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Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Conventualismo > Monasteri > Italia > S. Leonardo al Lago VeranoCONVENTI agostinianI: S. Leonardo al Lago Verano
Resti dell'insediamento agostiniano di san Leonardo al Lago
CONVENTO AGOSTINIANO DI S. LEONARDO AL LAGO VERANO
di Benedict Hackett
Si tratta del più antico dei cinque eremi medioevali dell'area senese. Si trova a circa dieci chilometri da Siena ed è arroccato sulla fiancata est della collina di Montecagnano sovrastante il Pian del Lago Verano. E' stato descritto da Merlotti (relazione storica di tutte le moderne ed antiche parrocchie ... nella presente diocesi di Siena, Archivio Arcivescovile di Siena, 6534, f. 171r) annidato «in mezzo ad un'ombrosa gola formata da due catene di selvosi monti».
Questa frase spiega quindi il motivo per cui il romitorio era un tempo chiamato l'eremo di Selva del Lago, che costituiva parte della pieve di Santa Colomba. Prima di ipotizzare l'anno di fondazione o di costruzione dell'eremo, è opportuno delineare la figura del suo vero fondatore, un monaco e prete di nome Benedetto. Il 7 marzo 1168 Rainerio il Vescovo di Siena (1166-1170) emanò un decreto in cui, seguendo l'esempio del suo predecessore Gualfredo, riconobbe "la chiesa di S. Leonardo confessore, che don Benedetto prete e monaco fondò e costruì per volere divino in un luogo deserto, la quale chiesa è posta nella Selva del lago Verano".
Questa testimonianza è assai eloquente perché non solo ci attesta che Benedetto fu il fondatore, cosa che già era noto da documenti precedenti, ma anche che edificò la chiesa proprio nello stesso periodo in cui fondò l'eremo. La chiesa esisteva ancora nel 1168. Di Benedetto non sappiamo nulla, tranne che decise di avventurarsi fino a Selva del Lago per vivere in solitudine. Non doveva essere molto giovane quando si insediò in quei luoghi, poiché S. Benedetto, padre della Regola dei Benedettini, aveva stabilito, nella sua regola monastica, che solo i monaci che avevano trascorso un lungo periodo di probandato in monastero potevano ritenersi pronti a intraprendere la “lotta solitaria nel deserto”. Non v'è quasi dubbio che il fondatore dell'eremo di San Leonardo al Lago provenisse da un monastero benedettino in Toscana.
Quello prossimo a Selva del Lago era S. Eugenio o il Monastero, fondato nel 730, ma la sua estrema vicinanza al futuro eremo lascerebbe intendere che non fosse il luogo da cui fra Benedetto si allontanò per vivere da eremita. E' certa invece l'origine eremitica di S. Leonardo, vale a dire è da escludere ogni sua dipendenza da qualche abbazia, come accade invece all'eremo di S. Benedetto al Vivo, che era in stretta relazione con Camaldoli, da cui si staccò in seguito. Comunque, anche se non è possibile risalire al monastero in cui Benedetto visse da monaco e venne ordinato sacerdote, si sono fatte precise ipotesi sulla data di nascita dell'eremo di San Leonardo. Alcune di queste sono molto lontane dalla realtà, quali, ad esempio, quelle che riportano come anno di fondazione il 1119: esistono in effetti alcune prove che fanno risalire l'origine dell'eremo ai primi anni dell'XI secolo. In primo luogo, un documento datato 20 agosto 1397 dichiara che una parte della foresta di Montecagnano fu donata a S. Leonardo dalla contessa Ava di Montemaggio, vedova di Ildebrando di Isalfredo Soarzi, signore di Staggia, Strove e di tutta l'area di Montemaggio (Archivio Stato di Siena, Conventi 3849, f. 234v).
Se è vero che la contessa Ava elargì questa donazione, che si dice comprendesse anche altre concessioni, allora si potrebbe affermare che l'eremo fu costruito verso il 1001, anno in cui la contessa fondò l'abbazia dei SS. Salvatore, Maria, Giovanni evangelista e Benedetto ad Isola. Questa data appare troppo remota, poiché è noto che il fondatore di S. Leonardo era ancora vivo nel 1084, e persino oltre. Comunque, la relazione di S. Leonardo con Ava (che potrebbe essere la nipote, che si chiamava anch'essa Ava e deteneva il titolo già dal 1049) deve essere ancora analizzata a fondo. Infine, si è supposto che S. Leonardo sia stato fondato intorno al 1050, ma, in realtà, fu costruito non più tardi del 1112. Al contrario, non abbiamo prove del fatto che l'eremo fosse una costruzione del tutto nuova, e forse è significativo che il ricordo del prete e monaco fondatore Benedetto sia caduto nell'oblio. Si può dare per scontato che con il passare del tempo egli venisse raggiunto da altri compagni con la stessa mentalità. Se questi ultimi seguirono una regola di vita prestabilita, fu di sicuro quella di San Benedetto, che il fondatore dell'eremo aveva fatto voto di osservare per il resto della sua vita.
