Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Monaci agostiniani > Medioevo > Ruperto di Deutz

monaci e cultura agostiniani nel medioevo: Ruperto di Deutz

Processione di monaci agostiniani in un affresco marchigiano del XIV secolo

 

Agostino ascolta sant'Ambrogio

 

 

Ruperto di Deutz

(Liegi 1075 - Deutz 1129)

 

 

 

Teologo e abate benedettino nato a Liegi o in un villaggio dei dintorni verso il 1075, divenne monaco di san Lorenzo a Liegi, dove rimase presumibilmente dal 1082 sino al 1119. Nel 1110 fu ordinato sacerdote e nel 1115 passò al monastero di san Michele di Sieburg. Egli conobbe ben presto l'esperienza amara dell'esilio ed almeno per tre volte. La prima volta riparò nella Francia del Nord (1092-1095), la seconda a Siegburg (1116-1117), dall'amico abate Cunone, e la terza ancora a Siegburg e Colonia (1119). Nel 1120, infine, l'arcivescovo Federico, lo nominò abate di san Eriberto a Deutz, dove si trovava un monastero benedettino, sulla sponda opposta del Reno rispetto alla città di Colonia. Ruperto rimase nella cittadina tedesca, finché si spense il 4 marzo 1129. A Deutz ebbe la disavventura di assistere all'incendio del monastero.

Scrittore di sorprendente fecondità, toccò prevalentemente temi esegetici e teologici. Rinverdisce nuovamente gli elogi al grande vescovo di Ippona: "Agostino è la colonna e il firmamento su cui la sapienza di Dio ha posto il trono."

(Ruperto, Lib. VII, De operat. Spir. Sanc. cap. XIX)

 

La formazione di Ruperto deve molto agli anni trascorsi a Liegi, centro religioso e teologico di prima grandezza nell'area del confine franco-germanico. L'epoca, in cui Ruperto visse, fu segnata da forti tensioni. Da un lato, il conflitto tra Regnum e Sacerdotium, legato ai nomi di Gregorio VII ed Enrico IV, divideva la Chiesa e aveva per oggetto le investiture e la nomina dei vescovi. Le iniziative di riforma che partivano da Cluny e da altri centri di spiritualità (Cîteaux) e caldeggiate dai Pontefici, mettevano in fermento l'ordine benedettino. Ruperto favorevole al Papa e simpatizzò per la riforma ecclesiale e monastica, che aveva in Siegburg il suo centro propulsore.

Il primo esilio di Ruperto è l'esito del conflitto tra Otberto, vescovo filo-imperiale di Colonia, e Berengario, abate del monastero di San Lorenzo a Liegi, fedele al Papa. Il vescovo, in disaccordo con l'abate, gli intimò di lasciare l'abbazia. Berengario accettò l'esilio e si diresse nel Nord della Francia, fuori dei territori controllati dall'Imperatore. Molti monaci del monastero di San Lorenzo, tra i quali Ruperto, lo seguirono. Nel 1095 Otberto fu condannato dal concilio di Piacenza per simonia e fu scomunicato. Otberto si vide costretto a riconsiderare le sue posizioni: fatto sta che Berengario e i suoi monaci fecero ritorno a Liegi. Il vescovo Otberto tornò in piena comunione con Roma soltanto dopo il sinodo di Nordhausen del 1105, che lo costrinse alla sottomissione. Attorno al 1110, Ruperto accettò di farsi ordinare sacerdote da Otberto. Un simile ritardo (aveva ormai 35 anni) sta nel rifiuto di Ruperto di farsi ordinare da un vescovo accusato di simonia e, perciò, non in piena comunione con Roma. Nel 1116, Ruperto fu chiamato in processo, per presunta eresia, ma ne uscì scagionato. L'opposizione dei suoi avversari lo costrinse a recarsi dall'amico Cunone, abate di Siegburg. Questo secondo esilio, subito dopo il processo del 1116, fu la conseguenza delle sue tesi nel dibattito circa la controversia eucaristica e la controversia sulla predestinazione. Ritornato a Liegi nel 1117, Ruperto decise di affrontare nuovamente la controversia sulla volontà di Dio entrando di nuovo apertamente in polemica con la scuola di Laon. Si recò quindi in Francia, a Laon e poi a Châlon sur Marne, per discutere con i magistri Anselmo di Laon e Guglielmo di Champeaux. Al ritorno i suoi avversari avevano già individuato nuove accuse: secondo i suoi accusatori, Ruperto affermava che gli angeli erano stati creati da Dio dalle tenebre e non dalla luce. Ruperto non rispose agli attacchi e per la terza volta, nel 1119, prese la strada dell'esilio. Si diresse a Siegburg e poi a Colonia, dove trovò la compiacenza del vescovo Federico, che lo nominò abate di Deutz. Qui produsse le sue ultime opere, che rappresentano la sintesi matura del suo pensiero. Da Deutz si allontanerà solo una volta, nel 1124, per un pellegrinaggio a Roma. Anche a Deutz la sua situazione si fece difficile: gli venne a mancare l'aiuto dell'amico Cunone, occupato nella lontana diocesi di Ratisbona e per di più i rapporti con Federico, arcivescovo della vicinissima Colonia, erano diventati tesi. L'ultima prova della sua vita fu l'incendio del castello adiacente al monastero di Deutz, nella cui occasione rimase miracolosamente illeso. Presagendo la fine imminente, Ruperto iniziò a comporre il De meditatione mortis, che – purtroppo – non riuscì a portare a termine perchè si spense il 4 marzo 1129.

