Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Conventualismo > Monasteri > Italia > Ventimiglia

Conventi agostiniani: Ventimiglia

Convento di sant'Agostino a Ventimiglia

Convento di sant'Agostino

 

 

CONVENTO DI S. AGOSTINO A VENTIMIGLIA

 

 

 

Nel 1349 il nobile Babilano Curlo, nativo di Ventimiglia, per volontà testamentaria, affida al fratello Nicolò, appartenente alla comunità degli Eremitani di S. Agostino, una somma necessaria per l'edificazione di un convento agostiniano.

Questa disposizione fu soddisfatta solo un secolo e mezzo dopo, nel 1487, quando il Vescovo Alessandro di Campofregoso concesse al Padre Giovanni Battista Poggio e a frate Angelo da Ceva la cappella di S. Simeone e il terreno annesso, per erigere la chiesa e il monastero sub vocabulo Beatae Mariae de Consolatione. Il 22 novembre dello stesso anno i religiosi ottennero la licentia pontificia con breve del Papa Innocenzo VIII.

Grazie al contributo degli abitanti di i Ventimiglia il complesso fu costruito in capo a tre anni e venne benedetto dal vescovo nel 1490.

A forma di quadrilatero, il convento comprendeva un chiostro con volte a crociera sostenute da 24 colonne ottagonali e 4 strutture angolari portanti in laterizio. A pianterreno, oltre alla funzione di deambulatorio, il chiostro ospitava anche alcuni locali ad uso comune come il refettorio, la cucina, la sala capitolare. Il chiostro racchiudeva il Giardino dei frati al cui centro stava una fontana per le abluzioni funebri dei monaci defunti che, tramite una porta del lato nord del chiostro venivano inumati in un cimitero dei frati. Al piano superiore erano collocate quattordici celle e la foresteria. I religiosi residenti erano nove: sei sacerdoti, un chierico e due conversi. Tra il 1656 e il 1661 venne costruita l'ala occidentale del convento per far posto alla biblioteca di Padre Angelico Aprosio (1607 - 1681), un monaco nativo del luogo che contribuì a elevare culturalmente la presenza agostiniana. Un esempio ditale rinnovamento culturale è l'istituzione della Accademia degli Oscuri nel 1688 ad opera del priore Domenico Antonio Gandolfo. Il convento raggiunse il suo massimo splendore tra XVII e XVIII secolo.

Purtroppo, a seguito delle idee introdotte dalla Rivoluzione francese, la nuova Repubblica Ligure soppresse nel 1798 il convento degli agostiniani mentre la Chiesa fu chiusa e spogliata dei preziosi arredi sacri di cui era dotata. Mons. Lorenzo Biale, Vescovo di Ventimiglia riuscì tuttavia ad ottenere dal governo sabaudo la riapertura della chiesa e del convento che divenne, dal 1843 al 1867, sede del Seminario vescovile. ma la nuova destinazione durò poco perchè purtroppo il convento, secondo la legge del 1866, seguì la stessa sorte dei beni ecclesiastici incamerati dallo Stato italiano e fu in parte adibito a carceri, in parte destinato all'abitazione del Parroco.

Nei locali del convento, già sede della grande Biblioteca Aprosiana, trovano oggi sistemazione vari uffici e strutture di pubblica utilità. Spogliata dei suoi preziosissimi reperti, la biblioteca Aprosiana è attualmente collocata in una sede nel centro storico, in attesa di una migliore sistemazione nella sua primitiva collocazione.

Padre Angelico Aprosio, in una sua opera edita a Bologna nel 1673 sotto lo pseudonimo di Cornelio Aspasio Antivigilmi, riporta due documenti che riguardano la fondazione del convento. Il primo è la licentia (datata 22 novembre 1487) con la quale Papa Innocenzo VIII concede l'autorizzazione a costruire sulla detta chiesa di S. Simeone un monastero per i frati dell'ordine agostiniano con annessa chiesa, campanile, capitolo, dormitorio, refettorio, giardini et aliis officinis necessariis. Il secondo documento è l'atto sottoscritto dal Vescovo Alessandro di Campo Fregoso in cui annuncia di aver posato la prima pietra della chiesa su invito di Padre G. B. Poggio alla presenza del Notaio, del Cancelliere di alcuni Canonici.

In tale atto si afferma che verranno concessi 40 giorni di indulgenza a coloro che avessero visitato la chiesa in determinati periodi dell'anno e offerto pias elemosinas per la costruzione dell'edificio.

