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Vecchia immagine del complesso agostiniano di Fiume
GLI AGOSTINIANI E LA CHIESA DI SAN GIROLAMO
FRAMMENTI DI STORIA FIUMANA
a cura di Francesco Cossu
pubblicato in "Fiume. Rivista di studi adriatici", n. 36, luglio-dicembre 2017
Sommario: 1. Introduzione. - 2. Il Santo della Dalmazia. - 3. Sulle orme del Santo Vescovo. - 4. I frati agostiniani a Fiume. - 5. Predicatori e possidenti. - 6. La chiesa, le cappelle, le confraternite. - 7. L'epilogo.
1. Introduzione
Un articolo apparso nel 2011 su La Voce del Popolo di Fiume, oltre a rievocare alcune vicende storiche relative ai (poco armoniosi) rapporti tra la popolazione fiumana e la Repubblica di Venezia ad inizio '500, accompagna il lettore in visita al complesso conventuale di San Girolamo che, assieme alla Colonna della Stendardo, è definito dall'autore "simbolo" e "reperto archeologico", sottolineando "che la città dovrebbe interessarsi di più a questa sito il quale, tra l'altro, potrebbe attirare anche molti visitatori, nonché turisti." [1]
La chiesa e l'annesso convento che si affacciano nell'odierna piazza della Risoluzione Fiumana (Riječke Rezolucije, già piazza del Municipio), ospitano dal 1951 una comunità di frati domenicani, comunità appartenente ad un ordine religioso (i frati predicatori o domenicani) fondato agli inizi del XIII secolo ad opera del sacerdote spagnolo (e per la Chiesa cattolica santo) Domenico di Guzmán. Tuttavia, per più di quattro secoli la storia di questi luoghi è stata indissolubilmente legata ai frati agostiniani, la cui presenza nella città liburnica è attestata fin dal XIV secolo: l'insediamento agostiniano e la chiesa di San Girolamo furono infatti edificati a partire dal 1315 da Ugone II di Duino, signore di Fiume; nel 1509, durante l'assalto e l'occupazione della città, i Veneziani spogliarono e incendiarono il convento, dal quale i frati fuggirono per rientrarvi nel 1514; nel 1768 vi fu il restauro e l'ampliamento della chiesa a seguito del terremoto che colpì la città nel 1750; infine nel 1788, un decreto emanato durante il governo dell'imperatore Giuseppe II sancì la soppressione del convento, i cui beni furono confiscati e venduti. A tale data risale dunque la fine della presenza agostiniana a Fiume, sebbene la chiesa fu successivamente affidata alle cure di un rettore (qui chiamato "prefetto"), il cui incarico fu ricoperto fino al 1828 da uno dei frati presenti al momento della chiusura, padre Marcellino Mauro, che morì nel dicembre di quell'anno. [2]
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Gli agostiniani e la chiesa di san Girolamo a cura di Francesco Cossu
Fin qui in sintesi la cronistoria di questo complesso conventuale che sarà oggetto dei paragrafi che seguiranno. Maggiori dettagli storici e artistici sugli edifici che accolsero i religiosi di Sant'Agostino - in particolare la chiesa, intitolata al Santo dalmata e dottore della Chiesa Girolamo (o Geronimo) di Stridone - saranno qui riportati prendendo spunto principalmente dalla monografia di monsignor Luigi Torcoletti, La chiesa e il convento degli Agostiniani di Fiume, pubblicata nel 1944, ma anche dai contributi altrettanto importanti di Giovanni Kobler (Memorie per la storia della liburnica città di Fiume, 1896) e di Silvino Gigante (Gli Agostiniani del convento di S. Girolamo, in Bullettino della Deputazione Fiumana di Storia Patria, vol. I, 1910). Senza la pretesa di apportare alcunché di originale alla già citata bibliografia sull'argomento, il presente lavoro intende piuttosto dare risalto a questa monumento che ha costituito, per dirla con lo stesso Silvino Gigante, "un ente importantissimo e potentissimo nella vita pubblica e privata della piccola terra di S. Vito al Fiume" [3], e quindi meritevole di attenzione, sia in senso positivo, per la considerevole porzione di storia cittadina ivi custodita; sia in senso negativo, a causa delle controversie con le autorità e la cittadinanza di Fiume che talvolta videro protagonista la comunità agostiniana residente fra le sue mura.
2. Il Santo della Dalmazia
Nota il Torcoletti, con una leggera punta di amarezza, che "il grande dottore della chiesa San Girolamo, titolare del tempio degli Agostiniani non è venerato dal popolo come si converrebbe, e la sua festa passa quasi inosservata" [4].
