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CONVENTI agostinianI: Pavia santa Mustiola

I resti del complesso monastico di S. Mustiola a Pavia

I resti del complesso monastico di S. Mustiola a Pavia

 

 

CONVENTO DI S. MUSTIOLA A PAVIA

di Maria Teresa Limonta

 

 

 

La chiesa di Santa Mostiola è un ex edificio di culto cattolico situato presso il cosiddetto "Palazzo Reale" della città di Pavia in Lombardia, ormai cancellato dal tempo e trasformato in altri edifici, ma impregnato di storia. Anticamente c'era infatti una cittadella, una reggia signorile longobarda, fondata verso l'anno 500 da Theuderic, Teodorico, re dei Longobardi, distrutta nel 601 dal re Agilulf, Agilulfo, chiamato anche Agone da Gregorio da Tours, importante storico e agiografo dell'età merovingia e da Paolo Diacono, monaco cristiano, storico longobardo, citato come "dux Turingorum de Taurinis", capo di un gruppo di Turingi unito ai Longobardi quando il loro regno era caduto per mano dei Franchi, ricostruita ed ampliata dai successivi re longobardi e del Regno italico, sino alla distruzione, avvenuta a furor di popolo nel 1024. Un mito a lungo ripetuto a Pavia è quello detto "I Giardini del Re", vasto giardino racchiuso dietro un alto muro, all'epoca dei Longobardi concentrato nella parte centrale di Pavia, un rettangolo di verde tra via Corridoni, vicolo San Dalmazio e via Porta. L'area costituiva un ampio polmone verde, in pieno centro storico, irrigato dalla fonte perenne che sgorgava nell'attuale ufficio tecnico comunale di Pavia. Sorto vicino all'Anfiteatro, re Teodorico mostrò grande interesse per l'architettura e si fece costruire in città una splendida dimora per ospitare gli ospiti durante le battute di caccia, fece anche realizzare una lussuosa villa a Villareggio, "Villa Regia", piccolo centro agricolo vicino a Pavia. Da accurate altimetrie realizzate negli anni 1970-1980 l'Architetto Alberto Arecchi ha identificato come zona pianeggiante quella compresa fra il "Mons Joci" a sud (monte dei Giochi, che ospita attualmente la chiesa di San Primo) e il "Monte delle Cacce" a nord (che ospita oggi la chiesa di S. Maria alle Cacce).

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Nel 1641 il celebre architetto milanese Richini pose mano a rinnovare la chiesa secondo il nuovo gusto post tridentino. Purtroppo, con le invasioni napoleoniche, la chiesa venne sconsacrata nel 1797 e poi distrutta negli anni 1830-1840. Il convento rimase integro perché venne adibito sia ad Ospedale degli Infermi e sia destinato a caserma per la Cavalleria francese.

 

Arecchi ricorda che, secondo i testi classici, si svolgevano molteplici funzioni: i giochi, le cacce, gli scontri con animali feroci o comunque selvatici, infine i combattimenti tra gladiatori che saranno proibiti con l'avvento del Cristianesimo [1]. Nei cinque secoli della sua vita e prima del disfacimento, il Palazzo fu ampliato, rinnovato e arricchito. Ebbe uno spazio atto a giardini, che doveva sfruttare il pendio del terrazzo naturale, della posizione affacciata verso sud - est al Ticino, ora però modificato pesantemente dal tessuto umano. La ricerca ha scandagliato per mezzo del georadar il sottosuolo di quest'area: si scopre così il gioiello della chiesa romanica della Mostiola, il monastero anticamente abitato dai frati Eremitani di S. Agostino: la chiesa ormai non esiste più, rimangono antiche mura e pochi resti, oggi appartenenti all'Associazione Eucentre, il centro per gli studi sismici ed alla Fondazione Nascimbene, proprietaria dell'intero complesso.

Insigni studiosi hanno indagato le vicende di questa chiesa tra '800 e il '900, tra cui l'Annuario della Regia Università di Pavia [2], l'Archivio storico lombardo [3], Pietro Talini [4], Elia Gardini e Gaetano Capsoni [5], e più recentemente, da Marco Chiolini [6], da Anna Segagni Malacart [7], da Renata Demartini [8] e da Rosanina Invernizzi [9]. Interessanti sono gli atti di questa chiesa nell'arco che va dal X secolo al XVII secolo, studiati anticamente da Opicino de Canistris, detto "Aulicus Ticinensis", l'Anonimo Ticinese [10], da Girolamo Bossi nella seconda metà del XVI secolo [11], e, più da vicino, da Luigi Schiaparelli [12], soprattutto gli studi condotti da Rodolfo Maiocchi e Nazzareno Casacca [13].

Esigue invece le pergamene regestate riguardo al monastero, essenzialmente sono documenti e bolle papali studiati dell'Archivio di Stato di Milano: si indagheranno le scritture che vanno dal XIII secolo al XVI secolo, il fulcro dell'agire della chiesa di San Mostiola e dei movimenti dei monaci Eremitani di S. Agostino [14]. La chiesa, al pari di molti complessi sacri, non dispone di una documentazione sufficiente a chiarire la sua cronologia, certa era l'esistenza di un edificio sacro altomedievale sotto lo stesso titolo. I vocaboli usati nei diplomi del secolo X, in particolare i termini "abbatiae" e "monasteria" sono però generici, non consentono l'interpretazione precisa sia dell'organismo edifizio sia della sua funzione. Già nel 925 era attestata la presenza di una costruzione dedicata alla "Sancta Mustiola" tra le proprietà del vescovado pavese.