 

 

Descrizione di padre Angelico Aprosio

Padre Angelico Aprosio descrive accuratamente il convento di S. Maria della Consolazione: "detto da tutti volgarmente S. Agostino. E per dire qualche cosa intorno ad essa Chiesa e Monastero sono situati in maniera che la prospettiva loro risguarda il mezzogiorno. La lunghezza della muraglia arriva a CCXXV palmi, LXVI de' quali sono della Chiesa situata dalla parte Occidentale: siccome dall'opposta da non molti anni in qua si vede edificata la Libraria, che unita a quella tramezzata dal Chiostro, per dritta linea, porge bellissima prospettiva a gli occhi de' veditori o passino per terra o per mare: la spiaggia del quale non sarà più lontana, per istrada diritta, di quanto potrà arrivare di volata un tiro di moschetto ..."

Aprosio nella sua opera Descrizione Letteraria fornisce parecchi ragguagli sullo stato del convento: "... inanzi ad esso Convento e Chiesa è una bellissima piazza, che può esser di larghezza l palmi, avendo a canto la strada Romana che è XXXIII che la fa apparire con questa giunta assai maggiore." A meridione della strada sorgevano altri edifici, forse una torre o casa torre a guardia del complesso di cui si vedono alcune tracce superstiti in abitazioni adiacenti.

"Nel mezzo - continua Aprosio - sta un portone per salire in dormitorio, posto anco in mezzo di due altre porte, una delle quali serve per entrare nella stanza de' Tini e l'altra è per il Capitolo, rispondente ad un'altra da cui s'esce per entrare in una possessione, dalla quale sono soliti raccogliere olio, vino, frumento con qualche frutti, cose tutte necessarie all'umano sostentamento. L'altezza del Chiostro sarà passi XVII o poco meno. Il Capitolo è passi XXIII in quadro, la cui altezza sarà XIX. In questo si radunano i Religiosi prima di andare a mensa e si leggono le Costituzioni accioché non s'ignori da ci che sia quello a che ciascuno è obbligato. Sono in questo non meno le porte del Refettorio che quelle della Cucina e della stanza del Panettiere che hanno in mezzo un'apertura per la quale escono le pietanze e quelle poche vivande che da un Monastero a Religiosi che d'ogni ben tenue nodrimento vivon contenti,si posson somministrare. Sono di tal qualità che mangiano per vivere, non vivono per mangiare. Hanno Refettorio che può avere passi XLV di lunghezza ed è alto come il Capitolo. Ci sono tre mense, una in capo sopra della quale si vede una tavola in cui è dipinta la Cena del Signore cavata da altra copia di Luca Cambiaso ... La principale serve per li Sacerdoti in mezzo de' quali siede il Priore; una per il Chierico e per li Conversi e la terza per gli ospiti che non sono della Congregazione. Sono in tutto sei Sacerdoti, un Chierico e due Conversi e compiono il numero assegnato dalla Sacra Congregazione deputata da Papa Innocenzo X. Io farei torto al convento ed alla città se tacessi come in esso nel 1638 ci fu celebrato il Capitolo Generale della Congregazione ove concorsero li Padri principali di essa e nello spazio di 15 giorni, che durò, furono tenute tre Cattedre di Conclusioni Teologiche, nelle quali si segnalarono molto li Maestri e loro Discepoli; si sentirono eloquentissimi Panegirici delle lodi de' Santi e de Beati della religione, funzioni tutte allestite da Monsignor Lorenzo Gavotti allora Vescovo della città, ora Arcivescovo di Negroponte, che favorendo non solo con la presenza ma con l'argomentare a tutte le Dispute onorò que' Congressi più di quello avrebbero fatto altri famosi letterati. A canto a detta mensa sono due porte, una delle quali serve per dare l'ingresso alla dispensa ed alla cantina, servendo l'altra per commodità segreta d'ascendere in Dormitorio, al quale si va col mezzodi due scale, la prima di XIII e la seconda di IX scaloni, avendo la prima in faccia una mediocre finestra incontro la porta e l'altra la fianco dalla parte di Tramontana un finestrone, che con altro corrispondente da quella di Mezzogiorno si viene ad incrocchiare il Dormitorio, essendone altri a capo ed a piedi. La longhezza di esso è di palmi CLIX e la larghezza di XII si come l'altezza XVII. Sono in esso XIV celle, IIX a Tramontana e VI a Mezzogiorno. Dall'altra parte di Tramontana ce ne sono tre che servono per Forestaria, più bella della quale non se ne trova in Congregazione. Ma di questa e del Fondatore non si mancherà di favellare in appresso ed a luogo più opportuno, sì come d'un altro Dormitorio di pari lunghezza ma che averà le Celle solamente dalla parte orientale ..."