Il primo seguace del fondatore di cui si abbia notizia è un sacerdote Giovanni che era rettore della chiesa nell'agosto 1112 quando fu dotata di terreni da un Brunetto e da sua moglie Teodora (Biblioteca Comunale di Siena, ms. B. VI 14, 152), e forse fu proprio dopo questo che l'eremo acquisì l'ospedale di S. Leonardo a Bastagia e la proprietà a Porghiano presso Monteriggioni, e ancor più vicino, ad Agostoli e Cinina. L'eremo si ingrandì a seguito di una donazione di terre fatta da Pepolo figlio di Periolo. Infine, nel luglio 1119, i conti Ranieri (sic) e Uguccione, figli del conte Ardengo dell'Ardenghesca, trasferirono all'eremo le terre su cui era stato edificato. La chiesa viene menzionata di nuovo e si fa riferimento anche al cimitero. Nel gennaio 1124, Uguccione, a nome suo e del fratello, effettuò una seconda donazione (Regestum Senese I, a cura di F. Schneider,, Roma 1911) e il documento che ratificava il lascito venne stilato nel chiostro. Evidentemente a S. Leonardo esisteva già un edificio che si potrebbe definire monastico, anche se nel 1112 vengono menzionati solo due occupanti, un prete di nome Alberto e uno di nome Gerardino, ma forse non erano gli unici membri della comunità. Ad Alberto, evidentemente il Superiore, successe un altro sacerdote, Guinizo, intorno al 1124, quando a S. Leonardo si trovava anche un oblatus (frate laico?). Sebbene Guinizo nel gennaio 1128 fosse ancora il Priore, Alberto prese il suo posto nel gennaio successivo e rimase in carica fino al 1144 (Lisini, Archivio di Stato di Siena, Inventario delle pergamene conservate nel diplomatico dall'anno 736 all'anno 1250, Siena 1908). Uno degli aspetti più eclatanti della riforma Gregoriana della Chiesa fu che in molti casi, anche se non ovunque, gli eremi rurali vennero trasformati in canoniche rurali. San Leonardo fu uno di questi: divenne canonica rurale probabilmente nel 1144, anno in cui Alberto fu designato Praepositus, termine che indica il Rettore di una comunità secolare più che il padre Superiore di un eremo. A questo proposito, è interessante notare che dal 1132 i Superiori di San Leonardo non vengono più definiti Rettori o Governanti dell'eremo ma, solo e sempre, della chiesa di S. Leonardo (Archivio di Stato di Siena, Diplomatico, Acquisto Piccioli, 1132).
La distinzione, nonostante l'ambivalenza del termine Superiore, si comprende meglio se ci riferiamo a Lecceto. In un documento del 30 settembre 1232, il Superiore di Lecceto, fra Bandino, di cui parleremo in seguito, è definito il «Priore della chiesa di S. Salvatore dell' eremo di Selva del Lago», mentre in un documento di tre anni dopo, egli viene chiamato «Priore dell'eremo di Selva del Lago» (Archivio di Stato di Siena, Diplomatico, Acquisto Piccioli, 1135). A questo proposito, da una serie di sei bolle papali indirizzate a S. Leonardo, emanate fra il 1144 e il 1186 e tuttora esistenti, risulta che i Superiori dal 1154 in poi sono chiamati semplicemente Priori della chiesa; infine, non ci sono riferimenti ad un eremo di S. Leonardo. Ad ogni modo, il 22 aprile 1236 S. Leonardo era definitivamente una canonica, e lo rimase fino al 1250 (Lisini, Archivio di Stato di Siena, Inventario delle pergamene conservate nel diplomatico dall'anno 736 all'anno 1250, Siena 1908).