Infatti sui vari diplomi regi regestati da Luigi Schiaparelli si ricorda un atto, datato 18 luglio 985, a Pavia, dove Rodolfo II, Re di Borgogna e d'Italia [15] assegna speciali diritti alla famiglia Confalonieri (di antichissima origine, probabilmente legata all'officio di confaloniere, una prestigiosa carica, un alto magistrato in epoca medievale) e conferma alla chiesa di Pavia gli antichi privilegi [16]. Nel documento si diceva concedimus et confirmamus omnes terras et possessiones atque familias eidem sanctae ecclesiae, quas tunc, sicut supra dictum est, eadem sancta Ticinensis ecclesia (…) abbatiam (...) Sancte Mustiole (concediamo e confermiamo tutte le terre e possedimenti e famiglie della stessa santa chiesa, che poi, come si è detto sopra, la stessa santa chiesa del Ticino (...) l'abbazia (...) di S. Mostiola). L'umanista ed erudito pavese del XVI secolo Gerolamo Bossi fissava all'inizio del Duecento l'esistenza di questa chiesa come "prevostura", cioè l'ufficio di un parroco o preposto ("prepositus" o "prevostus") con privilegi speciali in una parrocchia [17] e nel 1254 la chiesa divenne dimora degli Eremitani di Sant'Agostino, anzi secondo l'autore la chiesa di Santa Mostiola "fu il primo luogo che essi Agostiniani avessero in Pavia in seguito all'abbandono da parte dei preti secolari" [18]. Per la verità, c'erano studiosi che non erano d'accordo con questa affermazione: ad esempio il Padre Romualdo Ghisoni di Santa Maria, nel suo corposo libro "Flavia Papia Sacra" faceva risalire la presenza degli Agostiniani in città al 1252 [19], mentre Luigi Torelli, un grande storico dell'Ordine agostiniano, sosteneva che gli Eremitani ospitati in Santa Mostiola erano quei frati della chiesa di S. Pietro in Ciel D'Oro, scacciati dai Canonici Regolari [20].

La conferma di questa sede agli Eremitani fu opera del Vescovo San Rodobaldo, (vescovo di Pavia dal 1230 alla morte, santo attestato da papa Leone XIII nel 1888) e della compilazione del "Codice Rodobaldino" [21] una raccolta di notizie inerenti le reliquie di Santi presenti nelle chiese pavesi. Nella seconda metà del XIII secolo la comunità rafforzò la propria potenza, ad esempio il 12 dicembre 1260, Rufinus et Paganus fratres de Sancta Mustiola vendono a fratri Nicholino de Mantua, de Ordine Fratrum Heremitanorum case e sedimi in Papia, in Porta Palacensi, in vicinatu sancte Mustiole, a Pavia nelle vicinanze di Santa Mostiola, nella zona di Porta Palacense [22]. Interessante notare che le mura di Pavia, erette a partire dall'epoca romana a protezione della città, sono state per diversi secoli costituite da quattro cinte, in particolare negli ultimi decenni del XII secolo iniziò il cantiere della terza cerchia muraria, che ampliò nuovamente lo spazio difeso da fortificazioni. Le porte principali di questa città erano nove e davano origine ai rispettivi quartieri nei quali la città era divisa, come evidenziato dagli estimi del 1250, tra cui, appunto, Porta Palacense [23].

Prezioso l'atto del 2 aprile 1277, quando Maestro Ospino arcidiacono e vicario del Vescovo di Pavia Guido III (magister Hospinus Archidiaconus Papie et Vicarius Domini Guidonis Dei gratia Episcopi papiensis) col consenso del Capitolo della Cattedrale, dona la Chiesa di S. Mostiola a frate Uberto da Novara Priore degli Eremitani di Pavia (donationem fecerunt in perpetuum Fratri Uberto de Novaria Priori dicti Ordinis et Conventus S. Augustini nomine ipsius Ordinis et Conventus: fece donazione in perpetuo a Frate Uberto di Novara Priore del detto Ordine e Convento di S. Agostino) [24]. Luigi Torelli riassumeva così l'avvenimento: ''Essendo poi stati sopra vent'anni, e forse venticinque nel suddetto luogo imprestito, e per modo di provisione, né havendo mai trovato luogo à proposito per fondarvi un Convento per essi, finalmente pregarono, istantemente il Prevosto della detta chiesa, che chiamavasi Guido, et il Vicario del Vescovo che era absente, e tutto il Capitolo della Cattedrale à volerli concedere liberamente la detta Chiesa, e il luogo di S.Mustiola, affinchè potessero ivi fondare un Monastero conforme al loro bisogno" [25].

Lo scrittore e calligrafo Opicino De Canistris, nella prima metà del XIV secolo, scrisse il Liber de laudibus civitatis Ticinensis, indicando l'ecclesia Sancte Mustiole virginis et martiris, olim canonica, Domus Fratrum Heremitanorum qui dicuntur Augustinenses (la chiesa di S. Mustiole della Vergine e Martire, un tempo canonica, la Casa dei Frati Eremiti detti Agostiniani) inquadrata entro il primo perimetro murato, poco più avanti diceva che feria tertia semper predicatur in domo que dicitur sancte Mustiole Fratrum Heremitarum, quos alibi Augustinenses vocant (il terzo giorno si predica sempre nella casa detta della santa Mostiola dei Fratelli Eremiti, che altrove chiamano Agostiniani) [26]. Poi Papa Giovanni XXII [27] emanò una Bolla, precisamente uno statuto [28], ''Veneranda sanctorum", a favore degli Eremitani di Santa Mostiola, con la concessione di poter partecipare all'officiatura (cioè la celebrazione solenne) nella basilica di S. Agostino, da anni elitario privilegio dei Canonici Regolari, ed edificare poi nei loro terreni un proprio Convento [29].