Questa malgrado il concorso di popolo - prosegue il sacerdote fiumano - specialmente nelle feste dei santi Cosma e Damiano, santa Lucia e san Biagio, tradizionalmente invocati dai fedeli contro determinate malattie, per la cui guarigione "fanno riempire la chiesa all'inverosimile in dati giorni dell'anno, mentre nella festa del titolare, che non è protettore contro alcuna malattia, la chiesa rimane quasi vuota" [5]. In effetti, pur non godendo della stessa popolarità di altri santi - di ieri e di oggi - venerati per le gesta eroiche compiute nel corso della vita terrena o per particolari virtù taumaturgiche ad essi attribuite, San Girolamo rimane sempre uno dei più importanti Padri della Chiesa. Nato a Stridone in Dalmazia nel 347, fu uomo di grande cultura letteraria; compì i suoi studi a Roma (dove ricevette anche il battesimo), poi attratto dalla vita ascetica si trasferì ad Aquileia e quindi in Oriente, dove visse da eremita e perfezionò i suoi studi. Fu ordinato sacerdote ad Antiochia, e nel 382 tornò a Roma, dove fu collaboratore del papa Damaso I. Alla morte del pontefice, Girolamo intraprese un pellegrinaggio che lo portò a Betlemme, dove restò fino alla morte, avvenuta nel 420. La sua preparazione letteraria e linguistica (greco ed ebraico) gli permise la revisione e la traduzione di molti testi biblici: il suo lavoro più celebre e sicuramente la Vulgata, la traduzione in lingua latina del Nuovo e dell'Antico Testamento, che fino al Concilio Vaticano II ha rappresentato il testo ufficiale della Chiesa e della liturgia cattolica. La sua memoria liturgica ricorre il 30 settembre. [6]
3. Sulle orme del Santo Vescovo
Contemporaneo di Girolamo è Agostino d'Ippona (354-430), che assieme al santo dalmata, al vescovo di Milano Ambrogio e al papa Gregorio Magno, fu annoverato nel 1298 tra i primi quattro Dottori della Chiesa. Sant'Agostino, grazie alla sua vastissima produzione letteraria, alla profondità del suo pensiero teologico e filosofico e all'instancabile impegno pastorale - prima come sacerdote e poi come vescovo - al servizio della comunità di Ippona e dell'intera Chiesa africana del suo tempo, è ritenuto uno dei più grandi pensatori dell'Occidente cristiano. Papa Pio XI, scrivendo di lui, dichiara che "per l'ingegno acutissimo, per la ricchezza e sublimità della dottrina, per la santità della vita e per la difesa della verità cattolica, nessuno o certo pochissimi gli si possono paragonare di quanti sono fioriti dall'inizio del genere umano fino ad oggi" [7].
Ad Agostino è attribuita - tra le tantissime opere (oltre mille, secondo il suo primo biografo Possidio) - anche la celebre Regola, che a partire dal V secolo fino ad oggi è stata riferimento per numerose comunità di vita consacrata: più specificamente, comunità religiose come i Canonici regolari (obbedienti cioè ad una regola di vita consacrata) e i frati dell'Ordine di Sant'Agostino (Agostiniani) si ispirano direttamente al carisma e all'ideale di vita monastica del santo d'Ippona. Ma anche altri ordini religiosi quali, ad esempio, i Predicatori (Domenicani), gli Ospedalieri di San Giovanni di Dio (Fatebenefratelli) e i Servi di Maria (Serviti), hanno adottato la regola agostiniana, pur traendo origine dal carisma di altri santi della Chiesa cattolica. L'Ordine di Sant'Agostino - i cui frati vissero nel convento fiumano di San Girolamo, oggetto del presente studio - nacque ufficialmente nel 1256 come Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino, con la cosiddetta "Grande Unione" che per iniziativa di papa Alessandro IV riunì sotto la regola agostiniana agli Eremitani di Tuscia (già frutto di una precedente unione di comunità eremitiche del centro Italia, avvenuta nel 1244) altre famiglie religiose di eremiti esistenti fino a quel momento: Giamboniti e Brettinesi, Eremiti di Montefavale e Guglielmiti (questi ultimi due separatisi nuovamente poco tempo dopo). La nuova famiglia religiosa fu annoverata fra gli ordini mendicanti, ossia quegli ordini che, in virtù del voto di povertà professato dai religiosi e dai conventi che comporta la rinuncia ad ogni proprietà, almeno in origine traevano il loro sostentamento esclusivamente dalla raccolta delle elemosine. Già fin dal XIII secolo esistevano conventi, oltre che in tutta la penisola italiana, anche in Francia, Spagna, Germania, Ungheria ed Inghilterra. Nel secolo successivo l'Ordine poté vantare la propria presenza praticamente in tutta Europa e nelle isole del Mediterraneo orientale, sebbene l'epidemia di peste nera di metà Trecento causò il decesso di diverse migliaia di frati. Il vuoto creato nelle comunità da queste perdite spinse a concedere il nero abito agostiniano a persone prive di vocazione o con scarsa preparazione: la conseguenza fu un notevole rilassamento nell'osservanza della disciplina conventuale. Per far fronte a ciò, dai vertici dell'Ordine fu concessa maggiore autonomia ai conventi desiderosi di osservare in maniera più rigorosa la Regola: fu così che nacquero all'interno della famiglia religiosa eremitana diverse congregazioni di osservanti. A partire dal Cinquecento inizia con le missioni l'espansione in America, Asia e Africa. Sul finire del secolo videro la luce rispettivamente in Spagna e in Italia le due congregazioni di osservanza dei Recolletti e degli Scalzi, che agli inizi del Novecento divennero Ordini autonomi. Dopo aver attraversato periodi difficili come le soppressioni operate a fine Settecento nei paesi asburgici dall'imperatore Giuseppe II, seguite da quelle avvenute in epoca napoleonica o per mano dei governi liberali in Europa (Italia compresa) e America Latina nel corso dell'Ottocento, l'Ordine giunse cosi ai giorni nostri (oggi senza più l'espressione "eremitani") sempre fedele al carisma di Sant'Agostino mediante la consacrazione a Dio, il servizio verso la Chiesa e la comunione fraterna di ogni religioso con i propri confratelli: "Il motivo essenziale per cui vi siete insieme riuniti e che viviate unanimi nella casa e abbiate unita di mente e di cuore protesi verso Dio" (Regola, 1.2).
4. I frati agostiniani a Fiume
Nel territorio dell'odierna Croazia le prime comunità di eremitani agostiniani sorsero attorno alla metà del XIII secolo, nelle località di Dubica e Garić (Croazia centro-settentrionale), ad opera di eremiti che si riunirono sotto la regola di Sant'Agostino, negli stessi anni dell'unificazione che in Italia portò alla nascita dell'Ordine agostiniano; a questi subentrarono, pochi anni più tardi, i frati paolini (ordine eremitico, di origine ungherese, sottoposto anch'esso alla regola agostiniana) [8].
