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Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Monaci agostiniani > Medioevo > Isidoro di Sivigliamonaci e cultura agostiniani nel medioevo: Isidoro di Siviglia
Isidoro di Siviglia in un quadro di Murillo (1655)
Isidoro di Siviglia
(Siviglia 560 - 636)
Ultimo dei Padri latini, Isidoro di Siviglia nacque a Siviglia nel 560, dove suo padre Saveriano si era da poco trasferito. Nel 601 successe al metropolita Leandro nella sede e nel prestigio dell'annessa scuola. La sua opera letteraria non è originale, ma in quanto esatta comprensione del passato e sistematico adattamento di esso alle generazioni successive, essa fa di Isidoro una delle personalità più salienti di tutta la letteratura medioevale.
Fu molto letto nel Medioevo, soprattutto per le sue «Etimologie», un'utile "summa" di carattere enciclopedico della scienza antica. In 20 volumi espone quanto di sacro e di profano di poteva conoscere nel VII secolo. Isidoro impiegò diversi anni nella compilazione di quest'opera che alla sua morte era ancora incompiuta. La divisione in libri del suo lavoro fu decisa da san Braulio. La mole dell'opera è imponente e i temi sono i più svariati: arti liberali, religione, medicina, diritto, lingue e popoli, l'uomo e gli animali, la geografia, l'architettura, l'agricoltura, la geologia, la guerra, le armi, l'abbigliamento e i mezzi di trasporto. Tutti questi temi vengono presentati grazie a una piccola introduzione e all'etimologia della parola. Spesso le etimologie sono errate, ma non per questo diminuisce il valore dell'opera. Alla base della composizione di quest'opera c'è il vero fulcro del pensiero di Isidoro. Per Isidoro, infatti, l'etimologia è il vero cuore funzionante dell'opera, in quanto solo attraverso la conoscenza di quest'ultima si può accedere all'effettiva conoscenza di fatti, oggetti e fenomeni. Coesiste, quindi, uno stretto legame tra la res e il nomen, che fa sì che non si possa conoscere l'una senza conoscere l'altro. Nella ricchezza delle sue conoscenze, Isidoro di Agostino riporta: "Sant'Agostino con la sua scienza e col suo genio aveva superato gli studi di tutti i suoi antecessori."
(Isidoro, lib. VI, Etym., cap. VIII). Morì in questa città nel 636.
Chierico a Siviglia, Isidoro succedette al fratello Leandro nel governo episcopale dell'importante arcidiocesi. Ebbe un ruolo importante nelle vicende politico-religiose della Spagna dominata dai Visigoti, che convertì al cristianesimo. I suoi interessi culturali abbracciarono tutto il campo dello scibile del tempo: le arti liberali, il diritto, la medicina, le scienze naturali, la storia, la teologia dogmatica e morale. La sua immensa produzione letteraria ha però risentito di questa vastità di interessi e manca di originalità e profondità, riducendosi il più delle volte a puri compendi o antologie. Isidoro fu un vescovo zelante preoccupato del clero spagnolo. Per questo motivo fondò un collegio ecclesiastico, prototipo dei futuri seminari, dedicando molto spazio della sua laboriosa giornata all'istruzione dei candidati al sacerdozio. Scrisse una storia universale i Chronica Maiora ed una Storia del Goti Vandali e Svevi (Historia de regibus Gothorum, Wandalorum, et Suevorum).
Statua di Isidoro a Madrid (1892) di J. Alcoverro
Dal Martirologio Romano:
Sant'Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa, che, discepolo di suo fratello Leandro, gli succedette nella sede di Siviglia nell'Andalusia in Spagna; scrisse molte opere erudite, convocò e presiedette vari concili e si adoperò sapientemente per il bene della fede cattolica e per l'osservanza della disciplina ecclesiastica. Ultimo dei Padri latini, S. Isidoro di Siviglia (560-636) ricapitola in sè tutto il retaggio di acquisizioni dottrinali e culturali che l'epoca dei Padri della Chiesa ha trasmesso ai secoli futuri. Scrittore enciclopedico, Isidoro fu molto letto nel medioevo, soprattutto per le sue Etimologie, un'utile "somma" della scienza antica, della quale con più zelo che spirito critico condensò i principali risultati. Questo volgarizzatore dotatissimo della scienza antica, che avrebbe esercitato su tutta la cultura medioevale un influsso considerevole, era soprattutto un vescovo zelante preoccupato della maturazione culturale e morale del clero spagnolo. Per questo motivo fondò un collegio ecclesiastico, prototipo dei futuri seminari, dedicando molto spazio della sua laboriosa giornata all'istruzione dei candidati al sacerdozio.
La santità era di casa nella nobile famiglia, oriunda di Cartagena, che diede i natali verso il 560 a Isidoro: tre fratelli furono vescovi e santi, Leandro, Fulgenzio e il nostro Isidoro; e una sorella, Fiorentina, fu religiosa e santa. Leandro, il fratello maggiore, fu tutore e maestro di Isidoro, rimasto orfano in tenera età. Il futuro dottore della Chiesa, autore di una immensa mole di libri che trattano di tutto lo scibile umano, dall'agronomia alla medicina, dalla teologia all'economia domestica, fu dapprima uno studente svogliato e poco propenso a stare chino sui libri di scuola. Come tanti coetanei marinava la scuola e vagava per la campagna.
Un giorno si accostò a un pozzo per dissetarsi e notò dei profondi solchi scavati dalla fragile corda sulla dura pietra del bordo. Comprese allora che anche la costanza e la volontà dell'uomo possono aver ragione dei più duri scogli della vita. Tornò con rinnovato amore ai suoi libri e progredì tanto avanti nello studio da meritare la reputazione di uomo più sapiente del suo tempo. Chierico a Siviglia, Isidoro successe al fratello Leandro nel governo episcopale della importante diocesi. Come il fratello, sarebbe stato il vescovo più popolare e autorevole della sua epoca, presiedendo pure l'importante quarto concilio di Toledo (nel 633). Formatosi alla lettura di S. Agostino e S. Gregorio Magno, pur senza avere la vigoria di un Boezio o il senso organizzativo di un Cassiodoro, con essi Isidoro condivide la gloria di essere stato il maestro dell'Europa medievale e il primo organizzatore della cultura cristiana.
Un'amena leggenda racconta che nel primo mese di vita uno sciame d'api, invasa la sua culla, depositasse sulle labbra del piccolo Isidoro un rivoletto di miele, come auspicio del dolce e sostanzioso insegnamento che da quelle labbra sarebbe un giorno sgorgato. Sapienza, mai disgiunta da profonda umiltà e carità, gli hanno meritato il titolo di "doctor egregius" e l'aureola di santo.