 

Padre Angelico Aprosio

Nato da nobile famiglia ventimigliese il 29 ottobre 1607,  Ludovico Aprosio entrò nel 1623 nel noviziato degli Eremitani di S. Agostino a Santa Maria della Consolazione a Genova, cambiando il suo nome Ludovico in Angelico. Innamorato di cultura letteraria, raccolse nella sua vita numerosissimi libri fondando la prima biblioteca pubblica della Liguria, costruita appositamente nel convento agostiniano di Ventimiglia nel 1648. A quest'opera Aprosio dedicò gran parte della vita, ampliandola e componendovi suoi lavori sino alla morte avvenuta nel 1681. Nel 1797 la biblioteca aprosiana ricca di oltre 6000 volumi, incunaboli e manoscritti rari, per un decreto della Nuova Repubblica Ligure fu in parte assorbita dalla Biblioteca Nazionale di Genova e in parte donata al Comune di Ventimiglia.

 

 

 

 

CONVENTO E CHIESA DI NOSTRA SIGNORA DELLA CONSOLAZIONE

di Andrea Leonardi

 

Fondato da Innocenzo VIII nel 1487, costruito nell'acquitrinosa piana detta della Bastia a levante del fiume Roia, il complesso agostiniano, diventato fulcro dell'espansione della città contemporanea, si trova ora in pieno centro, in via Cavour. I lavori per il convento iniziano nel 1487, a fasi alterne riprendono nel 1522 e poi nel Seicento; l'andamento incerto della fabbrica è segnalato anche da padre Angelico Aprosio (1607-1681): “ancorchè non fusse formato in un medesimo tempo, ma quando ne fusse edificato un pezzo e quando un altro, non è riuscito in tutto mala architettura” (Biblioteca Aprosiana, passatempo autunnale di Cornelio Aspasio Antivigilmi, Bologna 1673, p. 45). In forma di quadrilatero, è dotato di un grande chiostro, le cui volte a crociera sono sostenute all'inizio da 24 colonne ottagonali e da 4 strutture angolari portanti, tutte in laterizio. Su due lati, a pianterreno, il chiostro serviva da deambulatorio, mentre gli altri due lati erano occupati dai locali di vita comune (sala capitolare, cucina, refettorio ecc.); il piano superiore ospitava invece le celle dei monaci e la foresteria. Tra il 1656 e il 1661 è sopraelevata l'intera ala occidentale del convento per far posto, tra mille polemiche, alla grande biblioteca del padre Aprosio: la Relazione sullo stato dei conventi del 1650 parla di una “libreria fabbricata di nuovo” ma priva “ancora di libri destinati ad essa”.

L'Aprosio stesso informa poi dettagliatamente sui problemi incontrati: “arrivato a Ventimiglia” si accorge che “la fabbrica primiera riusciva molto angusta per capire così gran raccolta di libri onde si stimò necessario fabbricare un'altra maggiore (…) tanto che perduta la forma di speziaria si cominciò qual'era a raffigurar per libreria” (Biblioteca Aprosiana cit., p. 187). Insieme alla chiesa a tre navate la struttura riflette ancora la situazione originaria nonostante i successivi interventi per le diverse destinazioni d'uso cui è stato sottoposto dall'Ottocento a oggi: chiuso nel 1798, nel 1818 la chiesa è riaperta al culto e il convento destinato a Seminario, nel 1866 diventa carcere e solo nel 1967 torna alle opere parrocchiali. La chiesa, consacrata nel 1587, riprende lo stile tardo-gotico delle chiese conventuali, caratterizzata da una suddivisione a tre navate, coperte con volte a crociera e sostenute da cinque pilastri compositi. In origine, lo spazio era dotato di dieci altari laterali dedicati a San Nicola da Tolentino, a Santa Croce (poi Sant'Agostino), alla Madonna del Rosario, al Santissimo Crocifisso, a San Raffaele, a Santo Stefano protomartire, a Santa Maria Maddalena, a San Nannoso, a Santa Maria Addolorata e a San Cristoforo.

Gli interventi di ripristino successivi al terremoto del 1887 hanno condotto alla completa trasformazione della decorazione degli spazi secondo i canoni del neo-gotico e del gusto romantico mantenuti anche dopo il bombardamento aereo del 1944. Tra le principali e più interessanti testimonianze, il Crocifisso ligneo quattrocentesco, a destra nella prima campata, la tela di Gio: Andrea De Ferrari con Tobiolo e l'angelo, e la tavola con Sant'Agostino in trono fra i Santi Giovanni Battista e Antonio Abate, attribuita al Pancalino, ubicata nella barocca cappella Galleani.