Altri insediamenti agostiniani nacquero a Križevci (nord), ad Ilok e Borovo (est, a ridosso del confine con la Serbia), e a Banostor, oggi ricadente in territorio serbo ma distante pochi chilometri da Ilok; questi ultimi tre conventi appartenevano alla Provincia agostiniana d'Ungheria. L'occupazione turca del XVI secolo pose fine alle presenze agostiniane fin qui menzionate, con la distruzione delle chiese e la fuga dei religiosi [9]. Esisteva anche una Congregazione agostiniana di Dalmazia, che al 1659 includeva conventi in diverse località della regione costiera, tra cui Porto Tolero (Ploče, alla foce del fiume Narenta) in terraferma, di Pucischie (Pučišća) nell'isola di Brazza, e di Lesina (Hvar), Sveta Nedjelja, Gelsa (Jelsa) e Macarsca (Makarska) nell'isola di Lesina. La comunità di Pola (Istria) apparteneva invece alla Provincia veneta [10].
Sulle rive del Quarnero gli Agostiniani giunsero quasi certamente nel 1315, stabilendosi nella chiesa e nel convento fatti edificare da Ugone II dei Conti di Duino, signore di Fiume. Questi, figlio di Rodolfo I e nipote di Ugone I, apparteneva al casato dei Duinati, signori di Fiume già fin dal 1139 con il capostipite Dietalmo, che ottennero la città in feudo dai vescovi di Pola. Ugone VI, nipote di Ugone II, dispose che alla morte dell'unico discendente maschio (Ugolino) i suoi beni passassero alia famiglia dei Walsee, e cioè a Ramberto e Rodolfo, sposati rispettivamente con le sue figlie Caterina e Anna. Nel suo testamento datato 1385 stabiliva di essere sepolto nella chiesa di San Girolamo, destinando peraltro al convento mille dei tremila fiorini lasciati alla moglie. Anche sotto la dinastia dei Walsee la comunità di San Girolamo godette della protezione e dei benefici così come avvenne con i signori di Duino: è del 1429 un diploma dove Ramberto II (nipote di Ugone VI) confermava le dotazioni assegnate al convento dai suoi avi. Quanto detto finora per sottolineare gli ottimi rapporti tra i signori di Fiume e la comunità agostiniana fin dalla sua fondazione. Peraltro i benefici concessi ai frati di San Girolamo continuarono - come si vedrà più avanti - anche con la dinastia d'Asburgo, ossia dopo che Wolfango di Walsee, alla sua morte, donò Fiume a Federico III (1466). Nel 1659 il convento fiumano era incluso tra gli insediamenti appartenenti alla Provincia d'Austria dell'Ordine eremitano. In precedenza, in virtù delle diverse suddivisioni in province in cui fu strutturato l'Ordine fin dalla sua nascita, il territorio ricadente in questa provincia era parte della più ampia Provincia di Germania, da cui nacque quella di Baviera-Boemia (1329) e in seguito quella di Boemia-Austria (1604), dalla quale pochi anni più tardi (1646) si separò la provincia in questione comprendente, oltre alla comunità fiumana, quelle di Vienna, Lubiana e Graz, per citare i centri più importanti [11].
Nell'elenco delle comunità agostiniane della Provincia d'Austria si faceva riferimento anche ad un convento "Sancti Jacobi": infatti, per un periodo di poco meno di duecento anni, gli Agostiniani di Fiume entrarono in possesso dell'abbazia di San Giacomo al Palo, situata appunto nell'odierna località di Abbazia (Opatija) che da questo edificio trae il suo nome. Già monastero benedettino, nel 1552 l'abbazia fu concessa dal re Ferdinando I al vescovo di Segna Francesco Živković, che godette di questo beneficio fino alla sua morte avvenuta nel 1560. Nel frattempo, con un diploma del 1555 lo stesso Ferdinando donò il complesso monastico agli Agostiniani di Fiume, che lo ebbero nel novero dei loro possedimenti fino al 1723, anno in cui l'abbazia fu venduta ai Padri Gesuiti. Degna di nota è una controversia nata nei primi del Seicento tra i frati agostiniani di Fiume e i loro confratelli del convento di Lubiana, per il possesso proprio di questa abbazia: espulsi attorno al 1550 dai luterani che occuparono il convento (poi trasformato in ospedale), i frati lasciarono Lubiana per rifugiarsi a Fiume. A titolo di compenso per i possedimenti perduti, il succitato diploma del 1555 assegnò al convento di San Girolamo i diritti sull'abbazia di San Giacomo. Ristabilitisi nuovamente gli Agostiniani a Lubiana nel 1626, questi rivendicarono i propri diritti su San Giacomo, che tuttavia restò di proprietà della comunità fiumana fino al 1723. Tornando a Fiume, sia il Torcoletti che il Kobler riferiscono (citando P. Marian e la sua opera Austria sacra) [12] che il convento fiumano era di osservanza "larga", distinto cioè da quelle comunità di frati che abbracciavano una più rigorosa osservanza della regola di Sant'Agostino e della disciplina conventuale. Delle sue attività sono disponibili poche notizie, tranne che esso diede alla città di Fiume e alla Chiesa cattolica predicatori di fama e vescovi, come si vedrà nel paragrafo che segue. Dei religiosi che nei quattro e più secoli di storia si avvicendarono alla carica di priore - da Giovanni citato in un documento del 1371 (il primo tra quelli elencati dal Kobler) a Carlo Sambsa priore al momento della soppressione del convento nel 1788 - Gigante ne cita due, Giovanni Primossich e Giovanni Clobuciarich, che ricoprirono la carica nel corso del XVI secolo, periodo nel quale San Girolamo "raggiunse il suo massimo fiore" per merito anche di questi due frati "accorti ed energici che ne migliorarono le sorti". Giovanni Primossich "fece risorgere a nuova vita il monastero incendiato nel 1509 dai Veneziani e con una stretta economia e con affari fortunati ne restaurò le finanze; egli fu varie volte rieletto all'onore del priorato e fu uomo di molta autorità e considerazione" [13].
