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BEAti dell'Ordine Agostiniano: PIETRO FRIEDHOFEN

Immaginetta che ritrae Pietro Friedhofen

Pietro Friedhofen

 

 

PIETRO FRIEDHOFEN

(1819 - 1860)

 

 

 

Pietro Friedhofen nacque a Weitersburg nelle vicinanze di Vallendar (Coblenza) in Germania, il 25 febbraio 1819, sesto dei sette figli di Pietro Friedhofen ed Anna Maria Klug. Rimase orfano a un anno quando morì il padre e a nove anni perse anche la madre. I figli si ritrovarono in uno stato di totale abbandono e povertà, tanto che il Comune di Vallendar si dovette assumere l'onere della loro assistenza. Una donna del paese, si prese cura dei tre più piccoli, fra cui Pietro, che però a causa della povertà non riuscì nemmeno a frequentare regolarmente la scuola elementare. Compiuti i tredici anni, dopo aver ricevuto la Prima Comunione, raggiunse ad Ahrweiler il fratello più grande Giacobbe, spazzacamino della città, per apprendere anche lui questo mestiere faticoso, e a 18 anni divenne spazzacamino. Grazie alla sua serietà e competenza, nel 1842 a 23 anni, fu assunto dal Comune di Vallendar come maestro spazzacamino. Colpito dall'indifferenza religiosa dei giovani del paese, cominciò a raccogliere in gruppi distinti, ragazzi e ragazze; risvegliò le associazioni di S. Luigi, istituendone di nuove e scrivendone gli Statuti. Cantava sui tetti canzoni mariane e invitava i ragazzi che si adunavano nella strada, ad unirsi a lui almeno per il ritornello. Lavorò come spazzacamino solo per tre anni, perché una lunga malattia ai polmoni, gli rese impossibile continuare. A 26 anni nel 1845 fu ospite per un breve periodo, nel noviziato dei Redentoristi a Wittem in Olanda. Colpito profondamente dal fervore che lì si viveva, pensò seriamente alla vita del chiostro e forse sarebbe rimasto a Wittem, se il 27 ottobre del 1845 non fosse morto suo fratello Giacobbe, lasciando dieci figli e la moglie incinta. Per quanto ammalato ai polmoni, decise di aiutarli facendosi assumere dal Comune di Ahrweiler come spazzacamino al posto del fratello defunto. Pietro Friedhofen continuò a promuovere tra i giovani un'assidua frequenza ai sacramenti, giungendo a fondare per questo scopo un'associazione intitolata a S. Luigi Gonzaga. Il vescovo di Treviri lo ricevette nel 1847 insieme ad una delegazione e approvò la regola di vita che aveva dettato. Incontrò il sacerdote Antonio Liehs, segretario del vescovo, che divenne suo direttore spirituale. Nel 1848, dopo aver ottenuto in dono un terreno a Weitersburg, cercò di costruire una Casa per realizzare il proprio desiderio religioso di assistenza agli ammalati. Il vescovo di Treviri, Guglielmo Arnoldi si convinse che Pietro era la persona adatta per restaurare l'Ordine dei Celliti, religiosi infermieri, detti anche "Fratelli della Misericordia".

Lo inviò pertanto, insieme al suo compagno Carlo Marchand, a fare un anno di noviziato presso i Celliti di Aquisgrana, per apprendere il loro stile di vita religiosa e di assistenza agli ammalati. I Celliti, il cui richiamava l'aspetto delle celle dei loro conventi, erano nati nel XIV secolo in Fiandra, come Ordine religioso di fratelli laici, dediti ad opere di carità, segnalandosi specie al tempo della peste nera. Nel XVII secolo presero il loro nome definitivo di "Alessiani" da S. Alessio cui era dedicata la chiesa principale di Aquisgrana. Nel Settecento secolo l'Ordine decadde, finché fu riformato in Germania nel 1854 e riconosciuto da papa Pio IX nel 1870. Ma l'esperienza ad Aquisgrana non fu convincente per Pietro, perché egli voleva "nuovo fuoco, nuovo spirito, nuovo impulso ... voglio assistere i malati e questo mi deve servire per unirmi più intimamente a Gesù Cristo e convertire i peccatori più ostinati."

Alla fine il vescovo di Treviri si convinse che l'Istituto dei Celliti non era il posto adatto per lui. Il 16 novembre 1850 compiuto il noviziato, poté inaugurare il convento di Weitersburg dei "Fratelli della Misericordia di Maria Ausiliatrice." Ma la sua gioia di trovarsi nella sua Casa "povera ma pulita", durò poco perché il suo compagno Carlo Marchand, cominciò a protestare, perché Pietro non aveva l'istruzione necessaria per un superiore, quindi occorreva far venire da Aquisgrana un altro Fratello che ne prendesse il posto. Il 15 febbraio 1851 Pietro trasferì la sua sede a Coblenza: gli inizi furono difficili, ma per fortuna trovò nel parroco De Lorenzi, una generosa e valida assistenza spirituale ed economica, per sé e per l'Opera che andava prendendo forma. Il 25 marzo 1851 ricevette l'abito e finalmente il 28 febbraio 1852 il vescovo di Treviri Arnoldi, decretò l'erezione canonica della nuova Istituzione dei "Fratelli della Misericordia di Maria Ausiliatrice."

L'abito doveva essere uguale a quello dei Fratelli della Misericordia di Aquisgrana. Inoltre autorizzò l'emissione dei voti di Pietro e di un compagno, assegnò ai membri una regola di vita, stabilì il loro fine nell'assistenza ai malati, nominando il già citato parroco di Coblenza, Filippo De Lorenzi, loro superiore ecclesiastico. Con l'aiuto del De Lorenzi, partendo dalla Regola dei Celliti, Pietro Friedhofen compose la Regola della nuova Congregazione; il numero dei Fratelli si moltiplicò in breve tempo, come pure il numero degli assistiti in ospedale e a domicilio. Ancora vivente il fondatore, l'Istituto si diffuse oltre che a Coblenza, a Treviri, Kylburg, Lussemburgo e poi in America, Asia, Africa e Roma. Pietro fu dal 14 marzo 1852 Superiore dei Fratelli e in tale veste rimase fino alla morte. Le condizioni di salute di Fratel Pietro non erano buone poiché, fin dal 1843 soffriva per una grave forma di malattia polmonare. Le sue condizioni si erano andate progressivamente aggravando, tanto che dal 1857 durante l'inverno non riusciva più a visitare i fratelli residenti fuori Coblenza. Fu costretto a scrivere sette Lettere Circolari, che abbinate ad un Testamento Spirituale, costituiscono il nucleo degli scriti con cui cercò di trasfondere nei Fratelli il suo spirito contemplativo. Egli era convinto che non si può compiere un efficace apostolato senza santità. Nelle prime ore del 21 dicembre 1860 si spense santamente a Coblenza. Una grande folla partecipò ai suoi funerali: l'imperatrice Augusta fece sistemare sulla tomba dell'ex umile spazzacamino, una grande croce di pietra. Il 27 luglio 1928 i suoi resti furono traslati a Treviri, nella Cappella di Maria Ausiliatrice; fu beatificato da papa Giovanni Paolo II il 23 giugno 1985.