Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Agiografia > Santi agostiniani > Nicola da Tolentino > Monterubbiano

Pietro da Monterubbiano: VITA DI Nicola da Tolentino

Raffigurazione di san Nicola da Tolentino di Janos Hainal

Raffigurazione di san Nicola da Tolentino

 

 

VITA DI  NICOLA DA TOLENTINO

di Pietro da Monterubbiano O.S.A.

 

 

 

Capitolo VIII

 

Alcuni condannati a morte sono mirabilmente liberati dall'impiccagione. Nicola offre aiuto alla gente di mare.

 

 

80. Due fratelli, Mizulo e Vanni, che viaggiavano insieme attraverso il territorio della città dell'Aquila, provenendo dalla città di Osimo, in ragione di un omicidio commesso in quei giorni, vennero presi e condotti dal capitano della città per essere puniti. Benché essi cercassero di giustificarsi riguardo al delitto a loro attribuito, riferendo per altro la verità dei fatti, costretti tuttavia a durissimi tormenti, preferendo piuttosto morire che vivere in mezzo alle sofferenze, dichiararono contro se stessi (cosa che non avrebbero mai pensato di poter fare) di aver commesso il delitto. Per questa ragione furono ritenuti degni di morte e condannati all'impiccagione. I due fratelli invocarono la misericordia di Dio come innocenti e si affidarono ai meriti del beato Nicola. Che dire di più? Vanni fu sospeso alla corda e dopo quattro giorni vennero i ministri per uccidere anche Mizullo, l'altro fratello, con uguale morte: fu allora che si resero conto del fatto che Vanni, che pensavano ormai puzzasse sulla forca, perché morto da quattro giorni [1], era ancora vivo. Deposto perciò dal patibolo, riconosciuta la virtù di Dio e del beato Nicola, insieme al fratello venne liberato da colui che aveva autorità di farlo.

 

81. Pietro Bonagrazia di Matelca fu accusato per aver voluto tradire il suo stesso campo in favore dei nemici: venne infine catturato insieme ai compagni che apparivano complici di questo fatto e venne affidato al carcere; ugualmente tutti gli altri vennero legati con catene di ferro e con ceppi. Dopo un mese venne stabilita la sentenza secondo la quale sarebbero dovuti morire tutti per impiccagione. Essi intanto non cessavano di implorare l'intercessione del beato Nicola ed egli durante la notte seguente, avvicinandosi spezzò le loro catene e accompagnatili fuori dalla fortezza disse: " Io sono Nicola, che voi avete invocato con tanta tenera devozione: questa è la vostra via, dirigetevi al mio sepolcro ed adempite i vostri voti ".

 

82. Un tale da San Genesio per motivi di commercio navigava con la madre e con molti altri: sorta una tempesta la loro nave sembrava dover essere sommersa. Fra i naviganti si manifestò una diversa devozione a diversi santi: quattro santi furono implorati da tutti gli altri, ma quelli che venivano da San Genesio, per la vicinanza al luogo nel quale era nato il beato Nicola, invocavano lui con grande devozione, perché venisse in loro soccorso. Dopo aver invocato i singoli santi la moltitudine dei naviganti offrì in voto un solo cero; ed ecco d'improvviso nel cielo sopra il mare apparvero d'improvviso cinque ceri accesi, la cui fiamma non poteva essere spenta dal vento pur così violento. Si stava compiendo una cosa meravigliosa perché i ceri s'innalzavano e si abbassavano; con evidente movimento essi procedevano come se fossero mossi da uno spirito vivente. Tutti riconoscevano senza dubbio il significato dell'avvenimento, perché i ceri erano mossi in modo mirabile dalla virtù di coloro la cui potenza era stata invocata.

 

83. Fu cosa bella, perché in essa due segni venivano confermati e due prodigi si compivano, prima di tutto perché i ceri erano mossi da una virtù angelica, a somiglianza della colonna di fuoco e della nube del Vecchio Testamento [2]; poi perché in favore del santo non ancora canonizzato dalla Chiesa militante, un quinto cero era mostrato per mezzo della Chiesa trionfante, affinché fosse prontamente compreso che doveva venir onorato in terra, colui che in maniera tanto eccellente si manifestava in cielo [3]. Udite, di grazia, l'effetto di questa mirabile apparizione: mentre i ceri insieme si muovono e splendono come si è detto, la tempesta si placa, viene il sereno e quelli che prima sembravano esposti alla morte, restituiti alla vita non cessano di lodare e magnificare Dio nei suoi santi.

 

Poiché [4] davvero di questo santo si conosce un numero quasi infinito di miracoli, pongo fine al loro racconto, non senza attestare di aver visto, di aver ascoltato di aver letto documenti in cui si riferiva come egli avesse cacciato demoni, avesse operato guarigioni di altre diverse infermità, tante e tali che stancato per la fatica, io lasciai ad altri di prendere nota e dettare, attribuendo tuttavia l'investigazione di questi miracoli e la loro trascrizione ad onore di colui che coronò con onore e gloria questo santo e che vive e regna con il Padre e lo Spirito santo, nei secoli dei secoli.

Amen.

 

 

Note

 

(1) - Ioh. 11, 39

(2) - Ex. 13, 21

(3) - Leggiamo qui un altro esplicito riferimento all'impegno dell'Ordine degli Agostiniani per la canonizzazione di Nicola, impegno che fu l'occasione per la scrittura della sua Vita.

(4) - Inizia qui la sequenza finale che non fu pubblicata dal Mombrizio; essa è invece attestata nel manoscritto senese e fu riportata in nota nell'edizione degli Acta Sanctorum.