animato dalla più tenera e vibrante soluzione pittorica, vicina alla elegantissima stesura del colore ancora riscontrabile sul viso del Crocifisso Diotallevi, ora conservato al Museo della Città di Rimini. La tavola faentina, insieme al Crocifisso di Talamello, agli occhi dei critici costituisce la più antica testimonianza riminese di immediata reazione all'operato giottesco in città, nei ferventi anni intorno al 1300.
Giovanni da Rimini
Vissuto a cavallo fra la fine del Duecento e il primo Trecento, fu uno dei fondatori della cosiddetta scuola riminese. Lavorò soprattutto in questa città, dove aveva soggiornato per alcuni anni Giotto. Le novità pittoriche introdotte da Giotto a Rimini ebbero una immediata ripercussione sugli artisti locali. Un esempio del diffondersi degli insegnamenti di Giotto è il Crocifisso datato 1309 di Giovanni da Rimini presso la chiesa di San Francesco di Mercatello sul Metauro.
L'opera rivela strettissimi legami con gli stilemi giotteschi. Vasari citò Giovanni da Rimini tra i migliori seguaci in assoluto di Giotto assieme a Ottaviano da Faenza e a Guglielmo da Forlì.