Ulteriore prova di questa autorevolezza sono due lettere del 1557, una del re Ferdinando, l'altra del luogotenente della Carniola, nelle quali si chiedevano al priore informazioni sui mercanti stranieri che si recavano a Fiume. [14]Giovanni Clobuciarich, citato in atti del convento in un periodo compreso tra il 1570 e il 1590, fu eletto diverse volte priore e, in occasione di una lunga lite che oppose gli Agostiniani di Fiume ad alcune famiglie della zona, "sostenne con molto calore ed energia le ragioni del convento, riuscendo a finirla vittoriosamente" [15].
5. Predicatori e possidenti
Alfredo Fest (citato da Torcoletti) [16] scriveva che i1 monastero "era considerato come un luogo di fiducia perché gli oggetti presi in pegno venivano depositati nelle mani del priore, nel convento" [17]. Ma la ragione per cui San Girolamo si distinse tra le chiese fiumane, specie fin da1 XVI secolo, fu per l'essere considerata "chiesa italiana", dove cioè si tenevano prediche in italiano: nei tempi della Quaresima specialmente vi saliva il pulpito un predicatore proveniente dall'Italia o qualche agostiniano del locale convento [18]. Nel 1579 la municipalità fiumana provvide un predicatore croato per il Duomo e uno italiano per San Girolamo, fino al 1689 quando il consiglio municipale stabilì che le prediche quaresimali in italiano avessero luogo sempre nel Duomo e non più altrove [19]. Fra i tanti religiosi che abitarono le stanze del complesso agostiniano di Fiume [20] vi furono alcuni che rifulsero per qualche particolare dote o incarico rivestito. Torcoletti ne cita sei [21]: Marco da Fiume, nato nel 1421, che ricoprì la carica di vescovo di Segna e successivamente di Tenin (Knin); grazie alle sue abilità diplomatiche, durante il periodo dell'episcopato di Knin fu mandato più volte dal re Mattia d'Ungheria a Venezia e a Roma a trattare col doge e con i papi, con lo scopo di chiedere aiuti per la guerra contro i Turchi. Natale Nicolich, che con molta probabilità tra il 1499 e il 1508 fu vescovo di Modrussa (Modruš). Nicolò Ambrosiade, fiumano di nascita e priore del convento di Fiume, che si distinse in tutta la Dalmazia e le coste dell'Adriatico come oratore; molto stimato dal Duca di Stiria e Carniola, questi lo fece promuovere al vescovado di Segna ma Nicolò sarebbe morto (sebbene le fonti non concordino sulle date) prima che fosse confermata la sua nomina. Giovanni Battista Agatich, che nel 1617 fu nominato vescovo di Segna, e per questa diocesi e quella di Modrussa curò la ristampa dei libri liturgici glagolitici, ottenne dal re d'Ungheria il titolo di consigliere aulico; morto nel 1649, fu sepolto nella chiesa della Beata Vergine Maria di Tersatto [22]. Giovanni Battista Cortivo, professore di teologia all'Università di Graz, che fu autore di due opere a carattere teologico. Sempliciano (Frazulich) da Fiume, priore del convento negli anni Trenta e quaranta del Seicento, di cui altro non si conosce se non il suo amore per la poesia. Si è parlato in precedenza degli ottimi rapporti che intercorsero tra i signori di Fiume (i Duino e i Walsee) e la comunità religiosa di San Girolamo nel primo secolo e mezzo di presenza agostiniana (eremitana) in città; ma importante fu la protezione di cui godettero gli Agostiniani fiumani anche da parte della Casa d'Asburgo, più volte confermata dalle seguenti patenti sovrane, riportate sia da Gigante che da Torcoletti [23]:
- Patente di Federico III (1472) che concesse il privilegio di una quantità annuale di denaro e cera, o l'equivalente, "per tre messe fondate da Volfango di Walsee [24].
- Patente di Ferdinando I (1548) che dichiarava di assumere il convento sotto la tutela della Casa d'Austria;
- Diploma di Ferdinando I (1548) che confermava l'esenzione dal dazio sui vini prodotti in alcune vigne possedute dal convento;
- Patente di Ferdinando I (1555) che concedeva il diritto di proprietà sull'abbazia di S. Giacomo al Palo;
- L'arciduca Ferdinanda II conferma (1598) i privilegi concessi dai suoi predecessori;
- L'imperatore Giuseppe I conferma (1706) al convento i privilegi concessigli dai suoi predecessori.
Questi privilegi (e altri qui non riportati) furono - è inutile nasconderlo - di natura prevalentemente economica. Già i conti di Duino e Walsee infatti dotarono in maniera considerevole i frati di beni materiali: il lungo elenco, descritto da Gigante [25] e sintetizzato da Torcoletti [26] riferisce tra i possedimenti del convento di due fattorie sul Carso, una chiamata Villa Linda e l'altra Villa Studena (nei cui pressi, nel XVIII secolo, fu scoperta una miniera di ferro), della proprietà delle cappelle di S. Andrea, S. Cecilia, S. Martino e S. Nicolò assieme ai beni ad esse spettanti [27] più diversi altri terreni e case, oltre ai diritti di riscossione delle decime a Fiume e in altri quattro comuni [28]. È evidente che una ricchezza di tali proporzioni, oltre a contrastare con la natura mendicante tipica dell'Ordine agostiniano (ma già si è scritto in precedenza che il convento di Fiume era di osservanza larga), fu per la comunità agostiniana fonte di controversie che la videro protagonista, sia contro le autorità civili ed ecclesiastiche che contro privati cittadini. Nel suo saggio sugli Agostiniani a Fiume, Gigante dedica - con toni talvolta pungenti - ampio spazio a questi aspetti che caratterizzarono la vita sodale ed economica dei "buoni conventuali di S. Girolamo": "era un'azienda florida e bene amministrata [...]; erano essi i più forti possidenti del comune e non sdegnavano di negoziare col vino delle loro numerose vigne" [29].
