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BEAti dell'Ordine Agostiniano: FEDERICO da RATISBONA

Immagine di Federico da Ratisbona in una raffigurazione di Hajnal

Immagine di Federico da Ratisbona in una raffigurazione di Hajnal

 

 

Beato FEDERICO da RATISBONA

... - 1329

 

 

 

Fu un fratello laico d'avanguardia e di conseguenza santo. Ratisbona è una città della Baviera da sempre di sentita fedeltà alla consegna della fede, ivi diffusa dallo zelo dei monaci e difesa - sebbene non sempre nobili ideali - dai duchi contro il luteranesimo in particolare. Fu e resta un baluardo di cattolicità per la Germania. Gli agostiniani in tale contesto di fede trovarono fertile terreno per la loro crescita. Testimoni di cultura in conventi generalizi coltivavano studi filosofici e teologici. Insegnavano anche l'apostolato del lavoro manuale nella consacrazione monastica. Federico allo studio preferì questa forma di vita che nel mondo agostiniano del nord è stata fino ai nostri giorni largamente vissuta fino a dare un numero di fratelli laici superiore ai sacerdoti. Un lavoro qualificato, riconosciuto civilmente, spesso con diploma, che consente di espletare le diverse attività anche fuori dal chiostro: l'organista con la complessa corale, il falegname con scuola d'apprendistato, il sarto, il pittore che oltre al convento offre la sua arte a parrocchie sprovviste, non esclusi saloni della nobiltà ... e infine il lavoro di casa, quello semplice, di ogni brava casalinga che riguarda la pulizia e la manutenzione dei locali. A questo appunto attendeva con umiltà e passione il beato Federico.

Era addetto principalmente alla legnaia, alla sacrestia e alla cantina. Al priore che l'accolse dovette apparire robusto e muscoloso se lo impegnò subito nei lavori più pesanti: spaccare la legna per la cucina e il forno, attendere alla cantina per lavarvi le uve e servirne buon vino a tavola; mantenere il sacro decoro nella chiesa. Come sacrestano non lasciava a desiderare, oltre tutto perché agli imprevisti inconvenienti rimediava immancabilmente attingendo dall'alto. Un sabato d'inverno nel preparare l'altare si trovò senza fiori; in giardino le prime giunchiglie erano bruciacchiate dal gelo o gualcite sotto una abbondante falda di neve. Buon per lui che nei casi d'emergenza sapeva aggrapparsi al suo buon angelo custode, per il quale aveva devozione tenerissima. Anche allora lo pregò di provvedere lui i fiori per il Santissimo. Appena il tempo di passare dalla chiesa alla sacrestia, ed ecco sul lavello un bel mazzo di rose fresche e profumate, quasi sbocciate al sole di maggio. I confratelli prendevano una edificazione singolare nel vederlo sempre occupato e nel porre in ogni lavoro il maggior impegno. I ritagli di tempo li trascorreva in preghiera nella legnaia, la piccola succursale della chiesa conventuale, tappezzata di sacre immagini. Brillò per ubbidienza che allora si predicava e si praticava pronta e cieca. Dio in più d'un caso intervenne col prodigio a sottolinearne il valore e il gradimento.

Si narra infatti che un mattino i caminetti delle stanze dei frati fossero sprovvisti di legna e fuori nevicava fitto. Mentre il beato scendeva in chiesa per il coro il priore lo dispensò della preghiera e gli ordinò di provvedere d'urgenza la legna necessaria. Fra Federico rispose all'ordine con un leggero inchino di capo e scese difilato in legnaia. In fondo al cuore sentiva rammarico di dover rinun­ciare quel giorno alla Comunione. Si pose prontamente all'opera per spegnere i sentimenti di santa invidia nei confronti dei confratelli già in devota salmodia. Tirava già fendenti decisi sui ceppi renitenti allo squarto e ritmava le poderose asciate con pie giaculatorie. Ad un tratto avvertì misteriosamente una presenza angelica e mentre si inginocchiava stupito, appoggiandosi all'ascia, gli fu porta la sacra particola. Una comunione-premio alla sua trabocchevole ubbidienza e docilità. Quanto a puntualità poi era ... tedesco e tanto basta. Alla chiamata della campana, ad una voce o cenno lasciava la sua occupazione e correva in direzione del comando, ilare e prontissimo al sì.

Quando un giorno era in cantina a spillare il vino dalla botte gli giunse tonante la voce del priore. Immediatamente lascia a terra il boccale sotto il getto spumante del vino e pronto agli ordini. Si dice che, lui partito, il getto si arrestò prontamente, quasi raggelato sul buco dell'usciolo e non se ne perse nemmeno una goccia. Onorava con particolare rispetto i confratelli insigniti del sacerdozio, in quanto ministri di Dio. Con tutti si rendeva servizievole, sempre gentile e premuroso. Mai che fosse stato visto offendersi per sgarbi, disattenzioni o umiliazioni, di cui ebbe a soffrirne tacitamente la sua parte. Gli ultimi anni al già ridotto lavoro manuale sostituì prolungate ore di preghiera in chiesa, anche per i benefattori che accorrevano numerosi per la stima di santità che di lui avevano. Morì in avanzata età il 29 novembre 1329. Sul suo sepolcro si accumulavano gli ex-voto a testimonianza della sua sensibilità per tanti bisogni che a lui continuavano ad andare come in vita.

Le sue reliquie sono esposte nella chiesa agostiniana di Ratisbona ed il culto, riconosciutogli da papa Pio IX nel 1909, è tuttora fiorente.

 

 

 

Sacra Rituum Congregazione. Ratisbonen. Confirmationis cultus ab immemorabili tempore praestiti Servo Dei Federico a Ratisbona. Positio super cultu ab immemorabili, Roma 1909; Decretum confirmationis cultus, in AAS I (1909) 495- 501 (in AA. 3, 129-31); FARINA, J. A., OSA., Vida del Beato F. de R., El Escorial 1932 (prol. di P. Clemens Fuhl); HOMPFNER, W, OSA. Friedrich v. Regensburg, in Lexicon fur Theologie und Kirche IV (1960) 385-86; 700. Jahre Augustiner in Regensburg, 1267-1967, Regensburg 1967; 650. Todestag des seligen Friedrich von Regensburg aus den Augustinerorden am 29. November 1979, in Cor Unum, 37 (1979) 130-135; RUDOLPH ARBERSMANN, OSA. Das Erbe St. Augustins: Die Heiligen unseres Drdens, Wurzburg 1979, 52-53 (traduzione riassuntiva).