Pavia: battesimo di Agostino
de SANCTO ELPIDIO ANTONIUS
de Sancto Elpidio Fr. Antonius, Picenus, S. Theol. Professor, vixit saec. XIV, et ali. 1385 interfuit, ut Definitor Provinciae Romanae, Capitulo gen. Strigonii celebrato; sed ipse iam ab an. 1383 electus fuerat Magister Regens in Curia Romana, et anno insequenti Vicarius Generalis in conventu Neapolitano et Provincia Terrae Laboris, nec non Magister Regens Studii generalis Neapolitani "cum esemptionibus, provisionibus et immunitatibus singulis, quas regentes magistri ibidem habere consuerunt. Hortantes seriose, ut studentes et Lectores moneat ad actus scholasticos, tum intra conventus quam extra". Sub die vero 12 augusti 1384 "fecimus (scribit P. Generalis Mag. Bartholomaeus de Venetiis) Magistrum Antonium de S. Elpidio, Regentem in nostro conventu de Neapoli, Vicarium nostrum in Provincia Terre Laboris, dantes sibi plenam auctoritatem in temporalibus et spiritualibus, fratribus et conventibus, administrandi secundum quod gerens vices Prioris Generalis potest". Post capitulum generale Strigoniensem Neapolim reversus est, ubi totis viribus incubuit ut regularem observantiam in eo conventu induceret expellendo fratres inoperosos et inutiles ac speciatim fratres et studentes inobservantes. Inde ex mandato eiusdem Generalis se contulit in nostro conventu Asculano ut inibi provideret "de priore, lectore et membris". Revocatus dein fuit in Curiam ut ipsius esset magister Regens. Profectus est igitur Genuam versus ubi tunc Curia morabatur, sed non multo post videtur obiisse in Domino. Antonius de S. Elpidio in italicam linguam vertit opus praeclarissimi poetae Ioannis Boccaccii, cui tit.: De Claris mulieribus. De hac translatione en quae ego ipse scripsi in nostra Ephemeride Bollettino Storico Agostiniano, Anno III, p. 48 et seq.: "Il libro de claris mulieribus, fu ritenuto da tutti sempre per opera molto notevole. Non è quindi a meravigliare se esso, appena uscito alla luce, ed ancor vivente l'autore, non solo venisse accolto dal pubblico con favore, ma se ne imprendesse subito da due diversi e gravi personaggi la traduzione in volgare. Furon questi Donato di Lorenzo degli Albanzani da Pratovecchio nel Casentino, nato probabilmente dopo il 1330 (Cfr. Hortis Attilio, Studi sulle opere latine del Boccaccio, Trieste 1879, p. 602 e segg. ed il Novati, Donato degli Albanzani alla Corte Estense, in Arch. Stor. Ital., T. VI, serie V (1890), p. 366 e seq.), e il nostro frate Antonio da Sant'Elpidio, o S. Lupidio, come hanno i codici della sua versione. Il volgarizzamento di quest'ultimo fu poi ritraslatato in fiorentino da Niccolò Sassetti, di professione mercante, e questa riduzione fiorentina fu in seguito pubblicata per le stampe (Venezia 1506, da Vincenzo Bagli, che la dette come cosa propria. A. Hortis (l. c.) p. 604, e Laura Torretta (in Gior. Stor. di Lett. Ital., Vol. XXXIX, pp. 252-292, e Vol. XL, pp. 35-65), p. 35, con buone ragioni hanno smascherato l'impostore Bagli, e ridato a ciascuno quello che gli aspettava. I due critici hanno fatta un'accurata analisi tanto della traduzione dell'Albanzani quanto di quella di Frate Antonio di S. Elpidio, come pure quella fatta dal Betussi nella prima metà del 1500, qualificata dalla Signora Torretta per sciatta. Di quella del nostro i due critici son concordi nell'affermare che essa gareggia con quella dell'Albanzani per quanto riguarda la purezza della lingua e la leggiadria della frase, che spesso anzi lo superi per una cotal disinvoltura, che a Donato fa talvolta difetto, e che riesce spigliata e senza troppi errori. La Signora Torretta però non lascia di notare e di dimostrare che frate Antonio nella sua spigliatezza qualche volta non si cura di rendere nella sua interezza il testo latino; ma che quando trova una difficoltà, la salta a piè pari senza uno scrupolo al mondo. Ed ora ecco come di questa traduzione il lodato Attilio Hortis ne cataloga i diversi codici:
1. Cod. 20 del Plut. LXII della Laurenziana (Bandini, Catal. Bibl. Laur., V, col. 277 e 278) translatato di latino in volgare per frate Antonio da San Lupidio Marchigiano e poi ritranslatato in Fiorentino per Niccolò Sassetti.
