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CONVENTI agostinianI: San Gimignano

Il complesso agostiniano di San Gimignano con il convento e la chiesa

Il complesso agostiniano di San Gimignano

 

 

CONVENTO AGOSTINIANO DI SAN GIMIGNANO

di Benedict Hackett

 

 

 

La presenza dei frati agostiniani a San Gimignano si deve a Brogio di fu Michele, che nel 1272 lasciò loro per testamento un podere con nove pezzi di terreno a Racciano, un podere con sette pezzi di terreno a S. Lucia ed altri beni immobili - tra cui un palazzo con torre in via S. Giovanni - da alienare per costruire nel luogo da essi prescelto una chiesa e un convento (Chartularium Conventus sancti Geminiani Ordinis Eremitanim S. Augustini, a cura di P. Saturninus Lopez O. E. S. A, Romae MCMXXX pp. 7-10). In Toscana l'Ordine Agostiniano era stato istituito il 16 dicembre 1243 da Innocenzo IV per evitare che in questa regione gli eremiti fossero troppo indipendenti.

La forza degli autonomi eremi toscani fu dal pontefice convogliata verso un unico Ordine, con una propria regola: quella di S. Agostino, ed un unico priore generale, al quale dovevano prestare obbedienza. Con il loro programma di povertà, preghiera ed apostolato si associavano agli altri due Ordini mendicanti, fondati qualche decennio prima: i Francescani ed i Domenicani, anch'essi presenti a San Gimignano con propri conventi.

I frati Minori nel 1222 già vivevano nel convento di S. Francesco in via Quercecchio, da dove nel 1257 si trasferiscono nel più ampio convento da essi costruito fuori le mura di S. Giovanni. Nel 1332 i Domenicani si stabiliscono invece nel convento della Vergine Annunziata. Il 9 luglio 1272 fra Clemente, priore generale degli eremiti agostiniani, il tramite di un suo frate amministratore prende possesso del podere di Racciano e vi introduce una piccola comunità di Agostiniani, che si stabiliscono nella casa di Brogio del fu Michele. Allo stesso tempo ordina di costruire una chiesa ed un convento, secondo le disposizioni testamentarie di detto Brogio.

Nel 1279 questo ordine tuttavia non era stato ancora eseguito. Il 1 ottobre di tale anno infatti gli Agostiniani di Racciano costituiscono loro procuratore Ranieri per esigere dal preposto della pieve di San Gimignano, esecutore testamentario di detto Brogio, il denaro della vendita di alcuni beni immobili, che era destinato alla costruzione in Racciano della chiesa e del convento. Il preposto suggerisce però di erigere il nuovo complesso edilizio entro le mura di San Gimignano. Nel 1280 Fra Ventura, priore di Racciano, da parte del convento agostiniano, ed il canonico M. Bindo, eletto dal capitolo dei canonici della pieve, determinano il luogo entro le mura della città dove dovrà sorgere la nuova chiesa con annesso convento. Il 26 luglio 1280 Raniero, vescovo di Volterra approva tale decisione e conferma a fra Iacopo, provinciale di Siena, e a fra Ventura, priore di Racciano, il diritto di costruire la chiesa ed il convento del loro Ordine entro le mura di San Gimignano, attenendosi alle condizioni stipulate con i canonici della pieve. I lavori poterono finalmente iniziare.

Il 10 novembre 1280 intervenne di nuovo il vescovo di Volterra Raniero concedendo l'indulgenza di 40 giorni ed altri benefici spirituali a coloro, che con offerte o manodopera avessero contribuito alla costruzione della nuova chiesa, intitolata alla S. Croce e a S. Agostino. Il Comune di San Gimignano contribuì in modo determinante, fornendo denari e materiale: 10 moggia di calcina e 20.000 mattoni. Tra i benefattori merita di essere ricordato il Beato Bartolo Buompedoni, che nel testamento, redatto il 5 febbraio 1287, lasciò tre lire per la fabbrica della chiesa, nella quale dispose di essere seppellito. Il 31 marzo 1298 la chiesa veniva consacrata dal cardinale Matteo d'Acquasparta, vescovo di Porto e S. Rufina, legato apostolico in Toscana, che nel solenne rito era assistito da Raniero, vescovo di Volterra e da Tommaso, vescovo di Pistoia.

Nella stessa circostanza fu consacrato il cimitero dei frati, adiacente alla chiesa, ed il nuovo convento con le officine. L'interno della chiesa, in stile romanico con elementi gotici (finestroni e cappelle del presbiterio) è costituito da un'unica grande navata, che termina con le tre cappelle - con volte a sesto acuto - del presbiterio. A causa dell'adiacente chiostro i finestroni - a sesto acuto della parete sinistra si trovano ad una altezza maggiore rispetto a quelli più slanciati della parete destra. Nel corso dei secoli XIV-XVI la chiesa si arricchì di pregevoli opere d'arte. Completa l'edificio il campanile, su cui vi è una campana, fusa nel 1241. Per la ristrutturazione dell'altare maggiore la chiesa fu riconsacrata nel 1589 dal vescovo di Volterra, come ricorda una lapide posta nel presbiterio. Soppressa nel 1782 dal Granduca di Toscana, Pietro Leopoldo, la Congregazione di Lecceto, alla quale il nostro convento era unito, questo fu unito alla provincia di Pisa e vi rimase finché la vita regolare fu interrotta con la soppressione napoleonica del 1809.

Nel secolo XIX il locale fu adibito ad abitazioni private; la chiesa veniva ufficiata da un sacerdote secolare; per alcuni anni fu anche sede della parrocchia di S. Michele a Casale, che era pericolante. Nel 1861 i Camaldolesi abbandonarono la Badia sulle Balze di Volterra, che andava in rovina a causa di un terremoto, e si trasferirono in un appartamento di piazza S. Agostino: in questa chiesa celebravano la liturgia fino alla loro estinzione agli inizi del secolo XX. Nel 1927 gli Agostiniani vi ritornarono ed istituirono il Noviziato per tutte le province d'Italia.