La lettera papale però rimase senza esecuzione fino al 5 giugno 1331, quando gli Agostiniani di Santa Mostiola entrarono in possesso della loro sede e iniziarono la fabbrica del loro convento, nei pressi della chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro [30]. Dal XIV secolo in poi, quindi, la famiglia religiosa insediata in Santa Mostiola si distinse per fervore monastico ma soprattutto per prosperità economica.

Per esempio, già l'8 giugno 1331, fratri Guarducio de Folinio Ordinis Heremitarum Sancti Augustini, frate Guarduccio da Foligno compera per gli Eremitani domum unam muratam, cuppatam, cum fovea et solario positam in Papia in porta Palacii in parochia Sancti Andree de Broylo (una casa murata, coperta, con fossa e terrazza, sita in Pavia, alla Porta Palazzo, nella pieve di Sant'Andrea di Brolo) a nulla hora dicti Fratres Heremitarum, sive ibi alie sint coherencie (da sempre chiamati i Frati Eremitani, se ve ne sono altri in prossimità) alla famiglia "De Duce" per costruire il nuovo convento di Sant'Agostino in Ciel d'Oro [31]. Oppure, il 7 aprile 1339, frate Guglielmo da Cremona Priore Generale riceve nell'Ordine, come specialmente devotus, "consacrato" del Convento di S. Agostino di Pavia, il nobile Marco de Fano di Aquileia; nel documento era presente tra gli altri testimoni, frater Rufinus de Bassignana Prior Conventus Sancte Mustiole Ordinis Fratrum Heremitarum Sancti Augustini, fra Rufino de Bassignana, priore del Convento di Santa Mostiola dei Frati Eremiti di Sant'Agostino [32]. Nel XV secolo troviamo documenti e personalità eminenti degli Eremitani di Sant'Agostino nella chiesa di Santa Mostiola.

Tra gli altri ci fu frate Albertino de Crispis del Convento di S. Mostiola, laureato in teologia e priore in questo convento: infatti nel dicembre 1417 il priore di S. Mostiola, e la sua Comunità danno investitura dei beni della Cappellania di S. Apollinare de omnibus et singulis terris, boschis, pratis et bonis spectantibus et pertinentibus dicte ecclesie [S. Mustiole] sive Capele sancti Apolinaris site in dicta ecclesia cioè "di tutte le terre, selve, prati e beni concernenti e appartenenti alla detta chiesa [S. Mostiola] nella cappella di Sant'Apollinare" per l'affitto di cinque fiorini annui da pagarsi al San Martino [33]. Oppure frate Bencdictum de Mediolano, che brillò nell'opera di restaurazione morale del Convento di S. Mostiola: infatti il 31 ottobre 1494 Presidentes Provisionum Comunis Papie ("Gli Amministratori del Bilancio del Comune di Pavia") lodarono l'opera di riforma intrapresa nella chiesa di S. Mostiola da frate Benedetto.

I Superiori agostiniani erano sempre gelosi della disciplina dei loro Religiosi, perciò non appena si ebbero lamenti sul procedere di qualcuno appartenente a Santa Mostiola il Padre Provinciale, Bertholomeus de Aquis, frate Bartolomeo da Acqui (che in Pavia era circondato dalla più alta stima come religioso e come scienziato, perchè era professore all'Università) trasferì la sua dimora in Santa Mostiola per poter personalmente indagare e premiare così frate Benedetto come vicarium, cioè rappresentante ecclesiastico di Santa Mostiola [34]. Il numero dei frati nel convento fu, dal terzo decennio del XV secolo, in continua ascesa, dopo che le conseguenze delle disastrose guerre civili ne avevano drasticamente dimezzato il numero: per esempio, dal 1405 al 1436 abbiamo pochi frati, al massimo quattro confratelli più il priore Albertino Crispi, poi nella seconda metà del XV secolo aumentavano fortemente, nel 1437 troviamo undici frati, diciassette nel 1446, sedici confratelli nel 1481, fino a diciotto fratres nel 1497 [35]. Interessante l'atto datato 30 dicembre 1484, In claustro monasterii sancte Mustiole Papie, "nel chiostro del monastero di Santa Mostiola a Pavia, dove il Capitolo di S. Mostiola dà investitura di un terreno in Mortara. Si può vedere e quindi numerare i fratres, cioè reverendus dominus frater magister Galeaz de Papia Prior, ac venerabiles viri domini fratres Petrus de Calvis, Gulierminus de Arigonibus, Laurencius de Biella, Angelus de Ruschonibus, Augustinus de Abiate, Nicholaus de Trotis, et leronimus de Bastonibus, omnes fratres expresse professi Ordinis Heremitarum sancti Augustini Conventus sancte Mustiole Papie, facientes maiorem et saniorem partem tocius conventus ("Il Reverendo Maestro Frate Galeazzo di Pavia Priore e i venerabili Domini del Signore, i frati Pietro de Calvis, Guglielmino de Arigonibus, Lorenzo de Biella, Angelo de Ruschonibus, Augustino de Abiate, Nicola de Trotis e Geronimo de Bastonibus, tutti frati espressamente professi del Sacro Ordine degli Eremiti, del Convento di Sant'Agostino di S. Mostiola a Papia, per la maggior parte di essi"). Un priore e sette frati, con cognomi di città o di dinastia, ma gestivano tutto in autonomia e decisione [36].