2. Cod. 48 del Plut. XC in f. della Laurenziana (Bandini 1. c. V, col. 459 e 460. Termina: "fine delle vite delle donne clare composte in latino per meser Giovanni boccacci e tradotto (sic) e scripto per Cristoforo di Bernardino di tanuccio di forestani dal Borgo a sancto savini distretto di Firenze per utilità pubblica die XII Iunii 1370". L'Hortis nota: "sicuramente il volgarizzamento di Antonio da S. Lupidio". E così ecco qui un altro che, come la famosa cornacchia, prende le penne del pavone.
3. Cod. Magliabechiano, già Stroziano 886, della Naz. di Firenze Cl. VIII, P. I, cod. 1396, del sec. XV, cart. in fol. di ff. 122. Dal f. 1 al v. del f. 99 contiene il volgariz. de Clar. Mul. Al f. 1 Rubriche overo tavola del libro de Mulieribus claris et Proemio del detto libro cap. 1, Prologo del detto libro cap. 2: "deva (sic) prima parente, cap. 3 ecc. Al f. 3 in cor. rossi: Comincia e libro de mulieribus claris chompilato perllo excellente Poeta messer Giovanni boccaccii fiorentino (sic) traslato dy latino in volghare per frate Antonyo de sancto Lupydio della Marcha e imprima el prohemio nel quale appare acchui el detto messer giovanni dirizza questo libro cioè a madonna Andrea (sic) degli acciaioli di firenze chontessa dalla villa. Al f. 99: finito, e libro, de mulieribus claris fatto per messer giovanni bocchaccio. amen.
4. Cod. Magliabechiano della stessa Bibl. Class. XXIII. 8 della fine del sec. XIV o del principio del sec. XV, in 4, di ff. 153. Senza nome del traduttore.
5. Cod. 43 Class. XXIII Magliab. 492 della stessa Bibl., del sec. XIV o del princ. del sec. XV, cart. in f. Traduttore: frate Antonio da Santo Lupidio della marcha. f. 3.
6. Cod. seg. Class. VIII, IV, 4 della stessa Bibl.
7. Cod. 535 (181 - E. 5. 10) Palat. della stessa Bibl. cart. in fol. del princ. del sec. XV, di ff. 124 scritt... traslatato... per frate Antonio da Sancto Lupidio de la marcha. Appartene già alla libr. Guadagni col. n. 124 poi a Gaetano Poggiali.
8. Cod. LV, 173 della Bibl. Chigiana (ora alla Vat.) membr. in fol. del princ. del sec. XV, di ff. 134. Non ha nome del traduttore, ma la traduz. è certo del Marcheggiano.
9. Cod. Col. 44. D. 13 (XLI, p. 5 del Cat. Rossi) della Corsiniana di Roma, cart. in 4, del sec. XV di ff. 102. Non ha nome del traduttore, ma procede direttamente dal cod. Laurenziano 20 Plut. LXII.
10. Cod. Lt. 4825, della Marciana di Venezia, già Z. 68, CIV. 5 membr. in 4, del sec. XV, di ff. 170. Ha il nome del traduttore Frate Antonio di S. Lupidio.
11. Cod. 2605 Vat. Ottob. membr. in fol. di ff. 125, già dei Duchi d'Althempsi. Porta il nome del traduttore Frate Antonio di San Lupidio de la marca. Expletus III Novem. M.CCCCLII.