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CONVENTI agostinianI: Trezzo d'Adda

Probabile luogo di insediamento agostiniano a Trezzo d'Adda

Probabile luogo di insediamento agostiniano a Trezzo d'Adda

 

 

CONVENTO DI S. DOMENICO A TREZZO D'ADDA

 

 

 

Nella sua prima visita pastorale a Trezzo d'Adda Carlo Borromeo evidenziò la presenza di importanti strutture ecclesiastiche che elenca in san Benedetto, san Domenico e san Bartolomeo. Nel 1581 nel corso di una visita pastorale i funzionari di curia interrogarono, tra gli altri, il fabbro Matteo Miglione e il notaio Nicolò Andrei. In particolare volevano conoscere come si esprimeva localmente l'ospitalità verso pellegrini e stranieri, tenuto conto che dal secolo XI il priorato cluniacense di san Benedetto in Portesana accoglieva pellegrini e viandanti lungo l'Adda. La richiesta dei funzionari curiali voleva individuare chi si occupava di accudirli assieme ai poveri e agli ammalati.

La risposta dei due anziani personaggi mise in evidenza l'esistenza in città di altri priorati, che erano in grado di assicurare vitto e alloggio ai bisognosi. Riuscivano a farlo anche per tre giorni consecutivi in luoghi vicino a piccoli edifici religiosi.

Si scopre che il priorato di san Bartolomeo gestiva un hospitale che, fin dal Duecento, garantiva cure caritatevoli. La struttura passò poi all'Ospedale Maggiore di Milano. Alla attività di questo hospitale era collegato il priorato o domus di san Domenico, che fu retto per secoli dagli eremitani di sant'Agostino. Il primo priore di cui è noto il nome è un certo Jacobino de Agris, alla cui morte succedette nel 1362 Ambrogio de Agris nativo di Trezzo. L'ultimo priore fu Giulio Cattaneo, milanese di nascita. Alla sua morte nel 1573 Carlo Borromeo soppresse il priorato e affidò le sue proprietà al Seminario arcivescovile.

Probabilmente Trezzo d'Adda fu il luogo da cui l'Ordine di sant'Agostino si espanse lungo l'Adda, tanto che nel 1389 accettò la donazione di Beltrando da Cornate dell'odierno santuario di santa Maria della Rocchetta. Nel 1595 Trezzo ospitava ancora almeno due frati agostiniani, fra cui riconosciamo Cornelio Pinardi da Spinadesco, che era il cappellano nell'oratorio di santa Marta.

Nel Seicento la memoria della spiritualità agostiniana si manifesta nei fratelli Domenico e Gerolamo Valvassori, che entrarono nell'Ordine. Lungo l'Adda la titolazione del lazzaretto a sant'Agostino ricorda la presenza agostiniana. Oltre al convento la presenza agostiniana poteva disporre di 304 pertiche fra campi, vigne, boschi e orti, distribuiti nei paesi di Trezzo, Colnago e Busnago. Alla ricchezza delle risorse non faceva riscontro la cura per la chiesa di san Domenico, che verso il 1570 è ridotta a cella vinaria con un fienile sopra l'altare. Il priore Cattaneo se ne stava a Roma, dove svolgeva l'incarico di cameriere segreto di papa Pio IV e non si curava della buona tenuta della chiesa.

Quando arrivò san Carlo, a tale desolazione il cardinale rispose ordinando di chiudere gli ingressi laterali e di ampliare quello verso la strada. Nel 1570 tuttavia Leonetto Chiavone lamenta che non sono state eseguite le prescrizioni di san Carlo. Nella relazione sottolinea che il priore Cattaneo d'accordo con il nobile Vincenzo Cusani, curato di Concesa, fa celebrare due messe settimanali in una chiesa sporca e senza pavimento. Le cospicue rendite del priorato furono pertanto trasferite alla fabbriceria parrocchiale con lo scopo di finanziare il restauro della chiesa, ma inutilmente, perchè l'edificio viene ridotto ad usi profani dopo il 1573. Della sua presenza resta oggi l'eco nell'altare di san Domenico costruito nella parrocchiale, dove viene celebrata la solennità del Santo e le 104 messe annue del soppresso priorato. Sul finire del Settecento le soppressioni giuseppine colpirono anche i priorati di san Benedetto e san Bartolomeo.