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CONVENTI agostinianI: Genova

Affresco nella chiesa di S. Maria della Cella, staccato dalla chiesa di S. Agostino a Genova

Affresco nella chiesa di S. Maria della Cella, staccato dalla chiesa di S. Agostino

 

 

CONVENTO DI S. AGOSTINO A CELLA

 

 

 

Una duratura tradizione lega l'origine della chiesa e del convento agostiniano al borgo di Sampierdarena. Talora si è accostato in via ipotetica la sua esistenza all'anno 725, quando le spoglie di sant'Agostino furono trasportate da Cagliari a Pavia, la capitale del regno Longobardo. Questa chiesa però non è ricordata da Jacopo da Varagine (1298) in relazione alla vicenda dei resti di Agostino. La donazione di questo insediamento a san Pietro in Ciel d'Oro venne confermata dagli imperatori Ottone III nel 996, e Corrado II, nel 1033.

L'assenza di brani decorativi anteriori al Mille e la difficoltà di eseguire scavi in spazi così ristretti e vissuti hanno finora impedito di determinarne la fondazione. Lo spazio interno della chiesa annessa al convento è ripartito in due campate con volte a crociera. L'abside mantiene una struttura originale al periodo di costruzione. All'esterno solo le monofore sono originali, mentre gli archetti pensili e le lesene sono posteriori.

Con l'edificazione della chiesa di Santa Maria della Cella la piccola chiesa di sant'Agostino venne inglobata nel chiostro e forse adibita a camera sepolcrale tra la fine del X o del secolo XI. Gli ambienti interni erano decorati da affreschi che sono stati staccati ed attualmente sono esposti nella Sala Capitolare di Santa Maria della Cella. Si conservano una serie di episodi della vita di Cristo tra cui l'Ultima Cena, che in origine erano collocati nella parete settentrionale della chiesa di sant'Agostino.

 

E' probabile che la chiesa sia stata ridedicata quando gli Agostiniani si sono insediati, nel 1442, in S. Maria della Cella. Subito a mare della cappella, all'inizio del Duecento è stata eretta S. Maria della Cella, quale chiesa gentilizia di un ramo dei Doria. Le modifiche più significative di Sant'Agostino sono dovute all'inglobamento della chiesetta nel chiostro della chiesa maggiore e alla trasformazione in camera sepolcrale. I bombardamenti del 1944 hanno distrutto il chiostro e lasciato quasi intatta la chiesetta.

 

 

 

CHIESA DI SANTA MARIA DELLA CELLA E SAN MARTINO

di Andrea Leonardi

 

Il complesso sorge nella zona sud-orientale di Sampierdarena, a poca distanza dalla linea costiera e dall'antico asse viario (via Dottesio e via D'Aste) su cui insistono le cinquecentesche ville dell'aristocrazia genovese. L'accesso attuale alla chiesa è stato realizzato nel 1860 con l'apertura di via Andrea Doria (oggi Giovannetti). La chiesa odierna trae la sua origine da una precedente costruzione menzionata con certezza per la prima volta nel 752, anno in cui le ceneri di Sant'Agostino, provenienti dall'Africa, sbarcano nei dintorni di Genova durante il viaggio verso Pavia: è probabile che la primitiva chiesetta venisse restaurata in quella occasione per volontà del re longobardo Liutprando. La chiesa di Santa Maria della Cella, che trae nome dalla preesistente cappella, è costruita tra il 1206 e il 1213 per volontà di Jacopo di Borgo e Battistello Doria: l'edificio, con una struttura praticamente identica all'attuale, a tre navate, viene posto sotto l'alto patronato dei Doria; nel 1436, per decisione di papa Eugenio IV, lo stesso viene incorporato al monastero di San Benigno, sei anni dopo passa agli Eremitani lombardi, di regola agostiniana, cui rimane fino al 1797. Nel 1453, il corpo di fabbrica duecentesco è trasformato per iniziativa di Bartolomeo Doria, dando le attuali dimensioni al coro. Al primo periodo dell'insediamento agostiniano risale anche la sistemazione del chiostro, di cui rimangono poche tracce, simile ad altri edificati a Genova nel medesimo tempo. A partire dal Cinquecento, sempre i Doria propiziano la trasformazione del volto gotico di Santa Maria della Cella con la sistemazione del coro a sacrario tombale della famiglia. Al 1639, risale la costruzione della cupola. Nel 1797, la necessità di disporre di una chiesa parrocchiale induce il governo democratico della Repubblica Ligure ad allontanare gli agostiniani.

Anche nel corso dell'Ottocento la chiesa subisce parecchie trasformazioni, in particolare, nel 1850, si procede all'allungamento della navata e alla sistemazione della facciata. In anni più recenti si è dovuta lamentare la perdita di buona parte del chiostro, già colpito dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale, sostituito da un edificio che ricalca solo vagamente le arcate originarie. La chiesetta di Sant'Agostino fu decorata tra la fine del XII e il principio del XIII secolo con un ciclo di affreschi, dedicati alla vita di Cristo, i cui resti sono ora conservati nel salone parrocchiale. Praticamente nulla resta della decorazione del primo insediamento agostiniano. Intorno al 1650, l'Ordine dà mandato a Domenico Fiasella per ornare la volta del presbiterio con un soggetto, i Misteri di Maria, suddiviso in dieci medaglioni. La restante decorazione della chiesa, con scene della vita di San Martino, risale alla seconda metà dell'Ottocento ed è dovuta a Nicolò Barabino, anche autore della celebre Madonna dell'olivo. Tra le altre testimonianze artistiche, la Madonna col Bambino e San Giovanni di Luca Cambiaso e il San Bernardo da Chiaravalle in preghiera davanti al Crocefisso di Giovanni Battista Castiglione detto il Grechetto.