"Come in tutti i conventi anche in quello di S. Girolamo i frati passavano, o avrebbero dovuto passare, il tempo in orazioni e in pratiche religiose, però fra un mattutino, una messa e una confessione trovavano modo di fare, e bene, i loro affari. Possidenti di case e terreni, li appigionavano, li davano a livello, ne riscuotevano le decime, e con permute vantaggiose accrescevano i propri beni [30]. "Se gli Agostiniani erano potenti, potenti erano pure due altre istituzioni: il capitolo e, in tempi più recenti, il collegio de' Gesuiti. È facile quindi comprendere come cagioni e pretesti di rivalità non mancassero" [31].
Le dispute tra il convento e il Capitolo della Collegiata di S. Maria Assunta per l'esercizio di certi diritti parrocchiali, così come le altre vertenze che contrapposero i frati ora alle autorità religiose, ora al Comune, ora ad alcune famiglie della zona, sono ben descritte dal Gigante [32] utilizzando i documenti all'epoca custoditi nell'archivio storico del municipio fiumano, provenienti dall'archivio del convento.
6. La chiesa, le cappelle e le confraternite
Prima di entrare (idealmente) all'interno del complesso conventuale così come descritto nella monografia di Torcoletti, è opportuno fissare alcune date che hanno segnato la storia di questa luogo, nel periodo in cui i religiosi di Sant'Agostino contribuirono al suo splendore [33]: fondato nel 1315 sotto la signoria di Ugone II di Duino, il complesso fu terminato nel 1408 al tempo di Ramberto di Walsee; nel 1509, durante l'assalto e l'occupazione di Fiume (nel corso della guerra tra la Serenissima e l'Impero germanico di Massimiliano I), i Veneziani spogliarono ed incendiarono il convento, causando la fuga dei frati che vi fecero ritorno solo nel 1514; seguì nel 1543 la ricostruzione degli edifici monastici sotto il priorato di Giovanni Primossich; dopo il terremoto del 1750, che provocò diversi danni in città (compreso San Girolamo), vi fu nel 1768 il restauro e l'ampliamento della chiesa; infine il sovrano con decreto emanato nel 1788 ordinò la chi usura del convento, a cui seguì la confisca e la vendita dei suoi beni e il passaggio dell'amministrazione della chiesa dagli Agostiniani al clero secolare. "Gli altari della chiesa sono tutti in stile barocco e rimontano alla prima metà del sec. XVIII, era d'oro delle chiese fiumane, quando dopo la creazione di Fiume a porto franco, la città si arricchì e le famiglie nobili di Fiume eressero vari altari in marmo nelle tre chiese dell'antica Fiume cioè nella Collegiata, S. Vito e S. Girolamo. In quell'epoca tutti gli altari probabilmente di legno furono sostituiti con altari marmorei" [34].
La penna di Torcoletti ci aiuta ora a conoscere brevemente la storia dei principali altari del tempio di San Girolamo, peraltro ancora oggi presenti: "L'altare maggiore [opera della scultore Antonio Michelazzi, NdR] ora esistente risale al 1744 e lo dobbiamo alla munificenza di Giuseppe Minolli [commerciante e benefattore dei frati agostiniani, NdR]". "Dietro l'altare vi è la pala di S. Girolamo, titolare della chiesa che presenta alla Madonna la città di Fiume. Accanto a questa santo vi è S. Agostino. Il quadro è del Settecento ed è lavoro veneto". All'interno della navata, rispettivamente a sinistra e a destra del presbiterio (per chi guarda l'altare maggiore), rivolti verso l'assemblea si trovano gli altari della Madonna del Rosario e di Sant'Anna: "L'altare del S. Rosario serviva alle pratiche religiose della Confraternita del S. Rosario e dinanzi a questo altare erano le due tombe degli associati al pio sodalizio. Sul medaglione vi è scolpita la Madonna del Rosario". "L'altare di S. Anna può darsi sia stato in origine l'altare di S. Monica, madre di S. Agostino, la cui regola seguivano i frati del Convento. Questo ci fa sospettare l'indulgenza concessa alla Confraternita di S. Monica il 27 ottobre 1641" [35]. Procedendo lateralmente, partendo dai suddetti altari in direzione dell'ingresso principale della chiesa, si osservano a sinistra l'altare dedicato a S. Nicola da Tolentino [36] e quello dedicato al Crocifisso, con in mezzo il pulpito recante lo stemma dell'Ordine agostiniano (caratterizzato dal testo sacro sormontato dal cuore fiammeggiante e dalla cintura dell'abito); a destra si trovano gli altari intitolati alla Madonna del Buon Consiglio [37] e a San Biagio vescovo. A sinistra della chiesa, con l'abside rivolto ad est come quest'ultima, vi è l'attuale sagrestia, un tempo cappella della Santissima Trinità, edificata in stile gotico nel Quattrocento per conto dei coniugi Martino e Margherita Raunacher la cui tomba, datata 1450, si trovava "nel mezzo della cappella, posto eminente che si concedeva di solito ai fondatori degli edifici sacri" [38].
