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Immagine di papa Martino V
Martino V papa
(Genazzano 1368 - Roma 1341)
Martino V papa (1417-1341) ovvero Oddone Colonna, questo è il suo nome, fu eletto pontefice l'11 novembre 1417 nel giorno di san Martino da cui prese il nome. Salito al pontificato dopo la pace di Costanza, riuscì a ridare vigore all'autorità della Chiesa in campo spirituale e temporale.
In occasione della traslazione delle spoglie di Monica tenne un discorso in cui propone le grandi virtù di Agostino: "Per lui non s'invidia ai filosofi la sapienza, l'eloquenza agli oratori: non più ci abbisogna l'acume di Aristotele, l'incanto persuasivo di Platone, la prudenza di Varrone, la gravità di Socrate, l'autorità di Pitagora, l'acutezza di Empedocle: egli solo ci rappresenta i geni e gli studi di tutti i Padri ..."
(Martino V, Sermone sulla traslazione di santa Monica).
Figlio di Agapito Colonna e Caterina Conti, nato a Genazzano vicino Roma nel 1368, apparteneva ad una delle più antiche ed importanti famiglie di Roma. Aveva studiato all'università di Perugia divenendo ben presto protonotario apostolico sotto Papa Urbano VI; poi uditore papale; quindi fu nominato il 12 giugno 1405 cardinale-diacono di San Giorgio al Velabro da Papa Innocenzo VII.
Fu anche amministratore della diocesi di Palestrina dal 1401 al 1405 e per un breve periodo nel 1412. Nell'estate del 1408 abbandonò il sostegno a Gregorio XII e nel 1410 fu uno dei delegati dell'antipapa Alessandro V all'audizione dell'appello portato al papato da Jan Hus. Svolse un ruolo importante nei concili che condussero all'elezione dei due antipapi Alessandro V e Giovanni XXIII. A quest'ultimo fu sempre fedele, fino a Costanza e alla sua sconsiderata fuga. Venne eletto papa all'uninimità dopo un conclave di tre giorni, l'11 novembre 1417 nel giorno di San Martino, durante il Concilio di Costanza da un conclave formato da ventitré cardinali e trenta delegati del concilio, che dopo aver deposto l'Antipapa Giovanni XXIII, avevano manifestato molte perplessità sulle rivendicazioni di Gregorio XII e Benedetto XIII. Benedetto XIII fu deposto contro la sua volontà mentre Gregorio XII fu convinto ad una onorevole abdicazione. L'elezione di Oddone, che si considerava successore di Giovanni XXIII, mise la parola fine allo Scisma d'Occidente. Fu giustamente stimato per la sua moderazione, cultura, rettitudine e abilità nel trattare. Il suo primo atto dopo l'elezione fu quello di pubblicare una nota che confermava tutti i regolamenti dei suoi predecessori riguardanti la cancelleria pontificia - regolamenti che erano da tempo oggetto di giuste lamentele. Quando le "nazioni" del concilio spinsero i loro piani di riforma, Martino propose un piano alternativo, e alla fine entrò in negoziati per concordati distinti con Germania, Inghilterra e Francia.
Martino lasciò Costanza alla chiusura del concilio a maggio 1418, e dopo un soggiorno a Firenze, entrò in Roma solo nel settembre 1420. Nel frattempo, si era tenuto, a Forlì, nel 1418, un celebre concilio ebraico, che aveva deciso di inviare a Martino V una delegazione con la richiesta di abolire la legislazione antigiudaica voluta dall'Antipapa Benedetto XIII. Martino ne accolse le richieste. In accordo con il decreto di Costanza, confermato da lui stesso, che prevedeva che si dovesse tenere un concilio ogni cinque anni, nel 1423 Martino ne convocò uno che si riunì a Pavia e successivamente a Siena; la partecipazione fu tuttavia scarsa, per cui il Papa lo sciolse ritenendo che «l'unione interna della Chiesa per mezzo della riforma deve avere la precedenza sull'unione esterna». Martino morì, per un colpo apoplettico, il 20 febbraio 1431.