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Campanile del convento
CONVENTO AGOSTINIANO DI MONTE SANTO
L'ex complesso di S. Agostino si estende su una porzione notevole del centro storico. Oltre l'ex convento, adibito fino a qualche anno fa a scuola elementare, restano la chiesa, il campanile ed il chiostro.
Il primo documento, che attesta la presenza degli Agostiniani a Monte Santo reca la data del 2 luglio 1250 (Archivio segreto Vaticano) e testimonia il loro insediamento nella preesistente chiesa di S. Maria Maddalena. In quel giorno il vescovo di Fermo, Gerardo, concede loro quella chiesa, che già appartenne alla mensa vescovile, con case, "spiazzi", pertinenze e rendite di sua pertinenza.
La concessione venne ratificata dal pontefice Innocenzo IV il 20 settembre di quello stesso anno. Nel secolo XIV si hanno notizie di monaci agostiniani che dimorano nel convento e dell'esistenza della chiesa alla quale il Comune offriva della cera. Un testamento, rogato nel 1348, testimonia che certa signora Gebelosa lasciò beni per la "fabrica" di S. Maria Maddalena. E’ probabile che il convento fosse stato ricostruito o, quanto meno, ristrutturato, attorno all'anno 1420. Fin dalle origini la chiesa è stata intitolata a S. Maria Maddalena.
Nell'edificio è stata rinvenuta, agli inizi del Novecento, una terracotta che raffigura la santa penitente. Purtroppo il manufatto, che era stato attribuito ad Ambrogio Della Robbia, già conservato nella stanza della Giunta municipale, è stato rubato nel 1997. Secondo alcuni studiosi, il semibusto della santa era in origine collocato sopra l'altare maggiore della chiesa. La medesima Maria di Magdala è stata dipinta nella grande tela del pittore pesarese Pietro Tedeschi (sec. XVIII) collocata sull'altare maggiore dopo la ristrutturazione settecentesca (attualmente la tela è esposta nella pinacoteca civica).
La denominazione popolare di chiesa di S. Agostino è dovuta al fatto che il tempio era officiato dai padri Agostiniani, ospitati nell'annesso convento. Fino al primi decenni del Settecento la chiesa era a due navate, con quattro archi, otto altari e tre porte; tracce di due aperture sulla strada pubblica ("il corso") sono visibili ancora oggi. Incerta è la data del rifacimento del complesso, in particolare della chiesa. La sistemazione odierna è ascrivibile alla metà del Settecento ed i lavori, si protrassero almeno sino agli anni settanta del secolo. Circa i dipinti che ornavano il tempio, di rilievo il "S. Nicola da Tolentino intercede per le anime del Purgatorio", attribuito alla scuola di Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio: si fanno i nomi del recanatese Pietro Paolo Giacometti e, soprattutto, dell'umbro Giovanni Antonio Scaramuccia, come possibili realizzatori dell'opera.
Ascrivibile alla medesima scuola è forse una piccola tela raffigurante S. Tommaso di Villanova che distribuisce elemosine.