Non minore erano i cittadini, che sceglievano la loro sepoltura presso la chiesa di S. Mostiola, alla quale vivissima era la devozione nel popolo pavese. Per esmpio il 12 luglio 1405 abbiamo il testamento della nobile Giovanna Salimbene vedova di Giovannolo Meda, nel quale instituit sibi heredes particulares (...) fratrem Iohannem Paulum de Medda fratrem conventualem Ordinis Sancte Mostiole civitatis Papie, in libris vigintiquinque papiensibus pro quolibet ipsorum (stabilì tra gli eredi particolari (...) il frate Giovanni Paolo de Medda, frate conventuale dell'Ordine di Santa Mostiola della città di Pavia, in venticinque denari papiensi per ciascuno di essi) tacitandoli per quanto potessero pretendere sull'eredità [37].

Oppure, il 28 aprile 1451 troviamo il testamento di Baldini de Maffeis, abitante a Pavia, che vult et disponit.... quod, adveniente die obitus sui, corpus suum sepeliri debeat ad ecclesiam sancte Mustiolle dicte civitatis Papie, ad quam ipse testator singularem gerit devotionem, vuole e dispone ... che, il giorno della sua morte, il suo corpo venga sepolto presso la chiesa della Santa Mostiola della città di Pavia, verso la quale lo stesso testatore nutre particolare devozione: sono presenti come testimoni reverendo in Christo patre sacre pagine professore magistro Laurentio de Biffis (...) fratre Bertolino de Bassis Ordinis sancte Mustiolle papiensis, Reverendo in Cristo Professore delle Sacre Pagine Maestro Lorenzo de Biffis (...) frate Bertolino de Bassis dell'Ordine di Santa Mostiola di Pavia [38].

Sono documenti importanti, con famiglie famose nella zona pavese, per esempio la famiglia Maletta, conosciuta dinastia nel XV secolo. Sappiamo che gli ultimi rappresentanti dell'illustre famiglia pavese furono feudatari di S. Giorgio in Lomellina, della Contea di Pavia e nel Ducato Sforzesco di Milano [39]. C'è un atto datato 5 dicembre 1483 dove il Capitolo di S. Mostiola ordinant et creant venerabiles dominos fratrem Eustachium de Nocte, fratrem Guliermum de Arigonibus, fratrem Bertolameum de Seraticho procuratores, elegge suoi Procuratori per esigere i crediti del Convento per affitti non dati di prati nella zona di Mortara, ubi dicitur in Albonia, dati in pagamento al Convento da Giovanni Luigi Maletta e dal Priore e Sottopriore della Cappella dello Spirito Santo di quel luogo, in esecuzione del testamento di Geronima Maletta, che lasciava al convento 200 fiorini [40]. Oppure la famiglia Schiaffinati, nobile e ricca dinastia: notevole è l'atto datato 4 marzo 1437, la fondazione della Cappella dei santi Antonio ed Elisabetta nella chiesa e convento di S. Mostiola, grazie all'intervento di spectabilis dominus Augustinus de Sclafenatis, eminente responsabile al servizio finanziario dello Stato.

Il documento è stato situato In civitate Papie, videlicet in sacristia ecclesie sancte Mustiolle Ordinis Heremitarum sancti Augustini, congregato conventu dicte ecclesie sancte Mustiolle, sono campanelle premisso, ut moris est, cioè riunito il convento nella chiesa di Santa Mostiola, al suono delle campanelle, come è costume. Tipico è il sono campanelle, caratteristico nell'età medievale come decisione plenaria in molti conventi, storicamente infatti è attorno al campanile che la comunità si raccoglie e decide, in piena autonomia.

Nell'atto troviamo nuovamente prior ac dominus magister Albertus de Crispis Sacre Pagine professor e otto fratres, cioè frater Gualterius de Curte, frater lacobus de Alexandria, frater Antonius de Novo de Ast, frater Petrus de Calvis, frater Gualterius de Curte, frater Lanfranchinus de Montevegia de Modoetia, (Montevecchia, vicino a Monza) frater lacobus de Alexandria, frater Antonius de Novo de Ast, frater Petrus de Calvis, frater Antonius de Cossis, frater lohannes de Vegiis, frater Maffeus de Zuchalonga de Laude, tutti confratelli della chiesa di Santa Mostiola, omnes fratres dicte ecclesie sancte Mustiolle. Nel documento Augustino Schiaffinati ob devocionem quam semper gessit et gerit ad ipsam ecclesiam dictumque conventum et pro salute anime sue, per la devozione che sempre portò e porta alla stessa chiesa e al detto convento e per la salvezza della sua anima, vuole fondare una cappella in questa chiesa, dove ora c'è una figura o immagine di un altare ligneo sotto la figura di Santa Elisabetta, (...) sotto il nome dei santi Elisabetta e Antonio di Vienna (...) secondo la volontà di Sant'Agostino (appetit construi facere et habere ac fondare facere capellam unam in dicta ecclesia (...) ubi nunc est figura seu imago altaris lignei sub figura sancte Elisabet (...) sub vocabulo sanctorum Elisabet et Antonii vianensis (…) iuxta voluntatem ipsius domini Augustini) [41].

Purtroppo per un decremento economico per le molte proprietà del pavese, in Lomellina, nell'Oltrepò ed anche da Pavia, si ebbero segni di esaurimento e sfaldamento che travolsero l'istituto monastico pavese nella prima metà del XVI secolo.

