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COnventi agostiniani: Treviso

Facciata della chiesa agostiniana di S. Margherita a Treviso

Facciata della chiesa di S. Margherita

 

 

CONVENTO AGOSTINIANO DI S. MARGHERITA A TREVISO

Studenti Collegio Pio X

 

 

 

Il primo accenno alla presenza degli eremitani a Treviso è del 2 marzo 1238 quando la chiesa di S. Zeno (fuori di porta Altinia) viene ceduta dalle monache Agostiniane a Fra Matteo, "priore di tutto l'ordine dei frati eremitani". A seguito della cessione, le suore si trasferirono in prossimità del Sile immediatamente al di là delle mura, e fondarono l'abbazia di S. Paolo, oggi sede del distretto militare.

In questa chiesa però gli Eremitani non restarono molto, perché già pochi mesi dopo (7 novembre 1233) decisero di spostarsi in un territorio fuori da porta S. Teonisto, (che il Consiglio di Treviso assegnò a frate Gerardo Caminese dell'Ordine degli eremitani) dove c'erano orti, vigne, pascoli. Si stabilirono in un luogo raggiungibile tramite una stradina tra i campi. Probabilmente questo luogo richiamava lo spirito contemplativo degli Eremitani. In questo luogo rimasero fino al 1264, quando venne a scadere una clausola, secondo la quale dovevano restituire il terreno qualora si fossero spostati. L'anno successivo, per la somma di 300 lire, acquistarono un terreno "ultra Silem", vicino al ponte nuovo, nel nuovo borgo di S. Paolo, dove fondarono il convento di S. Margherita. Le famiglie nobili e benestanti delle città andarono a gara per arricchire le loro chiese, dove fu sepolto anche Pietro di Dante. Per la costruzione del Monastero di S. Margherita gli Eremitani furono coinvolti in una lite con i domenicani per la distanza fra i conventi. La questione però non si risolse velocemente, poiché contro i frati insorsero anche le suore del convento di S. Paolo.

Degli Eremitani nei primi anni a Treviso non si sa molto. Solo in 4 testamenti, nei primi 20 anni, vengono nominati gli eremitani nel periodo in cui vissero fuori della città. Le cose cambiarono una volta entrati in città. Le misure del convento, simili a quelle dei Domenicani, testimoniano un'attività notevole, grazie anche al nuovo riconoscimento dato all'ordine dalla santa Sede che riconosceva agli Eremitani il compito della cura d'anime.. Nascono però per questo problemi di rapporti con altri ordini. I Predicatori non volevano ordini che girassero con un abito simile al loro, per paura che confondessero le persone che volevano fare delle offerte e furono i primi ad insorgere contro gli Eremitani. Contro di loro si schierarono anche le suore di S. Paolo, dapprima benedettine e poi agostiniane, che in qualche modo vennero appoggiate dal Vescovo, che appoggiò anche i Francescani di S. Francesco. Non c'è da stupirsi quindi se alla fine gli Eremitani si lamentarono che il Vescovo non li sostenesse, malgrado dichiarassero di avere un privilegio papale che permetteva loro di "edificare un oratorio e celebrare la messa con un altare portatile, anche senza licenza diocesana."

Anche a Treviso si veniva a creare così la spartizione delle città nei principali ordini: Domenicani, Francescani e Agostiniani, con i problemi che tale rapporto creava per la distribuzione degli spazi e la raccolta delle elemosine. E' interessante notare che in diverse occasioni, in città, a fianco di domenicani e francescani erano presenti dei rappresentanti degli Eremitani, anche per questioni molto pratiche, come il collaudo della campana della torre civica, per la quale furono chiamati 6 francescani, 6 domenicani e 6 eremitani! Il consenso verso gli eremitani si nota anche in un testamento del 1280 di Pietro Calza e in altri testamenti che ci dicono che s. Margherita andava imponendosi come centro di elaborazione culturale, entrando in possesso, tramite acquisti e donazioni, di una serie di immobili nell'area circostante, che andava acquistando carattere residenziale, tanto che, nel '300, sarebbe diventata "contrada S. Margherita" Interessante sapere, dal Marchesan, nel suo libro su Treviso Medioevale, che nel 1315, a S. Margherita, i frati a cui vennero date 114 lire di piccoli, erano 38 e provenivano da diversi luoghi, alcuni del Veneto (di cui 11 da Treviso) altri da fuori, da Mantova soprattutto. Questi soldi dovevano essere spesi "pro vestimentis et capis". Sempre in questo periodo, il 25 maggio 1314 il podestà di Treviso lesse la richiesta da parte dei frati agostiniani di un aiuto economico chiesto al Comune in occasione del Capitolo Provinciale da tenere nel giorno di S. Margherita "non potendo il detto convento senza il vostro soccorso e favore sopperire alle gravi spese che il detto capitolo impone". (Marchesan "Treviso Medioevale" vol II, p 401) L'istanza fu accolta e vennero accordati agli eremitani 5 lire grosse pari a 160 lire di piccoli. Da una pergamena del 1359 si sa che il 4 aprile i frati agostiniani si riunirono per un'adunanza capitolare. Erano presenti 15 religiosi che costituivano più di due terzi (Plus quam due partes et ultra) degli abitanti del convento. In tutto quindi i frati in quel periodo dovevano essere meno di 25.