La trasformazione in sagrestia avvenne tra il 1768 - anno in cui la chiesa di San Girolamo fu ampliata - e il 1782, data di una protesta di Michele Antonio Zanchi discendente dei Raunacher, che lamentava l'avvenuto spostamento in altro luogo della lapide sepolcrale dei suoi avi [39].
Prospiciente il lato settentrionale dell'ancor oggi esistente chiostro si trova invece la cappella dell'Immacolata Concezione, costruita a fine '400 da Gaspare Rauber capitano di Fiume, e fino al 1578 dedicata alla Beata Vergine Mater Gratiae, per poi essere ceduta alla Confraternita dei Nobili, istituita poco tempo prima sotto il titolo dell'Immacolata Concezione, che qui si riunì fino alla sua soppressione avvenuta negli anni Ottanta del Settecento [40.
A questo punto è opportuno dedicare qualche riga anche alle altre confraternite che nacquero sotto gli auspici della comunità agostiniana, oppure ospitate - come nel caso dell'appena citata confraternita dei Nobili - in una delle chiese ad essa affidate. Cosa sono le confraternite? Ce lo spiega lo stesso mons. Torcoletti in un suo saggio dedicato alle confraternite fiumane [41]: "Le confraternite sono delle pie società di devoti che hanno lo scopo di venerare un Mistero o un Santo, di tenere in un dato oratorio o chiesa delle pratiche di pietà e di esercitare opere di carità a pro dei confratelli o di altri" [42]. Prosegue il sacerdote e storico fiumano: "Ogni confraternita aveva il suo altare, dinanzi al quale i confratelli facevano le loro orazioni, ed al decoro di questi ed al mantenimento del loro cappellano, provvedevano con le offerte fissate dallo statuto. Però, come si trovavano in vita uniti i sodali nelle riunioni delle confraternite, cosi volevano essere sepolti assieme in una tomba comune, indossando l'abito del sodalizio" [43].
Nel paragrafo dedicato agli Agostiniani così sono presentate le confraternite operanti sotto la loro direzione spirituale: "La prima [ ... ] è quella di Santa Monica, fondata dagli Agostiniani nella chiesa di S. Girolamo ed approvata il 27 ottobre 1641 dal loro generale Ippolito Monti [ ... ]. La seconda è la Confraternita di S. Andrea nella cappella di Sant'Andrea, di proprietà dei Padri Agostiniani [44], che ebbe delle indulgenze da Benedetto XIII il 24 settembre 1724 [...]. La terza è la Confraternita della Madonna del Buon Consiglio come risulta da un libriccino conservato nell'archivio della Chiesa. Questa confraternita aveva la propria tomba per i suoi confratelli. Da ultimo la Confraternita della Cintura della S. Vergine [ ... ]. La festa della Madonna della Cintura ricorre la domenica dopo la festa di S. Agostino e la confraternita sotto questo titolo sono rette specialmente dagli Agostiniani nelle loro chiese" [45].
Nel corso degli anni Ottanta del Settecento giunse da parte dell'imperatore Giuseppe II il divieto di seppellire i defunti nelle chiese, per cui "fu disposto nel 1785 che per tutte le confraternite si facesse una tomba comune nella cappella del cimitero che poco prima era stato aperto nella via del Calvario" [46]. Nello stesso periodo (1784) il sovrano decreta la abolizione per gli stessi sodalizi (inclusi quelli poc'anzi elencati), che nel 1787 risultavano già soppressi ad eccezione della Confraternita della B. Vergine Addolorata [47].
Questi avvenimenti precedettero di poco la soppressione decretata sempre da Giuseppe II che pose fine all'esistenza di numerosi monasteri del territorio asburgico.
7. L'epilogo
Il 16 aprile 1788 fu emanato a Buda il decreta sovrano di soppressione che riguardò, tra gli altri, anche il convento degli Agostiniani, la cui chiusura - annota il Kobler - sarebbe avvenuta il successivo 26 giugno [48]. Tale decisione rientrava nell'ambito di una politica religiosa, detta "giuseppinismo" dal nome dell'imperatore Giuseppe II, messa in atto dalla Casa d'Asburgo (da Maria Teresa prima, e successivamente da suo figlio Giuseppe) che si ispirava ai principi del giurisdizionalismo e che mirava ad eliminare ogni giurisdizione papale sull'ordinamento ecclesiastico cattolico nei territori asburgici. Tale politica si tradusse - come già accennato in queste pagine a proposito del complesso monastico di San Girolamo - nell'abolizione di quelle istituzioni religiose non impegnate in attività di pubblica utilità quali l'insegnamento o la cura degli infermi: pertanto i conventi e i monasteri appartenenti ad ordini e congregazioni di tipo contemplativo furono soppressi e i beni di loro proprietà confiscati e venduti. La comunità agostiniana di San Girolamo seguì la stessa sorte: "una commissione fece il relativo spoglio, ed i membri dell'abolito convento ebbero pensione vitalizia. [...] Tutto fu confiscato e successivamente venduto, anche gli oggetti preziosi e gli arredi sacri della chiesa, ed il denaro ricavato fu assegnato al fondo di religione per istituire nel regno nuove parrocchie o per dotare le esistenti, povere, prive di patrono" [49].
Da quel fondo di religione fu pagato, a partire dallo stesso anno e fino al 1809 (alla venuta dei francesi) [50], un sussidio annuo di 300 fiorini per il mantenimento della chiesa [51]. La soppressione della comunità agostiniana di Fiume comportò da quel momento il pensionamento dei frati ivi presenti: il priore Carlo Sambsa; i sacerdoti Nicolo Speranzi, Adolfo Vralich, Giorgio Fanello, Facondo Fister, Domenico Reidinger, Leone Lamuskoj e Marcellino Mauro; i laici Carlo Stimer e Vito Melchiori [52].