Nel '500 la precaria situazione civile ed anche sanitaria, data dalla terribile pestilenza che afflisse Pavia, incise anche sulla vita monastica, l'azione spirituale sollecitò la profonda crisi di questo triste tempo, con continui episodi di immoralità e licenziosità. I documenti che vanno dal 1501 al 1566 sono quelli in cui la Comunità agostiniana di S. Mostiola cessò di esistere, avendo l'Ordine ceduto quel convento alle Monache benedettine di Monte Oliveto. Innanzi tutto, la peste: il 9 giugno 1501 Convocato Consilio (…) audita requisitione ibidem facta per nobiles de Petra de la Costa, requirentes provideri debere duobus fratribus sancte Mustiole, infectis peste, existentibus in loco Coste, cum magno periculo infectandi alios nobiles ibidem existentes, Convocato il Consiglio (...) udita la richiesta fatta dai nobili di Petra de la Costa, che richiedevano che si provvedesse ai due fratelli di Santa Mostiola, contaminati dalla peste, che c'era nel luogo di Costa, con grande pericolo di contagiare altri nobili ivi esistenti, ordinant (…) ut expellat dictos fratres, ibidem existentes, in alio loco remoto, ordinano (…) di allontanare i detti fratelli, ivi esistenti, in altro luogo remoto. E dice anche: quod recludatur sancta Mustiola, che la chiesa di santa Mostiola sia chiusa [42].

Questo atto apre la serie di molti altri simili, che furono dettati alla vista della peste furiosamente scoppiata dal giugno 1501 fino a dicembre dello stesso anno [43] e incise anche sulla vita monastica, dando avvio ad uno ad uno dei periodi più tristi e drammatici della storia religiosa pavese, con continui episodi di immoralità e licenziosità.

Virginio Luigi Bernorio, parroco e storico medievalista, raccontava che nella prima metà del XVI secolo nel Monastero di Santa Mostiola furono sequestrate tre casse di libri nelle quali furono trovate scritture considerate infette di eresia, appartenenti al frate Agostino Mainardi, religioso ricercato dall'Inquisizione [44], ci furono anche occupazioni e saccheggi da parte degli eserciti spagnoli contro il convento di Santa Mostiola. Ad esempio, nel principio del 1527, un frate reverendum dominum fratrem Johannem de Carmagnola Priorem dicti conventus, calunniato di appropriazione indebita, consumata evidentemente dagli stessi soldati, e minacciato di essere gettato in carcere, dovette pagare una cospicua indennità [45]. Nel luglio dello stesso anno il Capitolo di S. Mostiola rimane di nuovo quasi disertato dai religiosi propter discrimina temporum et propter extremam penuriam vivendi, a causa della crisi dei tempi e per l'estrema scarsità di mezzi di sussistenza [46]. Nel 1531 il Comune di Pavia, pensando alla misera situazione nella quale era caduto il monastero di Santa Mostiola, si adoperò, invano, per introdurre gli Agostiniani di S. Paolo [47]; oppure nel 1542 il priore Gerolamo Seripando, eremitano di Sant'Agostino, unì il convento di Sant'Agostino a quello di Santa Mostiola, per ampliare le entrate del primo e acconsentire la conservazione dei confratelli del secondo convento [48].

Fu allora che il priore Giovanni Antonio Marinoni di Milano, Provinciale di Lombardia, trattò per la vendita del convento alle Monache Benedettine di Monte Oliveto, le quali, avendo avuto il loro monastero situato nel sobborgo, vivevano in città, in un piccolo convento di loro proprietà ma troppo esiguo alla vita monastica. Nel settembre 1558 furono stipulate delle convenzioni per la cessione del convento e la conferma della S. Sede giunse nel seguente ottobre. Da questo momento ebbe inizio una querelle, una controversia, tra i due Ordini, che si risolve solo nel sangue.

Infatti, nel novembre del 1560 un protettore delle monache, il protonotario Paolo Pallavici, si adoperò ed ottenne che gli Agostiniani fossero per via di fatto cacciati da S. Mostiola. Con soldati armati, fece irruzione nel convento: fu perpetrato un grande saccheggio, uccidendo un frate, bruciando la porta di casa, i paramenti sacri e spogliando gli altari [49]. Studiando i religiosi della comunità de Santa Mostiola nel XVII secolo Maiocchi notava che l'ultimo priore di questo convento fu Arcangelo de Novara, infatti dal 1561 i confratelli di Santa Mostiola furono trasferiti nella basilica di San Pietro in Ciel d'Oro [50].

Il 24 maggio 1564 l'Ordine Agostiniano concesse alla chiesa il monastero alle monache benedettine [51]; infine oltre alle monache olivetane, il vescovo pavese Ippolito de' Rossi nel 1584 vi introdusse le altre monache Vallombrosane di S. Maria di Gierico, che avevano il loro convento vicino alla chiesa di San Teodoro a Pavia [52]. Così, la storia si ripete, con i confratelli dispersi in altre sacre sedi, un nuovo monastero fino al 1799, la soppressione dei monasteri e la completa demolizione degli edifici conventuali e chiesastici, per recuperarne il materiale murario.

Una piccola, interessante curiosità: perchè questa chiesa, fin dalle origini, era dedicata a Santa Mostiola? Chi era questa santa? Non lo sappiamo, la sua devozione si perde nella notte dei secoli, forse Santa Mostiola era una santa di origine toscana, il cui culto in passato è uscito anche dai confini regionali e ora ha il suo centro a Chiusi, nei pressi di Siena.

