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CONVENTI agostinianI: Cerchio

Interno del convento agostiniano di Cerchio con il chiostro

Interno del convento con il chiostro

 

 

CONVENTO AGOSTINIANO A CERCHIO

 

 

 

Cerchio è un piccolo paese con meno di 2000 abitanti che ha ospitato per più di un secolo un convento degli Agostiniani Scalzi della Provincia romana. L'insediamento è attestato dalla prima metà del Seicento fino alla seconda metà del Settecento. La presenza agostiniana nel convento di Cerchio dedicato a S. Maria di Corbarola inizia grazie alle convenzioni che la popolazione di Cerchio stipulò con l'Ordine. L'arrivo degli agostiniani fu richiesto soprattutto dai procuratori della chiesa di S. Maria di Piediponte, che desideravano istituire un convento attiguo al santuario, che sorgeva a circa due chilometri dell'abitato, lungo la strada verso Pescina.

Il libro redatto dai procuratori della chiesa di Santa Maria di Piediponte, attualmente chiesa cimiteriale, permette di ricostruire attraverso le circostanziate annotazioni le vicende che accompagnarono la presenza degli agostiniani. Vi si legge che nell'anno 1608 una delegazione di Agostiniani scalzi della Provincia romana soggiornò in paese per stipulare una «conventione» con i responsabili della comunità locale. L'incontro pose le premesse per il futuro stanziamento di una comunità di religiosi e l'edificazione del convento nei pressi del santuario di S. Maria di Corbarola.

Questa chiesa, ubicata a poca distanza dalle mura del borgo di Cerchio, fu eretta nella seconda metà del Cinquecento. Tuttavia il culto alla Madonna delle Grazie, l'altro appellativo per S. Maria di Corbarola, risale probabilmente ad un'epoca molto più antica. La delegazione romana degli Agostiniani scalzi giunse in paese l'8 novembre 1608. I frati stipularono la convenzione il 10, che venne rogata dal notaio Giovanni Ferrante Rico di Aielli e fu sottoscritta dai massari di Cerchio, Giovanni Antonio d'Amore e Censo di Ottaviano, e dai PP. fra Giuliano di S. Maria, Vicario generale dell'Ordine, e fra Simone di S. Croce, Vicario del convento di S. Nicola di Tolentino di Roma. L'arrivo dei frati tuttavia andò per le lunghe tant'è che venne ratificato altro istrumento nel 1614 con nuove clausole. In forza di questo atto la Comunità consegnava ai PP. fra Enodio di sant'Agostino e fra Santo di S. Giovanni Battista di Roma la chiesa di S. Maria di Corbarola, «colla presentia et intervento di Giovanni Battista Tucciero e Pasquale di Martellozzo», procuratori ed economi della chiesa. Si poneva inoltre la «conditione che detti Padri siano tenuti et obligati di servire et haver cura in divinis» anche nella chiesa di S. Maria di Piediponte.

Il numero dei frati fu portato a dodici rispetto agli otto pattuiti nella prima convenzione, provvedendoli «di vitto e vestito» secondo i canoni dell'Ordine e concedendo loro un orto e l'uso dell'acqua di Fonte Vecchia, «per adacquar l'horto e per bere». Il convento venne eretto accanto alla chiesa di S. Maria di Corbarola dopo alcuni anni e intorno al 1619 la presenza agostiniana divenne stabile.

Tra le relazioni raccolte durante l'inchiesta sugli ordini religiosi voluta da papa Innocenzo X e conservate nell'Archivio Segreto Vaticano si scopre anche quella relativa al convento di S. Maria di Corbarola. Quella relazione offre un quadro completo sulla situazione della comunità monastica di Cerchio: «Il monasterio delli frati scalzi del ordine di Santo Agustino situato nella terra di Cerchio della diocese di Marsi nella Provincia di Abruzzo fora della terra nel borgo in strada publica; fundato ed eretto l'anno 1619 col consenzo, et autorità del vescovo monsignor Peretto, et del Università, con li assignamenti et patti infrascritti, che detta Università si è obligato per qualsivoglia anno per il sostentamento di dodeci frati, cioè venti ducati l'anno per la pietanza, sei some di grano, venti some di mosto, quaranta bucali d'olio, et una soma di legna à foco spetiaria, et medico.

Et perché detta Università si ritrova assai impoverita che non pole dare (onninamente) ogni cosa et in sei anni quattro se ne sono hauti et li altri doi non si è hauto niente per impossibilità et di tutto questo che detta Università dà non ci è obligo nessuno ma solo per sostentamento di detti dodeci religiosi. Hà la chiesa sotto il titolo et invocatione di Santa Maria delle Gratie di Corbarola con la sacrestia dietro l'altare magiore et anco un'altra stanza avanti la sacrestia. Il convento già sta in forma di claustro con le muraglie principale fondate da fondamenti. In primis vi è un dormitorio doppio con quattordeci camere il coro et la stanza del foco. Un altro dormitorio semplice con otto camere tutti finite et l'altra parte del dormitorio da finirse et ci manca una parte della muraglia con le volte et tetto. Un altro dormitorio tutto un corritoro fatto à logia. Un altro dormitorio n'è fatta solo che una muraglia principale che serra tutto il claustro. Il monasterio d'abasso ci si ritrovano tante stantie v'è il refettorio con una dispenza dietro, avanti il refettorio un stantione, con la cocina appresso dietro alla cucina la stanza delle legna et appresso la stanza delle vasche con acqua corrente per la fare la bucata, et appresso la cantina.