La direzione della chiesa fu quindi affidata a sacerdoti secolari, ai quali fu data il titolo di "prefetti": il primo prefetto di San Girolamo fu però proprio un religioso agostiniano, padre Marcellino Mauro, che resse la chiesa per 40 anni, morendo l'11 dicembre 1828 all'età di 77 anni. Tra coloro che il Torcoletti menziona quali rettori della chiesa, si distinse in modo particolare mons. Matteo Balas, prefetto dal 1898, "insigne benefattore del Convento delle RR. MM. Benedettine e Proposito del Capitolo della Cattedrale. Si rese benemerito della chiesa di San Girolamo con parecchi restauri, col provvedere i prefetti di una abitazione decorosa e la chiesa di abbondanti paramenti sacri. Passò a miglior vita il 28.VIII.1939 ed ebbe funerali solennissimi con ingente concorso di popolo" [53].
Note
(1) - Mario Schiavato, Due simboli nel cuore di Fiume, nella Voce del Popolo, Fiume, 11 giugno 2011.
(2) - Giovanni Kobler, Memorie per la storia della liburnica città di Fiume, Stabilimento Tipolitografico Fiumano di E. Mohovich, Fiume 1896, vol. I, p. 99; Luigi Maria Torcoletti, La chiesa e il convento degli Agostiniani di Fiume, Stab. Tip. "La Vedetta d'Italia", Fiume 1944, pp. 50, 60.
(3) - Silvino Gigante, Gli Agostiniani del convento di S. Girolamo, in Bullettino della Deputazione Fiumana di Storia Patria, vol. I, Fiume 1910, p. 16
(4) - L. M. Torcoletti, Op. cit., p. 48
(5) - Ibidem
(6) - Informazioni tratte dai siti web www.treccani.it/enciclopedia/santo-girolamo, www. santiebeati.it/dettaglio/24650 e it. wikipedia.orglwiki/San Girolamo, consultati i1 31 agosto 2017
(7) - Pio XI, Lettera Enciclica Ad salutem humani generis (22 aprile 1930), citata da Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Augustinum Hipponensem (28 agosto 1986)
(8) - L'Ordine di San Paolo Primo Eremita nacque nei primi anni del Trecento in Ungheria, ad opera del vescovo di Pécs Bartolomeo e del beato Eusebio di Strigonio (Esztergom), entrambi fondatori di comunità eremitiche che nel 1250 si riunirono sotto la guida di Eugenio (già canonico del capitola metropolitano di Esztergom, poi ritiratosi a vita eremitica), scegliendo come modello di vita San Paolo di Tebe, considerato dalla tradizione cristiana il primo eremita (230-335). Nel 1308 l'Ordine fu approvato dal papa Clemente V, adottando la regola di Sant'Agostino d'Ippona. Oltre che in Ungheria, conventi dei Paolini sorsero ben presto anche in Croazia e in Polonia, raggiungendo il culmine della loro diffusione nel XVI secolo, ma subendo un arretramento dapprima nell'Europa danubiana a causa dell'avanzata turca, e poi nel nord Europa col diffondersi della Riforma protestante. Esistente ancor oggi, l'Ordine ha nella Polonia e in particolare nel Santuario mariano di Czestochowa, dove si venera il celebre quadro della "Madonna Nera", uno dei centri più importanti della sua attività.
(9) - Leija Dobronic, Augustinians in Medieval Croatia and Slavonia, in Crosier Heritage, n. 22, Agana GU (Stati Uniti), settembre 1987, pp. 6-11 (disponibile anche all'indirizzo web www.canonsregular.org/ osclosc/heritage_files/Crosier%20Heritage%20vol%2022.pdf). Cfr. anche Id., Augustinci srednjovjekovnoj Slavoniji i Hrvatskoj, in Croatica Christiana, n. 20, Zagabria 1987, pp. 1-25
(10) - Agostino Lubin, Orbis Augustinianus sive Conventuum Ordinis Eremitarum Sancti Augustini, Petrum Baudovyn, Parigi 1659
(11) - A. Lubin, Op. cit.; Balbino Rano, voce Agostiniani, in Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (a cura di), Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), Edizioni Paoline, Milano 1974-2003 (disponibile anche all'indirizzo web www.ghirardacci.it/dip-Jidip-J.htm).
(12) - Marian (Andreas) Fidler, Austria sacra: Oesterreichische Hierarchie und Monasteriologie, Vienna 1780, Schmidt.
(13) - S. Gigante, Op. cit., p. 22
(14) - Ibid., p. 23
(15) - Ibidem. A Clobuciarich (o Clobucciarich) è dedicato anche il saggio di Attilio Depoli, Le zone prospicienti il Quarnero nei disegni di un frate del Convento di Fiume (Giovanni Clobucciarich:1550?-1560), in Fiume. Rivista di studi fiumani, n. 1-2, Roma 1958
(16) - L. M. Torcoletti, Op. cit., p. 14
(17) - Alfredo Fest, Fiume nel secolo XV, in Bullettino della Deputazione Fiumana di Storia Patria, vol. III, Fiume 1913, p. 133.
(18) - L. M. Torcoletti, Op. cit., p. 49
(19) - Ibidem; G. Kobler, Op. cit., p. 98
(20) - S. Gigante, Op. cit., pp. 36 e sgg
(21) - L. M. Torcoletti, Op. cit., pp. 17-19
(22) - Cfr. Giovanni Stelli, Storia di Fiume. Dalle origini ai giorni nostri, Pordenone 2017, Edizioni biblioteca dell'immagine, pp. 81ss.
(23) - S. Gigante, Op. cit., pp. 22, 41 sg.; L. M. Torcoletti, Op. cit., p. 14.