Il romitaggio in Toscana subì una svolta decisiva quando il 16 dicembre 1243 Papa Innocenzo IV ordinò che tutti gli eremiti della Toscana, ad eccezione dei Guglielmiti, si riunissero in una congregazione osservante la Regola di S. Agostino, con a capo un Priore Generale di loro scelta. Quindi, tra il 1244 e il 1250, 61 eremi si unirono sotto la guida di fra Matteo e formarono l'ordine dei Frati Eremiti di S. Agostino in Toscana, per cui i canonici di S. Leonardo furono costretti ad andarsene da quel luogo che ritornava ad essere un eremo e che, il 3 maggio 1250, venne rappresentato davanti al Capitolo generale del nuovo ordine da fra Paolo. Ma non passò molto tempo che si ebbero ulteriori cambiamenti: pare infatti che San Leonardo avesse urgente necessità di miglioramenti e che fosse sull'orlo della bancarotta, conseguenza forse di una cattiva amministrazione dei beni appartenenti alla comunità. Infatti, a parte le donazioni sopra citate, ce ne fu una molto sostanziosa nel 1233, elargita dai signori di Amano, Bonganno de' Galli e sua moglie Riccadonna, mentre tra il 1128 e il 1249 ci furono 40 lasciti a favore dell'eremo, soprattutto terre, anche se è molto probabile che gli appezzamenti ricevuti fossero piccoli (Landucci, Sacra Leccetana Silva, cioè origine e progressi dell'antico e venerabile eremo e congregatione di Lecceto in Toscana dell'ordine eremitano del padre Sant'Agostino, Roma 1657).
Il 9 dicembre 1251 il Generale dell'Ordine, fra Aiuto, decise che l'unica cosa da fare fosse di incorporare e unire San Leonardo a Lecceto, il cui Capitolo e Priore avrebbero provveduto a risanare il monastero. San Leonardo, quindi, fu assegnato a Lecceto e al suo Priore Bandino de Balzetti, che governò entrambi i monasteri fino alla morte, avvenuta l'11 marzo 1277. L'unione durò fino al 1516, ma fu solo intorno al 1259 che si ebbero dei reali miglioramenti per S. Leonardo, anche se ci si sarebbe aspettato che un frate come Bandino, molto abile ed energico, non avrebbe perso tempo nel mettere a posto le cose. Non è noto, comunque, se vi fu una svolta decisiva quando, dopo la morte di Bandino, S. Leonardo ebbe il diritto di eleggere i propri Priori. Sta di fatto, però, che il convento, nel 1300, era famoso per la stretta osservanza delle Regole; altrimenti non avrebbe attirato il famoso frate Agostino Novello (Bibliotheca Sanctorum, I, Roma 1961, pp. 601-607), uomo dalla grande spiritualità, la cui vita era dedita alla penitenza. Egli scelse S. Leonardo come sua dimora dopo che ebbe lasciato l'incarico di Priore Generale degli Agostiniani il 1 maggio. Non molto tempo prima si era diffusa a Siena la fama della sua santità e, mentre non si può stabilire con certezza se Agostino Novello prestasse la sua opera all'Ospedale di S. Maria della Scala, è invece certo che lo frequentasse almeno una volta dal 1305 fino alla morte, giunta quattro anni dopo. Agostino Novello stabilì una Regola di vita per la Compagnia della Vergine Maria, detta anche dei Disciplinati, un'altra per il personale ufficiale dell'Ospedale e disegnò la tonaca che dovevano indossare il Rettore e tutti quelli che operavano alla Scala.
Resti della chiesa dell'insediamento agostiniano di san Leonardo al Lago
Quando morì, il 19 maggio 1309, assistito da molti confratelli e da alcuni personaggi della nobiltà senese, il culto della sua persona era già un fatto compiuto, ma era nulla in confronto a quello che diventò in seguito ai molti miracoli compiuti per sua intercessione dopo la morte. Può darsi che l'edificio della chiesa, esistente prima del 1168, e che con ogni probabilità fu sempre molto frequentato, fosse sostituito da una nuova chiesa per commemorare Agostino, abbastanza capiente da contenere il grande numero di fedeli che venivano a chiedere grazie sulla sua tomba. Uno di questi devoti doveva sicuramente essere Bindo del fu Orsellino da Pernina del contado di Siena che, come vedremo, fece una donazione a Lecceto a condizione, però, che, in occasione della festa di tutti i Santi, venisse passata, vita natural durante, una somma in denaro ad Agostino. Per contraccambiare, il generoso Bindo rimborsava Lecceto, per cui dopo la morte di Agostino, in anticipo della festa di tutti i Santi, i frati di Lecceto raggranellavano il doppio! Anche prima della morte di Agostino e per tutto il sec. XIV, S. Leonardo conobbe un periodo di prosperità, specialmente in seguito a donazioni di terre che insieme alle offerte dei grati devoti, rese possibile, intorno al 1350, l'inizio della costruzione della nuova chiesa, il cui coro sarebbe stato poi decorato in maniera grandiosa da Lippo Vanni nel 1370. Fu forse in quegli stessi anni che l'oratorio o cripta venne abbellito con dipinti della Vergine Maria, S. Agostino, S. Leonardo e Agostino; il chiostro invece venne affrescato dieci anni prima (1360), come fors'anche l'interno del monastero (refettorio, E. Carli, Lippo Vanni a San Leonardo al Lago, Firenze 1969, 5-10).
