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CONVENTI agostinianI: Monticiano

Affresco della Resurrezione di Andrea da Niccolò nella Sala Capitolare del convento di sant'Agostino di Monticiano

Affresco della Resurrezione

di Andrea da Niccolò (Sala Capitolare)

 

 

CONVENTO AGOSTINIANO DI MONTICIANO

di Benedict Hackett

 

 

 

Il convento agostiniano dei SS. Pietro e Paolo, detto anche di S. Agostino, si trova all'incirca a 35 km a sud-ovest di Siena, e fu fondato tra il 1250 e il 1259, o meglio fra il 1256 e il 1259. Situato ai margini di Monticiano, presso una località detta il Borgo, il convento derivò dall'eremo di S. Pietro a Camerata, che si trova nei dintorni. L'eremo, che di certo esisteva nel 1239 al più tardi, fu uno dei romitori toscani che formò il nuovo Ordine dei Frati Eremiti di S. Agostino in Toscana, sorto, come abbiamo visto, fra il 1244 e il 1250.

La comunità passò a Monticiano quasi sicuramente dopo la Grande Unione dei frati agostiniani del 1256, che segnò, anche se non interamente, la transizione dall'eremitaggio all'apostolato urbano agostiniano. A questo proposito si può affermare che la nuova fondazione di Monticiano era più eremitica che urbana, dato che venne costruita fuori dalle mura. Il convento deve il suo posto nella storia ad un frate Antonio da Siena, che purtroppo non è facile da identificare. Una fonte, invero assai vetusta, anche se non la più antica, dato che risale al 1330, afferma che Antonio da Siena era di passaggio a Monticiano, per così dire, quando vi morì.

Si narra, infatti, che quest'ultimo si fosse recato in visita ad un certo Pietro de Collegonzi, che è a nord di Empoli, che viveva in solitudine, come un vero eremita, nell'eremo abbandonato di Camerata. Pietro era grande amico, non solo di Antonio, ma anche di Agostino Novello. Dopo aver conversato con Pietro, Antonio lo salutò e morì quella stessa notte nel convento di Monticiano. Un'altra fonte, invece, narra una storia differente. Vale a dire che Antonio era stato membro della comunità per alcuni anni prima della sua morte, e che durante questi anni di permanenza cominciò ad essere venerato come un santo.

Dalla fonte precedente sembra invece che il suo culto fosse iniziato dopo la sua morte visti i miracoli compiutisi per sua intercessione. Un autore fornisce dei dettagli così precisi che si stenterebbe a prenderli alla lettera. Tali dettagli non sono disponibili per i Beati di Lecceto, anche se si dice che Antonio fosse stato educato alla vita religiosa proprio a Lecceto. Si narra inoltre che Antonio nacque il 17 gennaio 1280 (1281) da Pietro e Ginevra Patrizi, una delle famiglie senesi più in vista, e che deve la sua vocazione ad un giovane chiamato Pietro dei Piccolomini; potrebbe anche esser così, ma del Piccolomini in questione non v'è traccia nella storia di Lecceto. È certo invece che Antonio morì a Monticiano nel 1311, forse il 23 aprile.

Chiostro del convento di sant'Agostino di Monticiano

Chiostro del convento

Un po' di tempo dopo la sua salma, a quanto pare incorrotta, venne riesumata e posta sopra un altare laterale della chiesa, nella parete adiacente al chiostro. Infine venne collocato in un'urna di vetro sopra l'altare maggiore. Comunque, solo nel 1804 il suo culto fu riconosciuto e consacrato formalmente. L'attuale chiesa è un'estensione di quella del sec. XIII, o è addirittura più probabile che sia una costruzione totalmente nuova, sorta nel XIV secolo, quando il culto di Antonio divenne sempre più popolare. La facciata della chiesa risale certamente al 1380. Ma già allora era stata fondata la Confraternita o Compagnia del SS. Sacramento e del Beato Antonio, che svolse un ruolo essenziale nel promuovere e perpetuare il culto del Beato.

Il chiostro di Monticiano, però, non fu solo luogo di devozione. Il 21 ottobre 1357 sei frati vennero denunciati al Priore Generale, Gregorio da Rimini, perché giocavano a dadi. Uno dei colpevoli era Filippo Agazzari, che forse era venuto a Monticiano per pregare alla tomba del Beato Antonio. Il gioco dei dadi, detto zara, non s'addiceva ai religiosi; a dire il vero, il Comune di Siena lo aveva proibito a tutti nel 1309-1310. Fra Filippo deve aver maledetto il giorno in cui si era recato a Monticiano, perché il Priore Generale ordinò che fosse imprigionato per sei mesi nel suo convento originario di S. Agostino a Siena. Comunque, dopo due mesi di pena, il 5 marzo 1358 il Priore Generale ordinò che venisse rilasciato.

Il monastero di Monticiano, nonostante la fama del Beato Antonio che attirava molti frati e anche gente comune, rimase una delle piccole comunità religiose della provincia di Siena. Alla fine del XVIII secolo era in genere composta da tre o quattro sacerdoti e uno o due conversi. Non fece mai parte della congregazione di Lecceto. Venne soppresso nel 1808 dalla giunta napoleonica che intendeva proseguire la sua politica di secolarizzazione di tutte le case religiose.