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Altare della chiesa di S. Agostino a Napoli
CHIESA DI S. AGOSTINO DEGLI SCALZI DI NAPOLI
La chiesa di Santa Maria della Verità (comunemente detta Sant'Agostino degli Scalzi) è un luogo di culto di interesse storico ed artistico di Napoli.
Fondata dai padri Agostiniani, l'edificio sacro si affacciava anticamente su uno slargo, creando una quinta di notevole effetto scenografico, completamente scomparsa dopo lunghe vicende urbanistiche. Fu eretta negli anni 1603-27 da Giovan Giacomo di Conforto, già attivo nella vicina chiesa di Santa Teresa, e fu restaurata una prima volta nel 1688 da Arcangelo Guglielmelli e da Giuseppe Astarita nella seconda metà del Settecento. Abbandonata per svariati anni, intorno al 2000 sono iniziati i lavori di restauro architettonico della struttura e di recupero artistico delle opere in deposito. Il fantasmagorico tripudio cromatico che caratterizzava il sacro edificio è stato irrimediabilmente perduto in seguito a furti e atti vandalici e non ne resta che il ricordo immortalato in alcune scene del film di Vittorio De Sica L'oro di Napoli. All'interno l'edificio si presenta caratterizzato da pianta a croce latina e navata unica fiancheggiata da tre cappelle per lato, alternate a coppie di lesene, con cupola. Tra le meraviglie di questa chiesa bisogna innanzitutto elencare la volta interamente stuccata nel primo Settecento grazie alla finissima opera di Domenico Antonio Vaccaro che realizza qui forse il miglior saggio e testimonianza di stucchi e decorazioni tardo-barocche nel napoletano. I dipinti più famosi di Mattia Preti, di Luca Giordano e di Massimo Stanzione sono da tempo nel museo di Capodimonte, mentre sono ritornate numerose tele, accuratamente restaurate, di pittori ritenuti minori che popolano il secolo d'oro. Sono opere di Agostino Beltrano, di Giuseppe Marullo, di Francesco Di Maria, artisti ai quali è dedicato poco spazio sui libri di storia dell'arte, assenti nei musei e difficili da ammirare anche nelle ricchissime chiese napoletane.
Muri e soffitti della chiesa contengono un campionario completo dei motivi floreali a cui attingevano gli stuccatori del tempo, opera di Lorenzo Vaccaro. Dal soffitto non sporgono solo rosoni e girali fitti come nel giardino di un pollice verde, ma anche santi a figura intera e angeli musicanti.
Le opere scultoree in marmo e in stucco sono di Bartolomeo Granucci e Nicola Mazzone, Giulio Mencaglia e Bartolomeo Ghetti, che ha realizzato la balaustra e l'altare maggiore su disegno del Guglielmelli. Di notevole interesse è il pulpito con decorazioni realizzate da Giovanni Conte, detto Il Nano. Nell'ipogeo della chiesa, vi è custodita una cripta nella quale venivano sepolti i corpi dei religiosi. Sulla volta si esibisce in pregevoli stucchi dall'esecuzione raffinata Domenico Antonio Vaccaro, il quale sul finir del Seicento, superata l'enfasi barocca, punta oramai verso una più leggera ed aggraziata sensibilità settecentesca, mentre l'altare maggiore, per cui sono all'opera il Guglielmelli e Bartolomeo Ghetti è circondato da dipinti di varie dimensioni e di notevole fattura. Le tele sono di Giacomo Del Po eseguite nel 1693 e nel 1695 e di Andrea d'Aste, che completa nel 1710 una Nascita di Gesù ed una Adorazione dei Magi, entrambe di altissima qualità, difficile da reperire in altri esempi di questo poco noto allievo del Solimena. Da ricordare infine il pulpito interamente in radica di noce sorretto da un maestoso grifone dagli occhi vitrei, esempio unico in Campania e forse anche in Italia, e un quadro raffigurante un crocifisso di notevoli dimensioni, ancora non attribuito, ma di chiara scuola caravaggesca.
In questa chiesa di conservavano degli splendidi Stalli opera di Cosimo Fanzago che narravano la Vita e i miracoli di sant'Agostino. L'opera, eseguita in legno, si trova ora al Museo della Certosa a Napoli.