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COnventi agostiniani: Cori

Interno della chiesa di S. Oliva del convento di Cori

Interno di S. Oliva

 

 

CONVENTO DI S. AGOSTINO DI CORI

 

 

 

Cori è una città del Lazio meridionale dove la presenza agostiniana si materializza nel complesso monumentale di Sant'Oliva, con la chiesa patronale e l'annesso convento rinascimentale. Nel 1466 gli agostiniani riuscirono finalmente a ottenere, grazie all'intervento del Priore Generale Ambrogio Massari, nativo di Cori, il permesso di trasferirsi dal vecchio monastero, in una nuova struttura che doveva essere costruita accanto alla chiesa di S. Oliva. Negli ambienti agostiniani Cori è conosciuta particolarmente per uno dei suoi figli più illustri, che è stato una figura eminente anche nelle vicende dell'Ordine: Ambrogio Massari da Cori, detto il Coriolano (circa 1432-1485). Raggiunto il grado di Maestro in teologia, gli vennero affidati i più alti incarichi, fino ad essere eletto Priore Generale (1476-1485). Professore di filosofia e di teologia all'Università di Roma, fu storico, fecondo scrittore in molteplici discipline come i grandi umanisti del tempo, predicatore e diplomatico. Riformatore dell'Ordine, fu una delle figure più insigni dell'umanesimo cristiano del XV secolo, i cui migliori rappresentanti provennero proprio dall'Ordine agostiniano ed in particolare dai due principali centri di Firenze e di Roma.

Icnografia del convento di Cori

Icnografia del convento

Il chiostro è certamente l'elemento più interessante di questo complesso: con al centro un pozzo ha una forma quasi perfettamente quadrata. Il chiostro del convento è a forma quadrata e si sviluppa su due piani: il portico inferiore con colonne di tipo ionico e il loggiato superiore con capitelli istoriati da Antonio da Como (1480). Gli affreschi del livello inferiore sono del Seicento e illustrano storie della Vita di sant'Agostino e della madre Monica, di san Nicola da Tolentino e di sant'Oliva da Anagni.

Gli ambienti conventuali si dispongono su due piani: al piano terra si trovano la primitiva sagrestia, la sala capitolare, la cantina. Al piano superiore si trovavano le celle dei frati, il refettorio e l'appartamento cardinalizio. Massari si servì delle migliori maestranze per dare vita a un insediamento senza confronti nella regione.

La loggia del chiostro conserva un eccezionale ciclo scultoreo nella serie dei 27 capitelli marmorei figurati con una complessa serie di immagini e simboli: l’opera, ispirata ai principi teologici ed estetici di matrice agostiniana, è datata 1480 e firmata da Antonio da Como. La Sala Capitolare presenta due lunette affrescate databili agli anni Novanta del XV secolo, in quella a sinistra è raffigurata la Crocifissione tra la Vergine dolente e sant’Agostino, in quella a destra sono i santi Nicola da Tolentino, Oliva e Monica. Il museo espone iscrizioni, statue, ceramiche, bronzi, documenti archivistici, stampe del Sette-Ottocento e riproduzioni fotografiche e plastici dei monumenti più insigni di Cori.

La realizzazione di questa struttura conventuale fu possibile grazie alle donazioni del Cardinale Guglielmo d'Estouteville, a quel tempo Vescovo della diocesi di Ostia e di Velletri.

Il cardinale Guillaume d'Estouteville, protettore dell'Ordine, nonché amico e collaboratore di tre pontefici (Pio II, Paolo II e Sisto IV), cadde in disgrazia del quarto, Innocenzo VIII, che lo fece incarcerare in Castel Sant'Angelo, ove morì, dolore confectus nel 1485: una delle tante, oscure tragedie nella fase di passaggio dal Medioevo all'età moderna. La sua generosità è stata ricordata con l'apposizione del suo stemma sulla porta d'ingresso del chiostro e nei tre capitelli centrali del secondo ordine. Degna di nota è la soluzione d'angolo, modernissima, per quel tempo: un pilastro quadrato con addossate due semicolonne.

Due iscrizioni su due basi delle colonne dell'ordine superiore, ricordano l'autore, Antonio da Como, e l'anno, il 1480, del completamento dei lavori.

La figura del Coriolano da sola sarebbe sufficiente a dare importanza alla presenza eremitana in Cori, ma nel caso di Sant'Oliva essa è da intendere come artefice di una rifondazione spirituale e materiale della locale comunità monastica. La sua opera, che si concretizza nel complesso architettonico e nei programmi decorativi di Sant'Oliva, ci offre una completa panoramica temporale e spaziale della Cori agostiniana.