Propriamente il nome latino è Mustìola: il nome potrebbe derivare da musto, musca, mus, termini legati al vino novello, all'autunno, alla vendemmia, o, semplicemente, dall'antica famiglia dei Mustii. La tradizione vuole che nel III secolo un cristiano di nome Ireneo venisse arrestato per aver dato sepoltura a un altro cristiano appena martirizzato. Ireneo venne portato a Chiusi e qui venne assistito da Mustiola, che era una cugina dell'imperatore Claudio II alla quale l'imperatore Aureliano aveva fatto uccidere il promesso sposo Lucio, che era cristiano. Secondo la leggenda Lucio aveva tra l'altro regalato a Mustiola l'anello nuziale di San Giuseppe e Maria, il leggendario Santo Anello. Anche la fanciulla fu arrestata e fustigata a morte. Ma si dice che, mentre tentava di scappare dalle guardie romane, Mustiola abbia attraversato il lago di Chiusi usando il proprio mantello come rifugio. E così, il 3 luglio di ogni anno, all'alba, sul lago si rivede ancora l'azzurro solco del mantello di Mustiola [53].

Diceva il sommo poeta Omnia fert aetas cioè il tempo porta via tutte le cose, e forse è vero. Rimane la memoria, viva, sempre.

 

 

 

 

Note

 

(1) - Alberto Arecchi, "Ticinum Capitale e il suo sito - Flavia Papia Sacra", Atti del 7° Convegno Nazionale, 2019

(2) - Annuario della Regia Università di Pavia, Eredi Bizzoni Editori, 1897, p. 329- 330

(3) - Archivio storico lombardo, Giornale della Società Storica Lombarda, Casa del Manzoni, 1878, p. 26

(4) - Pietro Talini, Scritti di storia e d'arte, Dumolard Ed., 1881, p. 134

(5) - Elia Giardini, Gaetano Capsoni, Memorie topografiche dei cambiamenti avvenuti e delle opere state eseguite nella città di Pavia sul fine del secolo 18 e nel principio del 19 infino all'anno 1830 raccolte ed esposte da Elia Giardini e proseguite a tutto l'anno 1871, Fusi Ed. 1872, p. 53-5

(6) - Marco Chiolini, Ricerche sul monastero e la chiesa di Santa Mostiola in "Pavia" (3) 1968 pp. 63-80

(7) - Anna Secagni Malacart, L'architettura romanica pavese in "Storia di Pavi"' III, 3, L'Arte dall' XI al XVI secolo, Pavia, Banca del Monte di Pavia, 1996, p. 159, nota 146, fig. 83-85

(8) - Renata Demartini, Le vicende edilizie della chiesa di Santa Mostiola in Pavia in "Bollettino della Società di Storia Patria" CIV (2004) pp. 45-87

(9) - Romanina Invernizzi, La lezione gentile in "Scritti di storia dell'arte per Anna Maria Segagni Malacart", Franco Angeli Edizioni 2017, p. 369-375

(10) - Opicino de Canistris, "Anonymi Ticinensis", Liber de laudibus civitatis Ticinensis a cura di Rodolfo Maiocchi, Città di Castello 1903.

(11) - Girolamo Bossi, Notizie delle Chiese e Monasteri di Pavia, Biblioteca Universitaria di Pavia (collocazione Ticinesi 182).

(12) - Luigi Schiaparelli, I Diplomi italiani di Lodovico III e di Rodolfo II (sec. IX-X), Ristampa anastatica dell'edizione del 1910, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo 1970

(13) - Rodolfo Maiocchi-Nazzareno Casacca, Codex diplomaticus ord. E. S. Augustini Papiæ (CDOA) voll. I-II-III, Editore Rossetti, 1905-1907; una valutazione sul Codex ... lo troviamo in Ezio Barbieri Considerazioni sull'edizione di Maiocchi-Casacca del Codice diplomatico degli Agostiniani di Pavia, intervento, rivisto per la stampa, alla giornata di studi del 27 febbraio 2010

(14) - Si è indagato nell'Archivio di Stato di Milano (ASMi) Pergamene per fondi, Archivio Diplomatico, p. 685 (sec. XIII - sec. XV); Archivio generale del Fondo di religione, pezzi da 6053 a 6073 (in particolare Archivio generale del Fondo di Religione Provincia di Lodi Pavia (p. 6053), Monastero S. Mostiola (Benedettine) Monastero - doti spirituali - recapiti antichi 1327 1747); Bolle e Brevi, 1327 gennaio 20, Avignone, scat. 22 perg. 14

(15) - Rodolfo II, figlio di Rodolfo I, successe al padre nel 912 e ottenne dall'imperatore Enrico I i territori tra l'Aar e la Reuss, o Svizzera. Chiamato in Italia nel 921 da alcuni signori ribelli a Berengario I, dopo una grande vittoria a Fiorenzuola d'Arda, ottenne il dominio su gran parte della penisola e nel 924 fu eletto re d'Italia. Rivale di Ugo di Provenza, poco dopo sconfisse schiere d'Ungari calate in Italia. Poi dovette cedere di fronte a Ugo e ritornò in Borgogna; gli fu però ceduta da Ugo la Provenza, in cambio della più completa libertà d'azione. Sua figlia fu la celebre Adelaide, moglie di Lotario re d'Italia e poi di Ottone I. Di più in Paul Fournier Il regno di Borgogna o d'Arles dal XI al XV secolo in "L'autunno del medioevo e la nascita del mondo moderno", Storia del Mondo Medievale cap. XI, vol. VII 1981.

