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CONVENTI agostinianI: CASORETTO

Affresco della Madonna Bianca

Affresco della Madonna Bianca

 

 

CANONICA DI S. MARIA BIANCA A CASORETTO

 

 

 

La Canonica di Casoretto risale all'anno 1404, quando Pietro Tanzi, proprietario di una chiesetta dedicata a Santa Maria Bianca, chiede alla congregazione dei Canonici Lateranensi di Santa Maria della Frigionaia di Lucca l'invio di alcuni religiosi per officiarvi. Nel 1406 è eletto come primo priore di Santa Maria Bianca don Pietro Orido da Padova. Oltre al priore sono presenti altri due religiosi: don Taddeo da Bagnasco e don Gregorio da Lucca.

La chiesa e il monastero di Casoretto nel Quattrocento sono una importante sede dei Canonici Regolari Lateranensi, attivi anche a Milano nella chiesa di Santa Maria alla Passione. I Canonici seguono la regola di sant'Agostino che era stata introdotta da papa Gelasio I. I canonici di Frigionaia avevano scelto la povertà come norma di vita: tale congregazione sarà approvata da Martino V nel 1431.

In principio i religiosi di Casoretto risiedono in un villa di proprietà del Tanzi; solo nel XVI secolo inizia la costruzione del chiostro attiguo alla chiesa. La costruzione della chiesa risale al 1470-1480 ed è stata attribuita ai Solari, famiglia di architetti lombardi che lavorano anche a Santa Maria delle Grazie e San Pietro in Gessate.

Testimonianza preziosa del XV secolo è il bellissimo affresco di autore ignoto raffigurante la Madonna della Misericordia o Madonna Bianca a cui è titolata la chiesa. La Vergine Maria è ritratta in atto di adorare il Bambino Gesù, disteso sull'erba. Bellissima è la raffigurazione della Madonna, vestita di un abito candido bordato d'oro; più semplice il disegno del Bambino Gesù. Le scritte sul cartiglio furono manomesse in epoca seicentesca; attualmente si legge su di esso la frase: Ecce Maria genuit nobis Salvatorem (Maria ha generato per noi il Salvatore).

L'affresco è ubicato dal 1959 presso la cappella della Madonna Bianca della Misericordia. Precedentemente, il dipinto murale era collocato presso la quarta cappella a destra detta Dardanoni, dove fu traslato dall'antica cappella dei canonici presso il convento, il 17 aprile 1594. Solo quattro anni prima, nel 1590, in seguito a un presunto miracolo, i canonici dello stesso ordine dell'abbazia di Santa Maria della Passione a Milano avevano trasferito all'interno della loro chiesa l'affresco della Madonna della Passione. Si tratta di un soggetto ampiamente diffuso in area lombarda a partire dagli anni Settanta del Quattrocento, oltre che ad altre miniature di area lombarda, l'opera è strettamente imparentata con la miniatura della metà del XV secolo raffigurante la Madonna adorante il Bambino facente parte di uno dei due preziosi reliquiari provenienti dalla Certosa di Garegnano e conservati presso il Museo Diocesano di Milano.

Altra opera quattrocentesca importante è la pala Melzi, opera forse di Liberale da Verona. Il trittico raffigura al centro la Resurrezione di Cristo e nelle due tavole laterali, a destra il conte Giovanni Melzi presentato da san Giovanni Battista, a sinistra la moglie accompagnata da san Giovanni Evangelista. Nella lunetta sovrastante appare la figura di Dio Padre benedicente. Circa un secolo dopo, nel tardo Cinquecento, viene effettuata la copertura della navata centrale con volta a botte e la costruzione dell'altare maggiore. Questo intervento architettonico è stato attribuito a Pellegrino Tibaldi, architetto di san Carlo Borromeo, che sembra si ritirasse spesso in preghiera in tale monastero, come è dato intendere dall'epigrafe incisa sull'architrave di un portale che si trova nei pressi del chiostro.

Il testo dell'epigrafe rivela il profondo legame dei Canonici con il loro arcivescovo: «Questa casa, un tempo fu spesso cara a san Carlo, per questo è da noi monaci molto amata».

Di san Carlo Borromeo fu scoperto, nel 2001, un affresco seicentesco che lo raffigurava assieme a Federico Borromeo. Carlo è raffigurato sulla destra della parete, Federico sulla sinistra; in alto è raffigurato lo Spirito Santo. Sotto questa raffigurazione si leggono le parole latine Sapientia et Intelectus, quindi lo Spirito Santo è inteso qui come donatore di sapienza ed intelletto. Il convento di Casoretto sopravvive per quasi due secoli alla morte del santo cardinale suo protettore. Nel 1772 il cardinal Pozzobonelli decreta la soppressione delle canoniche di Santa Maria Bianca della Misericordia di Casoretto, San Giorgio in Bernate Ticino e Santa Maria Rossa di Crescenzago. A partire da questa data Santa Maria Bianca diviene coadiutoria di Turro. Don Gaspare Fossati, parroco di Turro, nel 1839 scrive al Regio Governo perché intervenga a riparare il tetto della chiesa. Nel 1927 la chiesa e il chiostro sono interessati dai lavori di restauro dell'architetto Annoni, che ridona alla facciata della chiesa il suo aspetto quattrocentesco. l'architetto. Per esigenze di spazio l'architetto Ugo Zanchetta demolisce nel 1942 le cappelle cinquecentesche e crea il coretto a sinistra dell'altare.

Il Chiostro di Casoretto, nonostante i rifacimenti ha la peculiarità del grande spazio architettonico posto a separazione degli archi a tutto sesto e delle bifore, tipologia non presente in altri chiostri coevi milanesi.