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Storia dell'Ordine Agostiniano

Amanuense di Tolosa (1362): Agostino consegna la sua regola a monaci e monache in un manoscritto della Biblioteca di Tolosa

 

Jan Van Scorel:

Agostino consegna la sua regola a monaci e monache

dipinto del 1520 (chiesa di S. Stefano a Gerusalemme)

 

 

L'Ordine Agostiniano

 

 

 

Possidio narra che Agostino durante la sua vita fondò numerosi monasteri in Africa, che furono una autentica fucina per il clero africano. E' probabile che, Agostino vivente, questi monaci seguissero già la sua regola di vita.

Dopo le invasioni vandale e arabe nel nord Africa la sua regola fu adottata da varie comunità monastiche sulle coste europee del Mediterraneo.

La regola agostiniana sopravvisse per tutto il Medioevo fino al XIII secolo allorché il Papato decise di creare un vero e proprio Ordine agostiniano. Le congregazioni eremitiche che seguivano questa regola in Italia, i Brettinesi, i Toscani e i Giambonini, sviluppate in Ordini regolari e dalla Chiesa approvate, furono invitate nel 1255, insieme con gli Eremiti di S. Guglielmo e con alcuni indipendenti, a mandare uno o due procuratori a un "capitolo d'unione", con lo scopo di riunirle in una unica struttura ecclesiale. L'iniziativa corrispondeva in pieno allo sviluppo sociale e religioso del tempo, che esigeva una organizzazione di vita sociale, nazionale ed ecclesiastica più salda sotto tutti gli aspetti. Nel campo ecclesiastico avrebbe significato anche l'apertura delle comunità religiose verso la vita apostolica e la cura delle anime.

I rappresentanti dei vari Ordini eremitici, guidati dai superiori maggiori, si radunarono nel Convento romano, appartenente ai Toscani: S. Maria del Popolo. I superiori presenti erano: il guglielmita Gioberto, il giambonino Lanfranco, il toscano Filippo e, per i Brettinesi, Andrea o il suo successore. Presenti erano anche, sebbene i loro nomi non siano ancora rintracciati, i procuratori di Ardinghesca di Valle Aspra, di Torre di Palma, di Murceto, di Moriglione, di Castiglione della Pescaia, della "Congregazione delle Tredici" e di alcuni gruppi di minore grandezza e importanza. Le trattative richiesero molto tatto e tempo. Probabilmente tutto il processo si protrasse dall'autunno 1255 fino alla solenne chiusura nel 1256, che cadde, secondo tradizione, il primo marzo: mercoledì delle Ceneri. Il 9 aprile del 1256 nasce ufficialmente l'Ordine agostiniano moderno quando papa Alessandro IV con la bolla "Licet Ecclesiae catholicae" sancisce l'unione di cinque congregazioni eremitiche e cioè l'Ordine di S. Guglielmo, di S. Agostino, di Frate Giovanni Bono, di Favale e di Brettino.

Tale unione dava vita a una nuova famiglia religiosa che avrebbe dovuto svolgere la stessa attività apostolica dei primi due Ordini mendicanti, il domenicano e il francescano: essa si sarebbe chiamata "Ordine dei frati eremiti di S. Agostino".

 

Nel 1295 l'ordine possiede già sedici o diciassette province con circa 12.000 religiosi. Alla metà del sec. XV il numero delle province era salito a 40 ed i religiosi a circa 30.000. Ai primi del sec. XVI ci sono 46 provincie, numero che sale ancora a 58 ai primi del Seicento. È il massimo periodo di diffusione. Le rivoluzioni e le soppressioni degli ultimi due secoli hanno notevolmente ridotto la presenza agostiniana. Negli ultimi 50 anni molto è stato fatto per riparare a tanti disastri. Oggi l'ordine conta 25 province, sei vice-province, due congregazioni, un'abbazia e tre conventi generali, con circa 2500 religiosi.

L'ordine agostiniano ha una importanza grande, oltre che nel campo dell'apostolato ordinario ed in quello delle missioni, nella storia del pensiero e della cultura. Poco dopo il 1256 filosofi e teologi agostiniani occupano posti eminenti nella chiesa e nelle università. La scuola teologica agostiniana, distinta in scuola antica (Egidio Romano, Tommaso da Strasburgo, Alberto da Padova, Giacomo da Viterbo, Alessandro da S. Elpidio) e in scuola moderna (Noris, Berti, Belelli), peripatetico-tomista, ha principî propri specialmente nelle questioni della grazia. Gregorio da Rimini (1358), staccandosi dall'indirizzo scientifico dell'ordine, cercò di incanalarlo verso le concezioni filosofico-teologiche dell'Occam, creando così una doppia corrente scientifica nell'ordine, ma non ebbe molto seguito.

Oltre i citati occupano un posto distinto, sempre nel campo teologico, Agostino Trionfo, Gerardo da Siena, il Canisio, il Seripando, Luis de Léon, Cristiano Lupo, il Ciasca. Per la storia, la letteratura e le scienze, il Marsili, Dionisio da S. Sepolcro, il Panvinio, il Ghirardacci, il Calepino, il Torelli, il Cotta, il Mendel, il Muinos, Santiago Vela. Buon contributo ha pure portato l'ordine agostiniano all'oratoria cristiana.

Nel lungo catalogo dei santi e beati che l'ordine presenta, si distinguono per molta popolarità S. Nicola da Tolentino, S. Rita da Cascia, e S. Tommaso da Villanova. Fra gli scrittori di mistica, il B. Simone da Cascia, Tommaso di Gesù, Luis de Léon, l'Emmerich. A.V. Müller volle vedere nel beato Simone da Cascia, come in Gregorio da Rimini e in qualche altro, cioè in tutta una scuola agostiniana medievale, dei precursori di Lutero; ma di questa, che l'ordine considera accusa, han dato efficaci confutazioni il Paulus, e i più recenti biografi di Lutero. Vera attività missionaria si riscontra nell'ordine solo dopo la scoperta del nuovo mondo.

L'evangelizzazione delle Isole Filippine è, in modo speciale, frutto dell'apostolato degli agostiniani, che circa il 1600 entrarono nel Giappone dove ebbero numerosi martiri. Attualmente hanno missioni in Cina, in Australia, nelle Filippine, nell'America del Sud e del Nord. In epoche diverse sorsero nell'ordine varî riformatori che diedero origine a particolari congregazioni, tanto in Italia che all'estero (di Lecceto, di Lombardia, di Sassonia, degli Scalzi di Spagna e d'Italia). Il secondo ordine è costituito da religiose viventi in comunità con clausura (sec. XIII), il terzo ordine da religiosi o religiose viventi in comunità senza clausura, e da secolari viventi nel secolo.

Gli agostiniani portano la tonaca di lana nera stretta ai fianchi con cintura di cuoio e cappuccio a forma di mantelletta allungata a triangolo. Fino all'ultimo quarto del sec. XV sotto la tonaca nera portavano un abito bianco ed il cappuccio molto corto. La tonaca esteriore nera era considerata come una cappa ed al collo affiorava l'abito bianco sottostante. Le maniche erano ampie. Ma, specialmente dopo Lutero, si allunga il cappuccio e sparisce l'abito bianco sotto il nero. È rimasto però il privilegio di portarlo come abito a sé: lo si usa ora specialmente nelle case di noviziato.