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Santo Stefano a Venezia
CHIESA DI S. STEFANO DI VENEZIA
La chiesa di santo Stefano a Venezia fu edificata nel XIII secolo dagli eremitani di S. Agostino, che si erano stabiliti a Venezia intorno alla fine del Duecento. L'edificio religioso della città di Venezia, situato nel campo omonimo nel sestiere di San Marco, non lontano dal Ponte dell'Accademia. La chiesa venne riedificata nel XIV secolo, subì interventi architettonici consistenti nel XV secolo: la chiesa fu modificata profondamente con una soluzione unica a Venezia perchè venne prolungata in modo da oltrepassare con le absidi il rio del Santissimo che le scorre posteriormente, attraverso un ponte.
La chiesa è uno dei massimi esempi veneziani di gotico fiorito. Il tempio fu spesso teatro di episodi di violenza e anche di omicidi, tanto che per questo motivo nel corso dei secoli venne sconsacrato per ben sei volte. La facciata tipicamente in mattoni risale al 1300. Il Portale è invece in stile gotico fiorito opera dei fratelli Bartolomeo Bon (+ 1464). L'interno è a tre navate su colonne e con il presbiterio sopraelevato con abside poligonale. Il soffitto presenta una struttura a chiglia di nave, sorretto da travi incise e da colonne in marmo di Verona. La sagrestia ospita alcuni dipinti del Tintoretto.
All'ingresso della chiesa si trova un maestoso cenotafio commemorativo del doge Francesco Morosini, il cui corpo tuttavia è sepolto nella chiesa dei Tolentini. Il campanile della chiesa, molto alto, di impianto romanico con cella a tre archi e sovrastato da un tamburo ottagonale, è caratterizzato da un'accentuata pendenza.
La chiesa di Santo Stefano
La facciata si apre su una calle di passaggio che non permette di apprezzare completamente l'imponenza dello splendido portale attribuito alla bottega di Bartolomeo Bon. La chiesa risulta ultimata nel 1374 e internamente mantiene la tipica impostazione delle chiese trecentesche: tre ampie navate longitudinali divise da colonne con capitelli policromati; le arcate ogivali slanciano la struttura in altezza ed aumentano la magnificenza dell'edificio.
Santo Stefano possiede un vasto apparato monumentale rinascimentale: a destra dell'ingresso si trova un'urna marmorea e un Busto del senatore Antonio Zorzi, di Alessandro Vittoria; poi numerose figure femminili opera della bottega dei Lombardo. L'interno, a tre navate senza transetto con profondo presbiterio e due cappelle absidali, colpisce per la profondità e per il cromatismo pittorico. Le pareti sono decorate, infatti, da un affresco con disegni geometrici a forma di rombo, in finti mattoni bianchi e rossi, con croce all'interno. Il soffitto è uno splendido esempio di voltatura a carena di nave, simile a quello di San Giacomo dall'Orio, decorato a rosoni e dipinto.
Gli altari mostrano opere di prima qualità della pittura veneziana dal XV al XVIII secolo: di particolare importanza vanno citati L'orazione nell'orto di Jacopo Tintoretto (in sacrestia), un Battesimo di Paris Bordon, La Vergine col putto di Palma il Vecchio e L'immacolata Concezione di Jacopo Marieschi. Vi sono anche tracce di arte lombarda con Lo sposalizio di Santa Caterina dello pseudo Boccaccino.
Le opere d'arte
Entrando la visita inizia con i due altari situati a destra. Al primo altare si scopre La Vergine con i santi Giovanni Nepomuceno e Lucia di Jacopo Marieschi (XVIII secolo); al secondo c'è un bellissimo Sant'Agostino scaccia gli eretici di Giustino Menescardi (XVIII secolo). A seguire si entra nella Sacrestia Maggiore che conserva, in controfacciata, quattro tele di Gaspare Diziani (XVII secolo) raffiguranti La fuga in Egitto, L'adorazione dei Magi e La strage degli innocenti (quest'ultimo distinto in due episodi). Nella parete sinistra sono conservate due tavole di Giovanni Agostino da Lodi (fine XV - inizi XVI secolo) che raffigurano San Giovanni Battista e san Girolamo e lo Sposalizio mistico di santa Caterina. Tra due ritratti di Antonio Triva (XVII secolo), si può guardare L'ultima cena di Jacopo Tintoretto e bottega (XVI secolo). Più avanti, lungo la stessa parete, c'è un'altra opera di Jacopo Tintoretto che esprime la Resurrezione. Ai lati dell'altare si trovano due scomparti di un trittico ad opera di Bartolomeo Vivarini, che raffigurano San Nicola di Bari e San Lorenzo. Sull'altare c'è l'imponente pala di Giuseppe Angeli (XVIII secolo) che rappresenta la Crocifissione. Sulla parete destra, dal fondo, è appesa una pala di Pietro Liberi (1605-1687) che raffigura la Trinità, sant'Agostino e santa Chiara. Sempre sulla stessa parete si osservano altre due opere di Jacopo Tintoretto con Cristo che lava i piedi agli Apostoli e L'orazione nell'orto (XVI secolo). Ritornando in chiesa si può ammirare il presbiterio con i resti del septo marmoreo dell'antico coro di bottega lombardesca (XV secolo), l'altare maggiore di Antonio Puzo e Angelo Panizza (XVII secolo), oltre a numerose opere marmoree di Giovanni Buora (XV secolo). Nel battistero è conservata una lapide dedicata a Giovanni Falier di Antonio Canova. Nel quinto altare della navata sinistra si può ammirare una Madonna con Bambino e santi di Girolamo Brusaferro (XVIII secolo). Al terzo altare a sinistra si trova la splendida una Incoronazione della Vergine della scuola di Tintoretto (XVI secolo). Al primo altare a sinistra scopriamo una Madonna della cintura e santi di Leonardo Corona (XVI secolo) che esprime una delle tipiche devozioni agostiniane.