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COnventi agostiniani: Tolfa

Chiostro del convento di Tolfa

Chiostro del convento di Tolfa

Chiesa del convento di Tolfa

Chiesa del convento di Tolfa

 

 

CONVENTO Di SANTA MARIA DELLA SUGHERA DI TOLFA

 

 

 

Il Convento dei Padri Agostiniani è situato sul lato del cimitero e della Chiesa dedicata alla Madonna della Sughera: l'edificio sacro venne realizzato nel Cinquecento attorno ad un albero di sughero, dove due cacciatori ebbero l'apparizione della Madonna e del Bambino Gesù.

La costruzione del complesso agostiniano fu voluta da Agostino Chigi, un nobile senese che sfruttò nel 1488, in successione a Giovanni di Castro, il fiorente produttivo territorio Tolfetano. Un importante punto di riferimento nella vita di Agostino Chigi furono gli agostiniani che, legati da sempre alla famiglia del mecenate, ebbero un'importante ruolo nella storia della chiesa della Sughera. A loro fu infatti affidata la custodia dell'immagine della Madonna nonché la cura spirituale dei lavoratori delle cave d'allume. Sin dall'apertura del complesso estrattivo infatti, si perpetuò la consuetudine di scegliere proprio tra gli agostiniani il parroco dei minatori.

Prima che per la chiesa della Sughera, gli agostiniani furono chiamati ad officiare le funzioni religiose nella cappella dei minatori de La Bianca. La famiglia Chigi era molto legata all'Ordine Agostiniano fin da XIII secolo, cui aveva dato diversi beati, benefattori e mecenati. 1l "Beato Chisio da S. Miniato di Toscana ... Beato Giovanni e Beata Angela, ma ancorchè sia stato decorato con titolo di Beato anco il proprio Cognome per questo Beato Ghisio ...".

I Chigi già intorno alla metà del XV secolo, possedevano anche un'altra cappella presso la chiesa agostiniana della SS. Trinità di Viterbo: "I signori Chisi di Viterbo fecero fare nella detta chiesa (della Trinità) un bell'altare di stucco tutto indorato, con un bellissimo quadro del Martirio di una S. Agata ... il quale altare stette in questa forma per molti anni ... e perché pareva a quelli ... che detto altare fosse fatto con poco decoro, essendo di stucco e né di pietra, come si è detto, si sono risoluti nel present'anno 1624 di buttarlo a terra, e fanno venire un altare, compito di Roma di pietre miste fine, assai nobile, e di non poca spesa, con aver tirato indietro l'Altare, e fatta una cappella sfondata con il medesimo quadro".

Questa costruzione è un esempio esemplificativo delle vicende del paese, dato che è un prodotto e un simbolo della ricchezza cittadina dovuta all'attività mineraria con lo sfruttamento industriale dell'allume che ha permesso l'avviamento di un'attività estrattiva a livello europeo.

Bisogna sottolineare parimenti che allo sfruttamento di questo prezioso minerale, se ne aggiunsero molti altri quali ferro, piombo, rame, argento, caolino, oro, gesso, ocre e cinabro. Qui avvenne anche l'eccidio, nel 1799, di cittadini che erano insorti contro l'occupazione francese.

Recentemente, dopo vari lavori di ristrutturazione, all'interno di questo affascinante agglomerato, è stato inaugurato il nuovo Museo Civico e la Biblioteca comunale.

Il complesso religioso, che ha subito diverse modifiche di struttura e stile, si presenta attualmente con questa configurazione: la prima cappella a sinistra per chi entra è dedicata a S. Anna; la seconda a S. Agostino e santa Monica; la terza a S. Giobbe. A destra la prima è dedicata a S. Tommaso da Villanova; la seconda a S. Rita da Cascia; la terza a S. Antonio Abate. La chiesa ha copertura a volta con dipinta un'assunzione di Maria. Queste sei cappelle sono di impianto quadrilatero eccetto quella ottagona di san Nicola da Tolentino e comunicano tra loro attraverso passaggi ricavati nei muri divisori.

La famiglia Chigi aveva una particolare predilezione per gli agostiniani della Congregazione di S. Salvatore a Lecceto presso Siena alla quale Egidio Romano si era aggregato accrescendone la fama. La stessa famiglia si adoperava inoltre per riuscire a unirlo al Convento della SS. Trinità di Viterbo. L'intento di Chigi era quello di ripristinare il prestigio dell'Ordine agostiniano.

Gli agostiniani a Tolfa non ebbero una vita agiata: i loro introiti derivavano sostanzialmente sulle elemosine dei fedeli e dalle rendite del proprio fondo. Col passare del tempo essi acquisirono una serie di lasciti e donazioni di beni dai quali ottennero delle altre rendite.

La decadenza del cenobio degli agostiniani è riscontrabile in una relazione posteriore al 1778 di Tommaso Bonasoli (AGA, Notitie della feligione agostiniana e della Provincia Romana di S. M.ro Tomaso Bonasoli figlio del convento di Anagni nel 1780, ff. 456-457. Vedi appendice VI) che evidenzia come le entrate del convento che nel 1652 ammontava a 1108 scudi, nel 1717, fossero diminuite a soli 500 scudi.