L'anno 1619 col autorità di monsignor vescovo et del Università vi fu prefisso il numero di dodeci religiosi cioè sacerdoti numero sei, et serventi di numero sei, et di presente vi habitano di famiglia sacerdoti numero sei e laici professi numero sei fra Agustino Maria di S. Martino priore romano fra Michel'Angelo dell'Epifania sottopriore di San Benedetto di Fermo fra Giovanni Francesco di S. Riccardo di Cortona lucchese fra Maurelio di S. Giorgio della Rocca di San Casciano di Fiorenza fra Antonino di S. Paulo di Monte di Villa lucchese fra Bonaventura di S. Giuseppe di Cardosa lucchese tutti sacerdoti. Laici professi fra Stefano di S. Gelasio fermano della Marca fra Atanasio di S. Maria Madalena della Ripa Transona fra Giovanni di S. Bartolomeo di Cerchio fra Fulgentio di S. Simpliciano di Paganica del Aquila fra Giulio di S. Lucretia romano fra Sebastiano di Gesù di Cortono lucchese. Posside terreni lavorativi in quantità e misura di quartare trenta cinque et ogni quartara è una soma conforme al paese, i quali raguagliandosi la vendita delli sei anni precedenti si calcula che vendeno ogni anno un anno per l'altro some di grano trenta cinque cioè facendolo loro detti Patri à loro spese et un ano per l'altro si apprezza scudi alla romana tre et menzo. Di biada non se ne raccoglie niente. Legumi non se ne semina altro che qualche poco nel orto cioè dentro della clausura quale si mangia conforme vengono. Lini et canepe non ne possedemo niente. Legna grosse et minute non ne habbiamo. Regagli et frutti ne habbiamo et raccogliemo tanto quanto basta per l'uso del convento. Castelli niente etc. Possiedemo vigne quartara tre et otto coppe et un anno per l'altro à farle à nostre spese fruttano some cinquanta di vino, et la soma si stima un anno per l'altro giulij dodeci. Possedemo doi case dentro alla terra et ogni anno l'uno con l'altra se ne cava venti cinque giulij. Stalle numero sei due delli quali sono casarini cioè senza tetto et le altre quattro servono per uso del convento, et non se ne cava cosa alcuna.

Molini, et altre cose niente. Luoghi di Monti niente etc. Possiedemo doi censi uno di quaranta scudi quali fruttano trenta otto giulij con obligo di una messa il mese un altro di cinquanta ducati quali fruttano quaranta sette pauli et mezzo et non ci obligo alcuno. Item il convento di elemosine incerte ma consuete da diversi benefattori pane vino oglio legumi et altre cose che reducendo il tutto à moneta, e raguagliando gli anni come sopra si calcula che ascendino ogni anno scudi cinquanta. Possedemo il giardino del convento et un quartaro di prati i quali fieni servono per le nostre bestiami. Oliveti selve et altre non habbiamo niente. Possedemo tre bovi quali servono per lavorare le sudette terre del convento pecore cinquanta le quale pecore tanto la carne, lana et cascio servono per uso del convento et frati che ci demorano. Il monasterio ha peso di messe perpetue tre al mese et una la settimana l'anno sono ottanta otto et una messa l'anno per obligo della sacrestia. Però messe temporali non ne habbiamo. Anniversarij ne anco. Delle suddette messe manuali et quotidiane sino al presente giorno sono adempite tutte et non restano da celebrarsene nessuna et le messe quotidiane che giornalmente si celebrano nel nostro convento ne habbiamo baiocchi sei per ciascheduna messe. Il convento non è gravato di resposte di canoni. Censi passivi niente. Censi passivi vitalitij niente. Debito alla Camera et alla Religione niente. Item debiti contratti per diverse cause niente, etc. Item per pesi di fabrica et di risarcimento del convento un anno per l'altro dodeci scudi in circa.

Et rispetto al compimento della fabrica la quale è obligata la Università la qual fabbrica se l'Università stesse bene et che non fosse tanti achariati in doi anni si finiria. Per spesa della sacrestia per olio et cera venti scudi l'anno. Item ha dispeso ordinaria di vitto cioè di pietanza quattro scudi il mese il grano et il vino come di sopra nominato | servono tutto per uso delli frati et non si ne vende niente. Per il vestiario delli religiosi in comune un altro per l'altro perché il convento veste il religioso conforme ne ha bisogno un altro per l'altro scudi quaranta. Per medici et medicine la Terra è obbligata a pagarla. Per viatici tanto per occasione di Capitoli Generali per altro non ne habbiamo. Per carrozze cavalli, etc. non ne habbiamo. Per spese vittuali et procurationi in occasione di visite non ne habbiamo. Per alloggi et hospitij niente, etc. Item per spese straordinarie come di biancharie letti et altri mobili di casa et di cucina un anno per l'altro dieci scudi. Noi infrascritti col mezzo del nostro giuramento attestiamo di haver fatto diligente inquisitione et recognitione dello stato del monasterio suddetto et che tutte le cose espresse di sopra et ciascuna di essa sono vere e reali, et che non habbiamo tralasciato di esprimere alcuna entrata ò uscita ò peso del medesimo monasterio che sia pervenuto alla nostra notitia. Et in fede habbiamo sottoscritto la presente di nostra propria mano et signata con il solito sigillo questo di 2 di marzo 1650.

Io fra Agostino Maria di S. Martino romano priore mano propria.

Io fra Michel'Angelo dell'Epifania fermano sottopriore.

Io fra Maurelio di Santo Giorgio affermo come di sopra».

Il convento di S. Maria di Corbarola non subì la soppressione. Negli anni a seguire la comunità agostiniana si radicò sempre meglio nel tessuto cittadino, consolidando la situazione patrimoniale grazie ai lasciti di beni e di terreni. Nel Settecento si avvierà un lento declino, che sfocerà nella soppressione del 1776.

L'edificio è stato adibito a Museo Civico, ma dopo il terremoto è stato dichiarato inagibile.