 

 

Opere attribuite a Ruperto di Deutz presenti in PL [MIGNE J. P. (ed.), Opera Omnia (iuxta editionem Venetam anni 1748), PL 167-170, Paris 1894]

 

1. Epistula ad Cunonem Abb. Sigebergensem (PL 167, 193-196).

2. De sancta Trinitate et operibus eius in libris XLII (PL 167, 198-1828).

3. Commentarium in Duodecim Profetas Minores libri XXXI (PL 168, 9-836).

4. In Cantica Canticorum de Incarnatione Domini Commentarium libri VII (PL 168, 837-962).

5. In S. Job Commentarius (PL 168, 961-1196).

6. In Librum Ecclesiates Commentarius, liber unus (PL 168, 1195-1306).

7. De gloria et honore Filii Hominis super Mattheum, libri XIII (PL 168, 1307-1634).

8. Hymnus sive Oratio Ruperti ad Sanctum Spiritum (PL 168, 1633-1636).

9. Ad Sedis Apostolicae Praesulem Romanum Pontificem Epistola (PL 169, 9-11).

10. De Glorificatione Trinitatis et Processione Sancti Spiritus libri IX (PL 169, 13-202).

11. Epistula noncupatoria ad Cunonem (PL 169, 201-204).

12. In Evangelium S. Joannis Commentariorum libri XIV (PL 169, 203-826).

13. In Apocalypsim Joannis Apostoli Commentariorum libri XII. Prologus ad Friedericum Ar chiepiscopum Coloniensis (PL 169, 825-1214).

14. De Victoria Verbi Dei libri XIII (PL 169, 1215-1502).

15. De Divinis Officiis libri XII (PL 170, 9-332).

16. De Incendio Oppidi Tuitii (PL 170, 333-358).

17. De Meditatione Mortis libri II (PL 170, 357-390).

18. Vita S. Hereberti (PL 170, 389-428).

19. Passio B. Eliphii Martyris (PL 170, 427-436).

20. De Voluntate Dei (PL 170, 437-454).

21. De Omnipotentia Dei (PL 170, 453-478).

22. Super Quaedam Capitula Regulae Divi Benedicti Abbatis libri IV (PL 170, 477-538).

23. Altercatio Monachi et Clerici, quod liceat monacho praedicare (PL 170, 537-542).

24. Epistola ad Everardum (PL 170, 541-544).

25. Quaestio de Laesione Virginitatis et an possit consecrari corrupta (PL 170, 543-560).

26. Anulus sive Dialogus inter Christianum et Judaeum libri III (PL 170, 559-610).

27. De Vita vere Apostolica dialogorum libri V (PL 170, 609-664).

28. Epistola qua ratione monachorum ordo praecellit ordinem clericorum ad Liezelinum Canonicum (PL 170, 663-668).

29. Chronicon Sancti Laurentii Leodiensis (PL 170, 669-702).