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BEAti dell'Ordine Agostiniano: Beato PIETRO da ROSIA

Immagine di Pietro da Rosia in un affresco di Lecceto

 

Immagine di Pietro da Rosia

 

 

Beato PIETRO da ROSIA

(... - 1345)

 

 

 

Lecceto è tra i più rinomati conventi agostiniani d'Italia. Si trova nei pressi di Siena e prende nome dall'ameno sito verdeggiante di lecci. Alle origini era un romitorio abitato da santi monaci. Si giunse poi alla trasformazione in vita comunitaria con regola di S. Agostino e si costruì un massiccio convento con chiesa in stile gotico, rimaneggiata poi in età barocca. Sulla fine del secolo XV fu eretta la Congregazione Leccetana, formata da religiosi che confluivano da ogni parte, con licenza del padre Generale, allo scopo di vivervi l'osservanza regolare e in perfetta vita comune senza i facili abusi e privilegi che l'avevano indebolita e travisata.

Quegli eremiti erano un gruppo di fervorosi ed esercitavano un efficace richiamo di santità. S. Caterina da Siena li teneva in grande considerazione e vi sceglieva il suo direttore spirituale e i collaboratori per la Riforma della Chiesa al rientro da Avignone. Tra i santi religiosi di questo cenobio ve n'è uno per un certo aspetto singolare e curioso: il beato Pietro da Rosia, soprannominato il lacrimoso, il penitente e da qualche scanzonato il piagnisteo. Bastava un'immagine del Crocifisso o dell'Addolorata per fargli sgorgare lacrime dagli occhi tumefatti e cerchiati di nero. Probabilmente non rise mai poiché amava ripetere che, sull'esempio di Cristo che "mai conobbe il riso, bensì tristezza e pianto", "chi semina nel pianto raccoglie nella gioia."

Quanto poi al "Beati voi che piangete perché riderete" egli se lo ripeteva spesso. Era ben conosciuto da quanti lo avvicinavano per preghiere all'eremo o alla questua nelle vicinanze. I più si edificavano vedendo in quell'austero ascetismo la presenza di santità. Rivelava una reale austerità di vita e un profondo impegno spirituale sempre in crescendo da quando, sacerdote da poco, chiese di vivere in luogo più appartato rispetto al cenobio per interiorizzare maggiormente la sua spiritualità.

A Valle Rosia restano ancora i ruderi del suo eremo, crollato sotto il peso del tempo: tutto attorno pulsa la vita di una festosa primavera. E quel santo proposito durò sino alla morte avvenuta nel 1345.

 

 

Referenze:

Anonimo scrittore della VITA BREVIS ALIQUORUM FRATRUM HEREMITARUM