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CONVENTI agostinianI: Tolentino

Il chiostro del monastero

Immagine del chiostro del monastero

 

 

CONVENTO AGOSTINIANO DI S. NICOLA A TOLENTINO

 

 

 

Il chiostro

 

Nel chiostro duecentesco, di stile romanico piceno, forse opera della locale corporazione di maestri lapicidi, muratori e legnamari, rimangono 30 arcate delle 34 della struttura originale, come appare dalla parete adiacente alla Basilica. Le colonne hanno diverso formato, lobate, cilindriche, poliedriche; i capitelli sono diversi l'uno dall'altro. Assai pregevoli sono le trecentesche policrome ceramiche inserite nelle comici dentellate e negli archetti.

Le pitture sono, per la parte decorativa del bolognese Agostino Orsini e per la parte figurativa del senigagliese Giovanni Anastasi e costituiscono un tributo di riconoscimento e di onore al Santo da parte di varie città delle Marche e di famiglie gentilizie (sono visibili in alto stemmi e blasoni accolti in frastagliate comici). Degno di attenzione è il bellissimo portale in cotto che, ai tempi del Santo, introduceva nell'oratorio di S. Giorgio. L'ultima porta dalla parte del cappellone introduce nel così detto oratorio di S. Nicola che è, secondo una tradizione abbastanza documentata, la camera in cui il Santo è vissuto per trent'anni ed è morto; fu adattata nel 1500 a Sala Capitolare e durante il Seicento affrescata e restituita al culto.

La controversa datazione del chiostro agostiniano di Tolentino, per il quale si è proposto gli anni 1310-1340 oppure intorno al 1370, non inficia l'autorevolezza del manufatto che rimane, in ogni caso, il più antico esempio di chiostro mendicante italiano. Inizialmente il chiostro si apriva su un cortile rettangolare attraverso nove e sette arcate ribassate per ciascuna coppia di lati, ridotte negli anni 1634-1640 a otto per gli ambulacri orientale e occidentale, causa l'avanzamento della galleria settentrionale che faceva spazio alle cappelle laterali della chiesa. Sopra l'ambulacro fu inoltre innalzato un loggiato di collegamento interno del convento, sostenuto da 16 colonne di reimpiego, forse provenienti dal cantiere del chiostro rinascimentale.

Un capitello del chiostro del monastero

Capitello del chiostro

Le alterazioni del chiostro medievale non si limitano comunque a un suo restringimento di superficie, ma si osservano anche nel posticcio collegamento dei plinti dei pilastri, ottenuto con bassi muretti in laterizio, e nello smantellamento dell'originario tetto a capriata lignea sostituito da volte a botte, innalzate contestualmente alla sopraelevazione seicentesca degli ambulacri al fine di ottenere nuove celle per i frati. Nella cornice che corre al di sopra delle arcate sono ancora inseriti dei bacini ceramici che per numero e qualità costituiscono un insieme eccezionale. Cancellati nel lato nord a seguito dell'ampliamento della Basilica, ne sono ancora oggi presenti una ventina sul lato est, mentre ben 88 sono ancora alloggiati sul lato ovest. Entro gli alveoli accuratamente predisposti si alternano bacini monocromi verdi e marroni ad altri, più numerosi, maiolicati.

Sulla parete di sinistra del chiostro, subito usciti dalla chiesa, si noti un affresco trecentesco, raffigurante la Madonna col Bambino, da ascrivere probabilmente, nonostante le ridipinture, alle stesse maestranze riminesi attive nel Cappellone. Tutte le pareti del chiostro ospitano affreschi con Storie di S. Nicola, eseguiti nel 1690-1695 da Giovanni Anastasi e Agostino Orsoni.