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Conventi agostiniani Femminili: Jerez de la Frontera

L'entrata al convento delle agostiniane di Jerez de la Frontera

 

 

CONVENTO DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE A JEREZ DE LA FRONTERA

 

 

 

Collegata al monastero si trova una chiesa con la navata tipica degli edifici barocchi, coperta da una volta a botte con lunette e archi trasversali. La sezione che serve da crociera sembra una cupola emisferica con decorazione mistilinea. I pennacchi sono occupati da tele ovali in cui sono rappresentati i Padri della Chiesa. Nel diciottesimo secolo vennero realizzate la maggior parte delle pale d'altare che si conservano all'interno. Sul lato del Vangelo, accanto al coro delle religiose, c'è la pala d'altare dedicata a San Giuseppe. Il corpo dell'altare è diviso in tre nicchie da colonne, che sono occupate dalle sculture di Sant'Antonio de Padova e Santa Bárbara. Allo stesso periodo risale il dipinto di sant'Agostino, nelle cui nicchie laterali si trovano le immagini di san Giuseppe con il Bambino e l'Adorazione dei Re. Nella stessa sezione, ma sul lato opposto ci sono altre due pale d'altare. Una di questa raffigura Cristo come fonte di vita accompagnato da San Tommaso de Villanueva e San Nicola da Tolentino in atto di aiutare le anime del Purgatorio.

L'altra pala d'altare, quella del Calvario, ha una nicchia centrale che ospita Cristo sulla croce e può essere datata tra il 1630 e il 1660. Alla seconda metà del Seicento risalgono anche le due pale d'altare del transetto. Quella sul lato del Vangelo, raffigura l'immagine del vestito di Santa Rita, un'opera legata alla cerchia di Blás Molner e Cristóbal de Ramos. Sul lato opposto, l'immagine di san Nicola da Tolentino risale alla fine secolo. Di un certo interesse si presentano anche i dipinti murali che completano la pala d'altare di Santa Rita. La pala d'altare principale è anche uno dei pochi elementi conservati della decorazione cinquecentesca, sebbene leggermente modificata. Ai piedi, come al solito nei conventi di clausura, ci sono due cori. Il coro dei bassi è stato realizzato nel 1617.

La più antica testimonianza scritta relativa a questo monastero risale a Fray Alonso Guerrero e risale al 1777. Secondo il suo scritto il 3 ottobre 1526, la figlia di Diego de Trujillo e Catalina Alonso de Zanabria, Francisca de Trujillo donò tutti i suoi beni, compresa la casa che fungeva da dimora, all'Ordine di sant'Agostino, con lo scopo di dare vita a un convento di religiosi. Questa donazione venne accettata da Fray Juan de Calahorra, priore di Badajoz e vicario dei religiosi della provincia. Inizia così la storia dell'unico convento delle monache agostiniane di Jerez, che ha vissuto grandi momenti di splendore come dimostrano le costruzioni e il patrimonio artistico che conserva ancora.

Il monastero venne ridedicato alla Madonna delle Grazie, per volere di Fray Juan de Calahorra, che fu priore del convento con il titolo a Badajoz. Di queste costruzioni primitive resta poco poiché lr ristrutturazioni del XVII e XVIII secolo, le hanno trasformate radicalmente. La chiesa primitiva, situata nella vecchia piazza di Turco, nel XVIII secolo, era già chiamata "il sito che le Madri chiamano il magazzino di Aceyte". L'attuale convento ha sulla stessa strada anche l'accesso alla chiesa, aperta su un muro bianco che, con l'azione dell'acqua, ha perso la calce che lo ricopriva, mostrando la sua fabbrica di bugnati. L'entrata è costituita da una semplice apertura rettangolare, tra pilastri di sostegno e con l'architrave decorata da modanature e alette la cui chiave è occupata dallo scudo dell'Ordine.

Nell'atrio è presente la Via Crucis di azulejos realizzata a metà del XVIII secolo. Sebbene la fabbrica della chiesa sia del diciassettesimo secolo, il suo aspetto attuale è dovuto ad un radicale intervento eseguito nel XVIII secolo. Prima di lasciare il convento, sotto un arco semicircolare si trova il tornio, un luogo di appuntamento per i buongustai, dove le suore che compongono la comunità producono dolci, torte, muffin, magdalenitas, fette biscottate Antequera, torte di mandorle e focacce, meringhe, cortadillos, pasticci e hojaldrinas.