(16) - Luigi Schiaparelli, pp.139, ripresa da Chiolini op. cit. p. 78 n.2 e Demartini op. cit. p. 56 n.10

(17) -

Il termine è usato principalmente in Toscana, a Milano, in Piemonte ed in Liguria. A Milano in particolare, il prevosto è superiore al parroco, conduceva una pieve, raccogliendo varie parrocchie. Nell'epoca medievale, la prepositura godeva del privilegio nullius diocesis, l'esenzione dalla giurisdizione del vescovo locale, privilegio che elevava di fatto la prepositura a giurisdizione ecclesiastica autonoma e indipendente. Approfondimento in Gianluca Battioni, Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa nei secoli XIV e XV, Monte Università Parma Editore, 2010.

(18) - Gerolamo Bossi, Notizie delle Chiese, cit.

(19) - Padre Romualdo Ghisoni di Santa Maria, "Flavia Papia Sacra", Carlo Francesco Magri eredi Ed. 1699

(20) - Luigi Torelli, Secoli Agostiniani overo Historia generale del sacro ordine eremitano del gran dottore di Santa Chiesa S. Aurelio Agostino vescovo d'Hippona. Divisa in tredici secoli. Composta, e data in luce dal R. P. F. Luigi Torelli da Bologna 1682

(21) - Boni-Maiocchi, "Catalogo Rodobaldino dei corpi santi di Pavia", Pavia, Tip. Fratelli Fusi, 1901

(22) - CDOA, I, doc. II, pp. 3-5

(23) - Un approfondimento in Donata Vicini, Lineamenti urbanistici dal XII secolo all'età sforzesca in "Storia di Pavia", III "L'arte dall'XI al XVI secolo", Milano, Banca del Monte di Lombardia, 199

(24) - CDOA, I, doc. III, p. 6 sgg.

(25) - Luigi Torelli, Secoli Agostiniani, Tomo IV, p. 799

(26) - Liber de laudibus civitatis Ticinensis ( fol. II, r.; fol. XV, r) regestato da Maiocchi-Casacca, Codex... (CDOA, I, p. 36, p. 39)

(27) - Giovanni XXII, nato Jacques-Arnaud Duèze o d'Euse (Cahors 1244 ca. - Avignone 1334), di alta borghesia, studiò a Cahors, poi all'Università di Montpellier, addottorandosi infine "in utroque iure" all'Università di Orleans. Ricoprì numerose cariche ecclesiastiche e dieci anni dopo divenne arcivescovo di Avignone, carica che mantenne fino a che venne nominato vescovo di Porto e Santa Rufina. E' stato il 196º papa della Chiesa cattolica dal 7 agosto 1316 alla morte. Al suo pontificato si devono l'introduzione della processione del Corpus Domini e della festa della Santissima Trinità. Di più in "Jean XXII et les franciscains d'après un inventaire du couvent d'Avignon", Clement Lenoble in 'Cahiers de Fanjeaux', Année 2012, 45, pp. 315-337

(28) - Uno statuto nel Medioevo e nell'età rinascimentale, era il complesso delle norme, delle consuetudini e dei provvedimenti che regolavano l'attività di organismi politici, come il comune, o di enti pubblici o privati, come le corporazioni o chiese e abbazie. Il termine designava in particolare le norme deliberate da organi sottoposti a una autorità superiore. Di più in Gian Paolo Giuseppe Scharf Statuti medievali di comunità urbane, rurali e montane. Esperienze in Lombardia e Toscana, Aracne Editore, 2019

(29) - ASMi, Bolle e Brevi, scat. 22 perg. 14

(30) - Per il 'privilegium', o concessione, con cui fra Guglielmo da Cremona Priore Generale e i frati Lanfranco da Milano e Rinaldo da Brescia presentano ai Canonici Regolari di S. Pietro in Ciel d' Oro la Bolla di Giovanni XXII, e prendono possesso della Chiesa, non c'è traccia scritta certa, ne parla Maiocchi nel Codex diplomaticus … p. 40, ed è regestato da Luigi Torelli, dall'antico archivio di S. Agostino di Pavia ('Secoli Agostiniani' vol. V. pag. 479 e segg.)

(31) - CDOA, I, p. 54

(32) - CDOA, I, p. 76

(33) - CDOA, II, p. 36

(34) - CDOA, II, p. 329

(35) - CDOA, II, p. 250

(36) - CDOA, II, p. 265

(37) - CDOA, II, p. 30

(38) - CDOA, II, p. 89

(39) - Di più in Nadia Covini, in Lomellina nel Quattrocento in "Poteri signorili e feudali nelle campagne dell'Italia settentrionale fra Tre e Quattrocento. Atti del Convegno", Milano, a cura di F. Cengarle - G. Chittolini - G. M. Varanini, Firenze 2005

(40) - CDOA, II, p. 175

(41) - CDOA II p. 54

(42) - CDOA, III, p. 6

(43) - Giovanni Robolini, Notizie appartenenti alla storia della sua patria raccolte, ed illustrate da Giuseppe Robolini gentiluomo pavese, Pavia, stamperia Fusi e comp. 1823 vol. VI, part. I, pag. 137.

(44) - Virginio Luigi Bernorio, La Chiesa di Pavia nel secolo XVI e l'azione pastorale del cardinal Ippolito de' Rossi: 1560-1591, Collana Quaderni del Seminario di Pavia 1972, p. 49-70

(45) - CDOA, III, p. 147

(46) - CDOA, III, p. 150

(47) - Il convento eremitano osservante di San Paolo in Vernavola di Pavia viene istituito nel 1465 con bolla di Paolo II. Nel 1773 la rendita netta del monastero ammonta a 3237 lire; il monastero conta dodici frati. Il convento viene soppresso nel 1799; vedi Bernorio, La Chiesa di Pavia … p. 59

(48) - CDOA, III, 253

(49) - CDOA, p. XXXV sgg.

