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Bruges, Museo Groeninge:
Trittico Moreel con san Guglielmo
GUGLIELMO DI MALAVALLE
Aprile 1137, viene annunciata la morte di Guglielmo X d'Aquitania, sopravvenuta mentre è in viaggio di penitenza verso Santiago de Compostella.
Al dire di Jean Markale, "non tutto è stato chiarito in merito a questo evento. Infatti si sostiene che Guglielmo, risoluto a fuggire il mondo, avesse elaborato tutta una messinscena: fatti celebrare i suoi finti funerali il venerdì santo, egli si sarebbe recato a Gerusalemme per ottenere il perdono delle colpe, e quindi si sarebbe ritirato in una foresta presso il borgo di Castillon. Il tutto ha un po' troppo l'aria di romanzo, ma come sapere cosa accadde effettivamente ? " (cfr. Jean Markale, Eleonora d'Aquitania, La Regina dei Trovatori).
A sua volta Régine Pernoud racconta che "verso la fine del mese, alcuni messaggeri si erano presentati al castello reale di Béthisy, dove risiedeva, allora, il re di Francia; gli recavano la notizia della morte di Guglielmo, duca d'Aquitania, loro signore. Morte inattesa come non altra. Guglielmo aveva infatti trent'otto anni e sembrava nel pieno delle forze quando, poco tempo prima, aveva lasciato i suoi Stati per compiere il pellegrinaggio a Compostella; ma non era riuscito ad arrivare fino al santuario, il venerdì santo, 9 aprile, una malattia, che le cronache non precisano, aveva inchiodato al suolo questo gigante, di una forza fisica leggendaria e di un fenomenale appetito; di lui si diceva che fosse capace di divorare, in un solo pasto, la razione di otto persone." (cfr. Régine Pernoud, Eleonora)
L'origine dell'eremo di Malavalle è legata alla figura leggendaria di San Guglielmo, che male si distingue tra gli omonimi contemporanei. Gli studiosi nel passato hanno infatti fornito svariate ipotesi sull'identità del santo, ribadendone sempre, pur attraverso genealogie diverse, l'origine nobiliare.
Convertito da San Bernardo il Duca Guglielmo si reca nel bosco per trovare la "via della salvezza" con l’aiuto di un eremita che non lo assolve e lo manda da un altro religioso che lo indirizza ancora ad un terzo. Attraverso questi viaggi simbolici Guglielmo ricerca, la strada verso la santità e verso le necessarie sofferenze per ottenerla.
Sarà qui che riceverà il "giacco", la corazza di ferro che indosserà per tutta la vita come cilicio. Recatosi a Gerusalemme, vi rimane per nove anni dopodiché torna in Europa e nei pressi di Lucca è tentato di riprendere la vita militare. In procinto di assalire un castello, ma diviene improvvisamente cieco. Si pente e decide di tornare nell'eremo di Gerusalemme, ma viene catturato di Saraceni che però lo liberano per il gran puzzo di carne putrefatta che usciva dalla sua corazza. Ritorna nella città santa di Gerusalemme e la lascia definitivamente dopo due anni.
Dopo un pellegrinaggio in Spagna al Santuario di San Giacomo di Compostella, si trasferisce in Italia per fondare una comunità eremitica vicino a Pisa, a Livallia, ma scandalizzato dalla condotta morale dei confratelli si costruisce un rifugio solitario sul monte Pruno. Ultima sua dimora è !a valle detta "Stalla dei Rodi", nome cambiato più tardi in Malavalle. Qui viene raggiunto dalla morte il 10 febbraio 1157." (cfr. Paolo Pisani, Santi Venerabili nella provincia)
"Nella storia dei santi, intorno a Guglielmo di Malavalle fanno quadro due diòscuri. Lo precedono Bernardo di Chiaravalle e Norberto da Xanten, il fondatore dei premonstratensi, e lo seguono Francesco d'Assisi e Domenico da Caleruega. Non può stupire che questo quadro non sia di molto giovamento alla figura di Guglielmo. Nonostante il fatto che un ordine portasse il suo nome, Guglielmo non era un fundator ordinis nel senso stretto della parola. Non era teologo di fama come Bernardo, non esercitava un ufficio ecclesiastico come Norberto, arcivescovo di Magdeburgo, non era neanche prete come Domenico e non era dotato di un fascino comparabile a quello di Francesco. Pare dunque legittimo chiedersi per quale motivo Martino, vescovo di Grosseto, chiedeva negli anni Settanta del XII secolo a Alessandro III di adscribere beatum Guilelmum sanctorum catalogo venerandum. Come mai Guglielmo fu denominato il Grande? Per quale motivo la venerazione di questo eremita di Grosseto si estendeva dall'Italia in Francia, nei Paesi Bassi, in Germania e Austria, nella Boemia e nell'Ungheria?" (cfr. Kaspar Elm, Un eremita di Grosseto di fama europea: Guglielmo di Malavalle, tratto da: a cura di Vittorio Burattini, La Cattedrale di Grosseto e il suo popolo 1295-1995, Atti del Convegno di studi storici Grosseto 3-4 novembre 1995).
Sulla figura di Guglielmo X d'Aquitania (Guglielmo VIII di Poitiers), le fonti non ci dicono molto. Sappiamo che era primogenito di Guglielmo IX, divenuto famoso come il primo dei trovatori, personaggio spesso in rotta di collisione con la chiesa, scomunicato più volte e, infine, redento. Crociato e Sposato due volte, prima con Ermengarda d'Angiò, poi con Filippa di Tolosa, non esita ad ostentare il suo rapporto con la viscontessa di Chatellerault. "Quando scompare nel 1127, lascia il ricordo di una personalità singolarmente complessa, a forti tinte: è comprensibile che i cronisti dell'epoca, Orderico Vitale, Guglielmo di Malmesbury, il priore di Vigeois, abbiano largamente parlato di lui." (cfr. Henri-lrénée Marrou, I Trovatori).
"Suo figlio Guglielmo X, non era della stessa tempra. Ebbe tuttavia anche lui le sue noie con la chiesa, ma non per le medesime ragioni del padre. Il fatto è che il padre di Eleonora aveva riconosciuto l'autorità dell'antipapa Anacleto, anziché quella di Innocenzo Il legittimamente eletto, il che aveva scatenano le proteste del clero nei suoi stati. Allorché san Bernardo di Chiaravalle andò da lui a scongiurarlo che rientrasse nell'ortodossia, Guglielmo rovesciò l'altare a cui il monaco aveva detto messa poi, non bastando ciò a placare la sua collera, si avventò contro il santo, che dovette la sua salvezza solo a una fuga rapidissima." (cfr. Jean Markale, Eleonora d'Aquitania La Regina dei trovatori)
Quali trame avrebbe potuto nascondere la finta scomparsa di Guglielmo? Che conseguenze ci sarebbero state nei suoi vastissimi domini? Appare tutto troppo ben congegnato perchè possa trattarsi solo del risultato di una improvvisa e imprevista malattia. Di certo siamo di fronte a due personaggi storicamente attestati; di uno non abbiamo più notizie dopo il 1137, dell'altro non abbiamo alcuna altra informazione.