 

Il convento

Il convento di S. Margherita venne fondato nel 1260 dall'ordine degli Agostiniani. Per la costruzione del Monastero di S. Margherita gli Eremitani furono coinvolti in una lite con i domenicani per la distanza fra i conventi. Gli Eremitani contestavano al Vescovo, frate Alberto, di aver sbagliato la misura della "canna", obbligandoli ad allontanarsi di 720 passi dai Domenicani. A Treviso fu necessario l'intervento del Papa che inviò una "canna ufficiale", con sigillo papale, per dirimere la contesa. La questione però non si risolse comunque, poiché contro i frati insorsero anche le suore del convento di S. Paolo, che, non avendo un privilegio papale come i domenicani, avevano chiesto l'appoggio al Vescovo, che concesse una distanza dalle suore di almeno 150 piedi. I frati invece erano tanto vicini alle suore, da poter vedere dentro al loro convento tutto ciò che facevano! Alla fine, dopo diverse questioni, i frati si impegnarono a costruire la chiesa in una zona un po' spostata e a dividere il terreno, vendendo la parte che dava su S. Paolo e circondandolo con una alta siepe. Il problema però si ripresentò quando l'acquirente del terreno lo rivendette agli Eremitani. Fu allora che il papa intervenne e obbligò la vendita del terreno alle suore che provvidero subito ad alzare un alto muro. La costruzione del convento, che doveva avere più di un chiostro, doveva seguire le caratteristiche dei conventi domenicani. Il Vescovo nel 1268 scrisse infatti che la recinzione della piazza doveva avvenire "secundum quod habent fratres predicatores vel simili modo" (secondo ciò che caratterizza le costruzioni dei frati predicatori o in modo simile)

Inoltre un consiglio comunale del 1282, parlando del Convento di S. Margherita, stabiliva che le misure in larghezza e lunghezza dovessero essere uguali a quelle del Convento dei domenicani di S. Nicolò. Il convento alla metà del trecento gareggiava in prestigio e floridezza: "possedeva un'attività Scuola Teologica, e una ben fornita biblioteca che venne arricchita da cospicue donazioni".

 "L'inventario dei libri della biblioteca, steso nel 1362 ricorda addirittura due copie della Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, fonte diretta per l'Iconografia delle Storie affrescate" nel monastero. Nel XIV sec. il convento ospitava circa venti religiosi (Agostiniani) con a capo il Priore. I religiosi provenivano da diverse località: Montebelluna, Trento, Arena di Padova, Ormelle, Treviso, Venezia, Feltre e Padova. Nell'inventario delle suppellettili del convento, nel 1378, viene descritto l'arredo delle celle di alcuni frati: erano alte sei metri ed avevano una pianta quadrata, (4 X 4 m.) avevano vari scaffali ("banchi") a due o tre ripiani ("calti") che potevano essere aperti o chiusi, e "unus discus" (cioè un tavolo) per i libri antichi. Le celle erano stanze molte povere e d'inverno erano molto fredde. "Accanto alle suppellettili sacre (una croce e un turibolo d'argento, due calici d'argento dorato e a vari libri liturgici) venne registrato un'esemplare quattrocentesco del "Planto della Verzene", composto nella prima metà del '300 nel convento di S. Margherita". Santa Margherita doveva essere importante, poiché nel 1364 nel primo chiostro del convento venne posta la tomba di Pietro Alighieri, figlio di Dante.

Il convento agostiniano di S. Margherita attorno alla metà del Trecento gareggia in prestigio e floridezza con quello di S. Nicolò. Per questo vengono chiamati dei pittori a dipingere e a fare sculture per la chiesa ed il convento, fra i quali il grande Tomaso da Modena.

 

Chiesa di S. Margherita

Anche la Chiesa di Santa Margherita (costruita fra il 1282 e il XIV sec.) assomiglia alla chiesa di S. Nicolò, tanto che molti pensano sia stata opera dello stesso architetto, Fra' Benvenuto, che avrebbe progettato anche San Francesco. In realtà era più piccola e aveva una sola navata con tre cappelle absidali, a cui se ne aggiunsero altre ai lati nei secoli successivi, demolite nel 1798, in seguito alla sconsacrazione in periodo napoleonico, che ne decretò la rovina. Nella chiesa doveva esserci anche un coro dietro il quale era stato fatto dipingere, da Maffeo Farra, nel 1352, un ciclo di affreschi con tre santi e il committente