(50) - CDOA, III, p. 321

(51) - ASMi, Fondo Religione, p. a., cart. 5779, anno 1564

(52) - Bossi, Notizie delle chiese ... cit., c. 596; era un monastero vallombrosano femminile. La prima attestazione documentaria del monastero vallombrosano di Santa Maria di Gerico di Pavia risale al 1244 (Vicini 1996, p. 66). All'inizio del XIV secolo però alle monache vallombrosane risultano essere subentrate delle monache benedettine (Liber de laudibus civitatis Ticinensis p. 14)

(53) - Di più in AA.VV. La leggenda di Santa Mustiola in Ecclesia Sanctorum, Pienza, Società Bibliografica Toscana, 2011

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

- Archivio di Stato di Milano (ASMi) Pergamene per fondi, Archivio Diplomatico, cart. 685

- ASMi Archivio generale del Fondo di Religione Provincia di Lodi Pavia (p. 6053) Monastero S. Mostiola (Benedettine) Monastero - doti spirituali- recapiti antichi (1327 1747)

- ASMi, Fondo Religione, p. a., cart. 5779

- ASMi, Bolle e Brevi 1327 gennaio 20, Avignone, scat. 22 perg. 14

- Girolamo Bossi 'Notizie delle Chiese e Monasteri di Pavia', Biblioteca Universitaria di Pavia (collocazione Ticinesi 182).

- Luigi Torelli, Secoli Agostiniani overo Historia generale del sacro ordine eremitano del gran dottore di Santa Chiesa S. Aurelio Agostino vescovo d'Hippona. Divisa in tredici secoli. Composta, e data in luce dal R. P. F. Luigi Torelli da Bologna, 1682

- Padre Romualdo Ghisoni di S. ta Maria, Flavia Papia Sacra, Carlo Francesco Magri eredi Ed, 1699

- Elia Giardini, Gaetano Capson, Memorie topografiche dei cambiamenti avvenuti e delle opere state eseguite nella città di Pavia sul fine del secolo 18 e nel principio del 19 infino all'anno 1830 raccolte ed esposte da Elia Giardini e proseguite a tutto l'anno 1871, Fusi Ed. 1872, p. 53-54

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- Pietro Talini, Scritti di storia e d'arte, Dumolard Ed., 1881, p. 134

- Giovanni Robolini, Notizie appartenenti alla storia della sua patria raccolte, ed illustrate da Giuseppe Robolini gentiluomo pavese, Pavia, stamperia Fusi e comp. 1823

- Annuario della Regia Università di Pavia, Eredi Bizzoni Editori, 1897, p. 329-330

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- Rodolfo Maiocchi-Nazzareno Casacca, Codex diplomaticus ord. E. S. Augustini Papiæ, voll. I-II-III, Editore Rossetti, 1905-1907

- Luigi Schiaparelli, I Diplomi italiani di Lodovico III e di Rodolfo II (sec. IX-X), Ristampa anastatica dell'edizione del 1910, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo 1970

- Marco Chiolini, Ricerche sul monastero e la chiesa di Santa Mostiola, in Pavia (3) 1968 pp. 63-80

- Virginio Luigi Benorio, La Chiesa di Pavia nel secolo XVI e l'azione pastorale del cardinal Ippolito de' Rossi: 1560-1591, Collana Quaderni del Seminario di Pavia 1972

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- Donata Vicini, Lineamenti urbanistici dal XII secolo all'età sforzesca, in Storia di Pavia, III, L'arte dall'XI al XVI secolo, Milano, Banca del Monte di Lombardia, 1996

- Renata Demartini, Le vicende edilizie della chiesa di Santa Mostiola in Pavia, in Bollettino della Società di Storia Patria CIV (2004) pp. 45- 87

- Nadia Covini, In Lomellina nel Quattrocento, in Poteri signorili e feudali nelle campagne dell'Italia settentrionale fra Tre e Quattrocento. Atti del Convegno, Milano, a cura di F. Cengarle - G. Chittolini - G. M. Varanini, Firenze 2005

- Ezio Barbieri, Considerazioni sull'edizione di Maiocchi-Casacca del Codice diplomatico degli Agostiniani di Pavia, intervento, rivisto per la stampa, alla giornata di studi del 27 febbraio 2010

- Gianluca Battioni, Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa nei secoli XIV e XV, Monte Università Parma Editore, 2010

- AA.VV. La leggenda di Santa Mustiola in Ecclesia Sanctorum, Pienza, Società Bibliografica Toscana, 2011

- Clement Lenoble, Jean XXII et les franciscains d'après un inventaire du couvent d'Avignon, in Cahiers de Fanjeaux, Année 2012, 45, pp. 315-337

- Rosanina Invernizzi, La lezione gentile in Scritti di storia dell'arte per Anna Maria Segagni Malacart, Franco Angeli Edizioni 2017, p. 369-375

- Alberto Arecchi, Ticinum Capitale e il suo sito - Flavia Papia Sacra, Atti del 7° Convegno Nazionale, 2019

- Gian Paolo Giuseppe Scharf, Statuti medievali di comunità urbane, rurali e montane. Esperienze in Lombardia e Toscana, Aracne Editore, 2019