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Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Conventualismo > Monasteri > Italia > TolentinoCONVENTI agostinianI: Tolentino
Scene di vita di sant'Anna
CONVENTO AGOSTINIANO DI S. NICOLA A TOLENTINO
Musei e raccolte
Assai pregevole e singolare è la raccolta delle tavolette votive. Sono 394; le più antiche risalgono agli ultimi decenni del Quattrocento, l'ultima è del 1970.
Anche per alcune di esse di un certo pregio e di una certa maniera eseguite durante il Cinque e Seicento, secondo il giudizio del prof. Mario Massaccesi che le ha ordinate catalogate e descritte, si può parlare di un Maestro di Tolentino, operante in una bottega artigianale locale, ma collegata alla scuola umbro-marchigiana. La raccolta è da considerarsi un documento d'indiscutibile valore storico di vita, costume e istituzioni. Dalla porta sinistra si accede al museo civico archeologico.
Le pietre levigate, le fibie, gli ornamenti, amuleti, metalli, utensili vari e cerami che, ritrovati dal conte Aristide Gentiloni Silveri, una novantina di anni addietro, in varie necropoli nei dintorni di Tolentino, documentano an che nella nostra zona l'esistenza di una civiltà medio adriatica dal paleolitico all'epoca imperiale romana. Nel 1975 il museo è stato catalogato, riordinato e allestito dalla prof.ssa Agnese Massi Secondari, coadiuvata dalla prof.ssa Simonetta Di Paolantonio. La prof.ssa Massi ha pubblicato anche una guida. La raccolta delle ceramiche è dovuta al cardinale Giovanni Tacci.
Accoglie pezzi di tutte le fogge e di tutti gli usi, compresi quelli della farmacopea sei e settecentesca, operati dal Cinquecento in poi da tutte le scuole artigianali d'Italia e del mondo. Segnaliamo lo zampognaretto di Giovanni Della Robbia e le antiche lucerne e buccheri della tarda età repubblicana romana.
Il museo dell'opera del santuario è distribuito in tre stanze. Della prima segnaliamo il Crocefisso con S. Nicola in ginocchio attribuibile alla scuola camerte e alla maniera di Arcangelo di Cola, l'Eterno in cornice cuspidata che è della maniera del Signorelli, la Deposizione che fa pensare a un seguace di Vittorio Crivelli, il Riposo in Egitto che si può senz'altro attribuire al Giaquinto, la Madonna di Costantinopoli che si attribuisce alla scuola sanseverinate, la Vergine con Santa Caterina fra S. Nicola e S. Liberato che è del migliore manierismo marchigiano e forse senz'altro del prestigioso pittore caldarolese Simone Ve Magistris. Segnaliamo anche gli otto rilievi in argento, raffiguranti le quattro stagioni e scene mitologiche, incastonati sul piano del massiccio inginocchiatoio del Seicento, i quali secondo la tradizione appartenevano alla scrivania privata di Carlo V. Nella seconda stanza è collocata una Madonna lignea della natività che accenna evidentemente alla maniera arnolfiana.
Quasi di egual pregio sono il Bambino e San Giuseppe. Nella terza stanza in due vani sono raccolti argenti di ottima fattura in vari oggetti, utensili e vasi destinati alto liturgico e antichi paramenti sacri in broccato d'indiscutibile pregio.