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CONVENTI agostinianI: Sestinga

Resti del monastero di Sestinga

Resti del monastero di Sestinga

 

 

CONVENTO DI S. BARTOLOMEO DI SESTINGA

 

 

 

L'Abbazia, o monastero di San Bartolomeo, risale all'inizio del secolo XI: lo attesta un atto del 1025, il più antico fra i molti pervenuti che trattano del patrimonio di S.Bartolomeo, ed un placito del 1038 in cui è riferito che il monastero fu eretto "ai tempi di Errico imperatore". L'Abbazia fu fondata dall'aristocrazia lucchese come complesso benedettino presso la località detta Vecchia Badia: da un documento del 1072, si deduce che il fondatore del monastero fu il nobile lucchese, Ranieri del fu Roffrido, presente in Sestinga nel 1006 e la cui famiglia è documentata avere numerosi possessi nella zona.

Dal placito del 1038 è documentato come l'abbazia goda di immunità concesse dal sovrano, e dalla carta del 1072 (il cui contenuto è confermato nel 1118) è evidenziato come in pratica l'insediamento sia esente dalla effettiva giurisdizione del vescovo rosellano. Sono pervenute altre carte che attestano numerose donazioni al monastero o di acquisti di terre operati dai suoi abati. Nel 1055, in un placito tenuto dal cancelliere e messo imperiale Gunterio, all'Abbazia viene riconosciuta la legittimità del possesso di un gran numero di terre, non solo in prossimità di Sestinga e del mare, in Alma e Portilione, ma anche in territorio populoniense, nel Cornino. Altri documenti dell'XI secolo, in particolare quella del 1069, che ricorda la donazione di molte terre in territorio di Tatti da parte di un Gherardo del fu Pietro (probabilmente un nipote del fondatore del monastero), ed il citato livello di decime del vescovo Dodo del 1072, confermano della formazione di un patrimonio monastico assai importante, che gli abati si adoperano ad incrementare ancora nel XII. In un momento successivo, l'Abbazia fu trasferita nella sua collocazione accanto a Vetulonia. Della struttura antica presso Badia Vecchia non sopravvivono elementi architettonici e anche i resti delle strutture monastiche presso Vetulonia consistono in un edificio realizzato in filareto munito di una torre. Verso la metà del XIII secolo decade in ragione della obsolescenza del proprio sistema organizzativo e nel 1258 passa sotto la giurisdizione degli eremiti agostiniani. Questi alienano il suo patrimonio privandola dell'antica importanza politica ed economica e riducono l'abbazia a puro centro spirituale. Come tale sopravvive stentatamente fino al 1503, allorché papa Alessandro VI sottopone San Bartolomeo al convento di Sant'Agostino di Siena. A metà del Seicento, come attesta il Gherardini, il monastero tuttavia è già da tempo soppresso.

Nella chiesa, che non è più abitata dagli agostiniani a causa dell'aria cattiva e custodita da un "romito", la celebrazione della messa è assicurata una sola volta alla settimana. Nel corso del Settecento anche la chiesa, ritenuta ormai inutile perché troppo lontana dal paese, è lasciata senza cure e appare fortemente degradata, tanto che gli agostiniani ne vorrebbero la demolizione, evitata grazie all'intervento del vescovo di Grosseto. Francesco Anichini, nella sua Storia Ecclesiastica della Città e Diocesi di Grosseto, Parte II, c.89v, così descrive lo stato della chiesa di S. Bartolomeo nel 1752: «L'opere allo stato materiale di questa chiesa sarà di longhezza bracce trenta in circa e larga 12 colla sua crociata di latitudine passi ventidue parimenti all'incirca, in mezzo alla quale vi era già un altare fatto gettare a terra da Mons. Bosio vescovo di Perugia visitatore apostolico ( ... ). La sua altezza è di braccia 24, fabbricata tutta di pietre conce e fino alla metà fatta in volta. Le due cappelle laterali della crociata hanno due colonne di pietra tonda per ciascuna che le sostengono, coi suoi altari. Dall'arco poi in giù è a tetto, con tre travi armati e sanz'arricciatura e intonacatura, insomma all'antica, e dietro all'altar maggiore ha il suo coro rotondo in volta anch'esso di pietre conce e per antica, invecchiata consuetudine vi si fa la festa del S. Apostolo titolare nel giorno stesso in cui la chiesa universale ne celebra la commemorazione».

Alla fine del secolo il monastero è adibito dagli agostiniani a fattoria, e la chiesa è ridotta a magazzino.

Con la soppressione dell'istituzione decretata da Leopoldo II, i suoi beni sono allivellati ad abitanti di Vetulonia, al fine di favorire l'economia della zona. Il Catasto Leopoldino documenta che nel 1824 proprietario dei resti dell'antica abbazia è un certo Riccini di Antonio. Nella località in cui il nome Badia Vecchia ricorda la prima edificazione benedettina (1014-1024) dell'abbazia di San Bartolomeo non rimangono resti evidenti della costruzione del secolo XI.

Vi è una casa colonica, nelle cui strutture non sono distinguibili tracce dell'antico edificio, ma piuttosto appare evidente l'utilizzazione di materiali di reimpiego non solo pertinenti ad una struttura medievale, ma anche tratti da edifici etruschi e romani presenti nella zona. I ruderi del complesso monastico eretto negli ultimi decenni del secolo XII si trovano in località il Convento, a poca distanza dall'abitato di Vetulonia. Dell'edificio monastico sono attualmente visibili solo i resti di un'imponente costruzione in filaretto, costituita da un basso e lungo fabbricato con torre angolare all'estremità nord-occidentale, che in epoca più tarda è stata rialzata con muratura grezza.

Un rilievo eseguito nel 1824, per la realizzazione del Catasto Leopoldino, consente di avere, oltre a quella dell'intero complesso monastico, la pianta della chiesa di S. Bartolomeo, della quale non rimane ormai alcuna traccia di superficie.

 

 

Documentazione

Archivio di Stato di Siena Diplomatico.

23 Luglio 1072

 

Dodo vescovo di Roselle, «in loco in via plubica vocitator a lupo in piso prope ecclesiam plebe sancti …et sancti Iohanni Baptista de Tabbiano», concede a Stefano abate di S.Bartolomeo di Sestinga «medietate ex integra de omne reditu et debitu illo de villis illis que dicitur Sextinghe et de curte Mainberti et Vallepetrosa Prugnano Vico Caldane Cesi Collicle Tile Ranoclaria Perita ... qui de eorum decimatione debiti sunt ad rendendum a domo episcopatus nostro beati sancti Laurenti…sicut Ranierio filio Roffredi per libellum abuit et sicut Andrea abbas per libellum abuit…idest de omne reditu et debito ille decimatione…de Alma ablanculana acaralle atatte aravi atabbiano prata ...»