(24) - S. Gigante, Op. cit., p. 41
(25) - Ibid., pp. 17-19
(26) - L. M. Torcoletti, Op. cit., p. 13.
(27) - G. Kobler, Op. cit., pp. 143 e sgg.
(28) - Ibid., p. 95
(29) - S. Gigante, Op. cit., p. 17
(30) - Ibid., p. 23
(31) - Ibid., p. 28
(32) - Ibid., pp. 28 e sgg.
(33) - Per una sintesi storica e artistica (in lingua croata) sulla chiesa e il convento v. il sito web fluminensia. orglsamostan-i-crkva-sv-jeronima-u-rijeci
(34) - L. M. Torcoletti, Op. cit., p. 22
(35) - Ibid., pp. 22-23
(36) - Primo religioso dell'Ordine agostiniano ad essere iscritto nell'albo dei santi (1446), Nicola di Compagnone nacque a Castel Sant'Angelo - oggi Sant'Angelo in Pontano (Macerata) - nel 1245. Entrato da ragazzo fra gli agostiniani del suo paese natale, fu ordinato sacerdote ed inviato in vari conventi delle Marche, caratterizzandosi come modello di generoso impegno verso la perfezione cristiana. Intorno al 1275 si stabilì a Tolentino, sempre nel Maceratese, dove morì il 10 settembre 1305, trascorrendo gli ultimi trenta anni della sua vita spendendosi quasi ogni giorno nella predicazione e svolgendo l'apostolato del confessionale e dell'assistenza ai poveri, vivendo in umiltà e penitenza. È invocato dai devoti come taumaturgo, protettore delle anime del Purgatorio, e patrono contro la peste e gli incendi (fonti: www.santiebeati.it/dettaglio/34600; www.cassiciaco.it/navigazione/monachesimo/agiografia/santi/nicola.html e augustinians.net/index.php?page=tolentino_it, consultati il 31 agosto 2017).
(37) - "Madre del Buon Consiglio" è uno dei titoli attribuiti alla Beata Vergine Maria, divenuto popolare dopo il ritrovamento, avvenuto il 25 aprile 1467, di un'immagine della Madonna col Bambino Gesù su una parete della chiesa di Genazzano (Roma) intitolata alla Madonna del Buon Consiglio. L'immagine divenne oggetto di grande devozione popolare e si diffuse la leggenda secondo cui il dipinto sarebbe stato trasportato prodigiosamente dagli angeli nella cittadina laziale proveniente da Scutari (Albania), per sottrarlo ai turchi che stavano invadendo il paese balcanico. Furono i frati agostiniani (a cui fin dal 1356 era affidata la chiesa) a diffondere l'immagine e il culto della Vergine del Buon Consiglio, favorita nel corso dei secoli anche da diversi pontefici, in particolare papa Leone XIII (fonte: it.wikipedia.org/wiki/Madonna_del_Buon_Consiglio, consultato il 31 agosto 2017)
(38) - L. M. Torcoletti, Op. cit., p. 35
(39) - G. Kobler, Op. cit., p. 146
(40) - L. M. Torcoletti, Op. cit., pp. 41 sg
(41) - Pubblicato in quattro parti sulla rivista Fiume tra il 1954 e il 1955
(42) - L. M. Torcoletti, Le confraternite fiumane, parte prima, in Fiume. Rivista di studi fiumani, n. 1-2, Roma 1954, p. 79
(43) - Ibid., p. 80
(44) - Piccola chiesa demolita nel 1876, situata in prossimità delle odierne via Ciotta (Ciottina ulica) e piazza Adria (Jadranski trg). II Kobler riferisce, citando le carte dell'abolito convento agostiniano, che essa fu edificata nel 1033 ed era di origine greca; nel 1552 fu restaurata su iniziativa dell'allora priore Giovanni Primossich. Chiusa nel 1788 per mancanza di fondi dopo l'abolizione del convento, fu riaperta e officiata su richiesta dei proprietari delle case vicine fino alla sua demolizione (G. Kobler, Op. cit., pp. 143-145).
(45) - L. M. Torcoletti, Le confratemite fiumane, parte seconda, in Fiume. Rivista di studi fiumani, n. 3, Roma 1954, p. 155. La devozione alia Madonna della Cintura, nella tradizione agostiniana nota anche come Madonna della Consolazione, e legata anche alle origini (leggendarie) dell'abito indossato dai religiosi e religiose dell'Ordine agostiniano. Per una panoramica completa sulle origini del culto alla B. V. della Cintura v. il sito web www.cassiciaco.it/navigazione/monachesimo/devozioni/mariana/cintura/cintura.html.
(46) - G. Kobler, Op. cit., p. 154; L. M. Torcoletti, Le confratemite fiumane, parte quarta, in Fiume. Rivista di studi fiumani, n. 3-4, Roma 1955, p. 104
(47) - II motivo era di ordine nazionale, in quanto l'abolizione di questa confraternita (che con il suo padre spirituale provvedeva alla predica settimanale in italiano nella chiesa di San Vito) avrebbe privato la popolazione italiana della predica nella propria lingua. A seguito delle rimostranze dei confratelli, la Congregazione dell'Addolorata ottenne il titolo di Congregazione della Nazione Italiana, come quelle di Vienna e Gorizia (L. M. Torcoletti, Le confraternite fiumane, parte quarta ... cit., p. 104).
(48) - G. Kobler, Op. cit., p. 99
(49) - G. Kobler. Op. cit., p. 99
(50) - L. M. Torcoletti, La chiesa e il convento ... cit., p. 60
(51) - G. Kobler; Op. cit., p. 99
(52) - Ibidem
(53) - L. M. Torcoletti, La chiesa e il convento ... cit., p. 50