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BEAti dell'Ordine Agostiniano: GIULIA DELLA RENA DA CERTALDO

Immagine di Giulia della Rena ad opera di Hajnal

Giulia della Rena in una raffigurazione di Hajnal

 

 

Beata GIULIA DELLA RENA DA CERTALDO

... - 1370

 

di Tilde Giorgi

 

 

 

Giulia, che una tarda tradizione ascrive tra i discendenti dei nobili Della Rena esuli a Certaldo dopo la distruzione del castello di Semifonte da parte dei Fiorentini nel 1202, nacque intorno al 1320. La sua famiglia, di nobile origine, era tuttavia decaduta. Rimasta orfana in giovane età, entra al servizio dei Tinolfi nella vicina Firenze dove, venuta a contatto con gli agostiniani di Santo Spirito e la loro spiritualità, veste, non ancora ventenne, l'abito delle agostiniane secolari. Altre fonti la vorrebbero invece vallombrosana, ma la presenza dipinti che la raffigurano con vesti agostiniane sembra giustificare la versione storicamente più accreditata. Sentendosi portata ad una scelta di vita più radicale ed austera, nel pieno fiore della sua esistenza, decide di abbandonare la città e di rifugiarsi in un luogo solitario. Torna quindi a Certaldo prendendo alloggio in una stanzetta, ancora visibile, presso la chiesa agostiniana dei SS. Michele e Giacomo.

Qui fu completamente murata salvo per due finestrelle: una corrispondente alla chiesa per assistere alle sacre funzioni e ricevere i Sacramenti, l'altra sull'esterno per ricevere l'alimento che la pietà popolare le avrebbe fatto pervenire e che la reclusa contraccambiava, prodigiosamente, con mazzetti di profumatissimi fiori freschi in qualsiasi stagione dell'anno. Fece collocare su una parete un crocefisso, e poi, con solennità, all'esterno un muratore murò l'ingresso.

Non lascerà più il suo piccolo "romitorio" fino alla fine dei suoi giorni terreni. Come le recluse, vivrà segregata dal mondo per un periodo di circa trent'anni, percorrendo fino in fondo la lunga via dell'ascesi e della mistica. Penitenza e preghiera saranno le sue occupazioni quotidiane. A tenerla in vita pensavano i contadini di Certaldo e dei dintorni. Racconta la tradizione popolare che anche i fanciulli siano corsi in suo aiuto numerosi, portandole qualche cosa da mangiare.

Nulla di più si sa di lei, se non la venerazione dei suoi concittadini per la vita di pietà vissuta sotto i loro occhi.

Immagine di Giulia della Rena da Certaldo

Giulia della Rena

Morì una trentina d'anni più tardi, forse il 9 gennaio 1367 e comunque prima del 1372, poiché già al 1372 risale la dedicazione di un altare nella stessa chiesa presso la quale aveva vissuto e dove era stato tumulato il suo corpo. Il suo culto si sviluppa subito dopo il suo trapasso a Certaldo e in tutta la Valdelsa.

Fin dal 1506, il comune certaldese contribuiva per la festa in onore della beata, alla cui protezione fu attribuita più volte la liberazione da contagi e dalla peste. Il suo culto ab immemorabili venne confermato da Pio VII nel 1819, cinquecentenario della sua nascita. A patrocinare l'approvazione ecclesiastica della sua memoria era stato l'agostiniano Bartolomeo Giuseppe Menochio, confessore del Papa e prefetto del Sacrario Pontificio, che si interessava dei casi di antica devozione popolare. I resti mortali della beata Giulia si venerano a Certaldo alta: la sua tomba si trova vicino a quella di un suo grande concittadino e contemporaneo, quel Giovanni Boccaccio, che fu uno dei padri della letteratura italiana.

 

 

 

HERRERA A 377; TORELLI L., OSA., Secoli Agostiniani VI, Bologna 1680,130-135; RISI N., Un giglio tra le spine: la beata Giulia da Certaldo, Prato 1919; BELLANDI, S., OSA., Servitori Santi. Profili agiografici per l'edificazione spirituale delle persone di servizio, Firenze 1927, 51-61; GIACOMINI A. M., OSA., Rena, G. della, beata, in BS. XI, Roma 1969 (rist. 1990), c. 115-116.