Non passò molto tempo prima che a S. Leonardo si ricominciasse a costruire; infatti, il 27 novembre 1366 il Consiglio Generale del Comune di Siena deliberò che il monastero venisse fortificato in modo da offrire rifugio alla popolazione di S. Colomba in caso di guerre, agitazioni politiche e così via. Questa proposta fu approvata con 216 voti contro 66 e S. Leonardo venne fortificato. In data 18 marzo 1424 tale decisione viene riportata nel registro di Agostino da Roma, Priore Generale degli Agostiniani, che ammonì severamente il Priore e la comunità di Lecceto (sic) a rispettare l'accordo che consentiva alla gente di S. Colomba libero accesso a S. Leonardo ad ogni ora della giornata anche in periodo di pace (Archivio Stato Siena, Consiglio Generale, 175). Nel 1398, il convento fu incluso in quella che poi divenne la congregazione osservante di Lecceto. Filippo Agazzari, famoso per i suoi Assempri, fu Vicario del Priore Generale sia per Lecceto che per S. Leonardo; dal 1363, egli visse a S. Leonardo come diacono. Per fortuna la morte, giunta nel 1422, lo salvò dal mal di testa di cui avrebbe sicuramente sofferto se fosse vissuto fino al 1424, quando ben 65 frati si recarono a S. Leonardo per il Capitolo provinciale della provincia di Siena. In questa occasione si avverò la premonizione di Bartolomeo Veneto, il quale nel 1386 volle un nuovo dormitorio, che riteneva sarebbe servito per una utile causa. La visita che Papa Pio II rese a San Leonardo durante il suo soggiorno a Lecceto rappresenta uno degli episodi di maggior rilievo della storia di quest'eremo. L'unione di S. Leonardo e Lecceto si sciolse per mutuo consenso il 4 agosto 1516 dopo 265 anni (Landucci).
In seguito, S. Leonardo trascorse un periodo di tranquillità fino al 21 marzo 1554, giorno in cui venne invaso dalle truppe imperiali sotto il comando del Marchese di Marignano, Gian Giacomo de' Medici. Non ci fu alcuna resistenza, cosicché non si verificarono danni a cose o a persone; se invece gli abitanti di S. Colomba vi avessero cercato rifugio, allora S. Leonardo e i suoi occupanti avrebbero fatto la stessa fine spietata di S. Colomba. Un altro tragico e sfortunato incidente occorse a S. Leonardo molti anni più tardi, nel 1594. Il Priore, Stefano Ugurgeri, sferrò ad un suo sottoposto che minacciava di strangolarlo un colpo violento con una grossa chiave di cui si era armato per difendersi; il colpo fu mortale, ed è incredibile che fosse stato proprio Stefano ad infliggerlo. Infatti, egli era uno dei membri più rispettati del suo Ordine, di cui divenne Segretario nel 1608. Fu uno studioso di classici di grande talento, e, oltre ad essere stato più di una volta Priore, venne eletto Vicario Generale della congregazione di Lecceto nel 1611. Durante il suo priorato a S. Leonardo, fece erigere un portico che offriva la vista sul giardino, ma fu criticato duramente dal Priore Generale Nicola Giovannetti da Sant'Angelo, in visita a S. Leonardo il 28 dicembre 1615, tanto da ordinare che venisse sbarrato o distrutto. In questo periodo la comunità era composta solo da tre sacerdoti e un diacono. Le cose andarono meglio intorno al 1650, quando nel monastero si trovavano quattro preti e tre fratelli laici, fra cui un novizio. Le risorse economiche di S. Leonardo si erano ridotte a due poderi, uno a Pastina di sopra e l'altro chiamato Novelletto a Monteriggioni, nonché una proprietà a Pian del Lago e poco più. La fine di questo che è l'eremo agostiniano più antico venne decretata nel 1782, quando Papa Pio VI non ebbe altra scelta che eseguire l'ordine, impartito da Pietro Leopoldo I Granduca di Toscana, di sopprimere le piccole case religiose.
Così, il Priore Generale Francisco Javier Vasquez dovette per forza obbedire all'ingiunzione papale, chiudere S. Leonardo ed unirlo ancora una volta a Lecceto.